sabato 27 ottobre 2018

Qualità ambientale e stili di vita: i primi anti cancerogeni

Nei giorni della polemica scatenata dalle parole di Nadia Toffa, che presentando il suo libro su Instagram spiegava come è riuscita a “trasformare quello che tutti considerano una sfiga, il cancro, in un dono, un’occasione, una opportunità”, Ernesto Burgio dell’European cancer and environment research institute (Eceri), durante il convegno romano Emergenza cancro – Fattori ambientali modificabili e stili di vita non corretti organizzato dalla Società italiana di medicina ambientale (Sima) in collaborazione con Confassociazioni, ci ricordava come l’aumento dell’incidenza dei casi di cancro in Italia non può essere attribuita soltanto all’invecchiamento della popolazione: “come si spiegherebbe altrimenti il fatto che uno su 500/600 nuovi nati oggi si ammalerà di cancro prima del compimento del quindicesimo anno d’età”? Dagli anni 70 ad oggi la probabilità di sviluppare un tumore già in età pediatrica è aumentata in modo preoccupante e a quell'età (e non solo a quella) trovare la forza di trasformare la malattia in un'"opportunità" è poco plausibile. 

Questi dati allarmanti emergono da uno studio dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) pubblicato nel 2017 sulla prestigiosa rivista internazionale Lancet Oncology che ha studiato la diffusione di diverse forme tumorali in ben 62 Paesi a livello mondiale. La più alta incidenza di cancro in giovane età, soprattutto leucemie, compare tra 0-14 anni e tra 15-19 anni in Italia, a Cipro, Malta, Portogallo e Spagna. Quello dell’incidenza delle malattie oncologiche in età pediatrica in Italia è uno dei tristi record europei, che ha spinto i numerosi esponenti del mondo politico e scientifico intervenuti al convegno ospitato mercoledì 19 settembre presso la Camera dei Deputati, a provare ad individuarne le cause e in particolare la relazione che c’è tra cancro, stili di vitacibo e ambientevisto che a livello biologico l’organismo è da sempre costretto a reagire di continuo all’ambiente e alle sue condizioni per preservare le proprie funzioni vitali.

Se I numeri del cancro in Italia 2017l’ultimo censimento ufficiale sulla malattia presentato in Italia l’anno scorso dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e dell’Associazione italiana registri tumori (Airtum) metteva in evidenza due principali elementi di preoccupazione dal punto di vista ambientale: l’inquinamento atmosferico e la presenza dei Siti di interesse nazionale (Sin) che aspettano da decenni di essere bonificati, il convegno organizzato dalla Sima ha scelto invece di focalizzare l’attenzione su altri fattori di rischio ambientale, comunque pervasivi, anche se talvolta meno evidenti. Parliamo della possibilità di venire in contatto con sostanze cancerogene che comprendono i composti organici persistenti (Ipa), gli interferenti endocrini, i metalli pesanti come cromo, nichel, arsenico, berillio e alluminio, “tutti purtroppo presenti - ha ricordato il direttore Irsa-CnrVito Felice Uricchio - in beni di largo consumo come cosmetici, creme solari, indumenti, mobili, cicche di sigarette, pesticidi, vernici, pellami, alimenti, gas di scarico e, purtroppo, anche alimenti”. Tali sostanze spesso finiscono nelle acque con cui ci laviamo o in quelle dove mettiamo a bagno nostri alimenti: “per questo è quanto mai opportuno ridurre le produzioni e gli impieghi di sostanze persistenti e/o dotate di attività biologiche significative, per evitare che raggiungano le acque e possano comportare il rischio di una contaminazione potenzialmente cancerogena”.

Ancora una volta, senza sottovalutare la complessità dell'interazione, è stata evidenziata la delicata relazione tra il benessere dell’uomo e lo stato dell’ambiente, un rapporto che per il presidente del Cnr Massimo Inguscio “è ormai un fattore determinante nello sviluppo di malattie a carico dell’apparato respiratorio, cardiovascolare e di patologie oncologiche”. Ogni malato è diverso dall’altro, ogni tumore è diverso, è impossibile generalizzare in un contesto dove servono cure il più possibile personalizzate e diagnostiche sempre più precoci e meno invasive, ma non dobbiamo dimenticarci che “Noi e le nostre malattie siamo il risultato del nostro genoma e sempre più dei fattori ambientali  esterni come cibo, stile di vita, ambiente e inquinamento” ha concluso Inguscio. Anche se molti dei fattori di rischio sono ben noti, talvolta ci sembra impossibile poter tutelare la nostra salute, eppure per Alessandro Miani, presidente della Sima siamo proprio noi a poter limitare i danni con scelte più consapevoli, a partire dagli acquisti quotidiani. “I nostri consumi critici possono modificare il mercato e nello stesso tempo costringere le aziende produttrici a essere veramente ecosostenibili”, consapevoli del fatto che anche agendo come privati cittadini “possiamo manifestare la necessità di politiche pubbliche volte alla sostenibilità, in grado di guidare un cambiamento che non potrà che essere collettivo per essere davvero efficace”. 

Il convegno è stato quindi l’occasione per parlare di prevenzione, o se vogliamo di auto-prevenzione, un primo livello di consapevolezza fondamentale nella lotta ai tumori. Per il Sima “sconfiggere il cancro non è impossibile”, ma per farlo occorre intraprendere un percorso particolarmente articolato e complesso che dobbiamo compiere con grande determinazione ben prima che la malattia si manifesti, e senza trascurare nessun aspetto che può giocare un ruolo importante nei processi carcinogenetici. Certo il nostro impegno per mantenere stili di vita sani non può prescindere dallo sviluppo della ricerca, da un sistema sanitario all'altezza dell'emergenza e da un impegno politico concreto, anche a livello di Unione europea. Un passaggio indispensabile per porre la conoscenza e la scienza medica alla base delle decisioni da assumere e delle strategie da intraprendere per contrastare efficacemente una malattia come il cancro.


Alessandro Graziadei

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