Nel 2018 avevamo raccontato il percorso di sostenibilità intrapreso da Tilos, una piccola perla greca del Dodecaneso che ha puntato sullo sviluppo energetico rinnovabile annunciando che entro il 2019 si alimenterà “solo con eolico e solare”. Un traguardo raggiunto grazie al progetto europeo Tilos Horizon che prevede lo sfruttamento dell’energia solare e eolica attraverso un importante parco di pale eoliche, pannelli solari e sistemi di accumulo che sono già entrati nella prima fase di sperimentazione. Se le prove daranno esito positivo, durante la prossima estate, Tilos sarà la prima isola del Mediterraneo che utilizzerà solo energia rinnovabile, inaugurando un modello “energeticamente indipendente” che forse potrebbe essere applicato ad altre isole anche fuori del Mare nostrum. È il caso del progetto pilota di Hahajima, una delle isole del piccolo arcipelago di Ogasawara in Giappone. Durante la Seconda Guerra Mondiale le Ogasawara furono bombardate da aerei americani e tutti gli abitanti vennero evacuati. Dopo la guerra, le isole sono state per anni sotto il controllo delle forze armate Usa e sono state restituite al Giappone solo una cinquantina di anni fa quando le famiglie giapponesi degli ex residenti hanno potuto tornare a casa per dare vita, oggi, alla prima comunità giapponese che potrebbe essere alimentata dalla sola energia solare.
A Ogasawara, infatti, prenderà il via nel 2022 la prima rete energetica esclusivamente solare del Sol Levante gestita dal governo metropolitano di Tokyo, dalla Tokyo Electric Power Company (cioè la Tepco, la società che gestisce la centrale di Fukushima Daiichi) e dallo stesso villaggio di Ogasawara, una rete destinata a fare da capofila ad un progetto teso ad espandere l’uso delle energie rinnovabili in tutto il Giappone. Nel dicembre del 2018, infatti, la Città metropolitana di Tokyo, Tepco e Ogasawara hanno firmato un accordo nel quale si è deciso che il governo metropolitano della capitale giapponese e il piccolo villaggio di Ogasawara forniranno gratuitamente dai 20.000 ai 30.000 metri quadrati di terreno alla Tepco per poter installare pannelli solari e batterie ricaricabili per sostenere l'autonomia energetica dell’isola. Attualmente le circa 280 famiglie di Hahajima ricevono elettricità grazie a generatori diesel e il passaggio alla produzione di energia solare contribuirà a ridurre le emissioni di anidride carbonica e di particolato, oltre a permettere di produrre e consumare energia a livello locale, senza bisogno di dipendere dal petrolio portato in nave via mare.
In questo mese la Tepco Power Grid (una spin-off della Tepco che è orami in bancarotta ed è tenuta in piedi dal Governo giapponese solo per bonificare i reattori edi Fukushima) ha avviato un esame triennale dell’ambiente naturale dell’arcipelago delle Ogasawara, che è un sito patrimonio mondiale dell’Unesco ed ospita una biodiversità unica nel suo genere. Gran parte dell’Arcipelago, conosciuto non a caso anche con il nome di Galàpagos d'Oriente è, infatti, area protetta e le isole di Chichijima e Hahajima hanno una serie di percorsi di trekking molto belli lungo i quali si possono avvistare uccelli e piante che vivono solo lì. Da quando nel 2011 le isole Ogasawara sono diventate patrimonio naturale mondiale sono state prese molte iniziative per conservare l’ambiente e promuovere l’ecoturismo, salvando di fatto diverse specie che erano sull’orlo dell’estinzione, come per esempio i colombi dalla testa rossa. Per mantenere l’ecosistema prima di poter risalire i sentieri di queste isole i turisti devono pulirsi le scarpe in aree di lavaggio poste ai punti di partenza, una misura fondamentale per evitare di trasportare involontariamente specie non autoctone e potenzialmente distruttive. È il caso delle Anole verdi, una specie invasiva di lucertola proveniente dagli Stati Uniti che si nutre di rare specie di insetti e che viene attualmente limitata con recinzioni e trappole.
Se la valutazione della Tepco non riscontrerà criticità ambientali, allora un parco di pannelli solari verrà installato nel giro di 12 mesi sui quasi 30.000 metri quadri messi a disposizione. Alla fine del 2022, sarà così possibile rifornire di elettricità Hahajima utilizzando solo pannelli solari e se il progetto pilota darà i risultati sperati, verrà esteso ad altre isole del Giappone che potrebbero seguire l’esempio di Tilos o di Samsø la piccola isola danese dove già da alcuni anni più del 100% dell’elettricità consumata proviene da fonti rinnovabili, prevalentemente da eolico on-shore ed offshore, mentre il calore viene fornito in larga parte da biomasse residue locali e dal solare termico. In particolare il caso di Samsø è emblematico perché ha valorizzato la partecipazione della comunità durante la transizione energetica. Qui l’amministrazione danese con l’instaurazione di rapporti cooperativi, una maggiore comprensione del funzionamento della produzione energetica, una migliore distribuzione dei benefici e la comproprietà della tecnologia, ha costruito un legame tra il parco tecnologico e la società. I residenti si sono resi conto di essere passati dall’essere semplici consumatori ad essere cittadini produttori, che attraverso la cooperazione trasformano le infrastrutture energetiche del territorio.
La transizione energetica sembra oggi più efficiente e più sostenibile quanto più il concetto di cittadinanza supera il mero processo decisionale unidirezionale della politica e si fa carico di processi partecipativi che hanno un impatto nella realtà sociale, oltre che in quella energetica. In questo conteso il coinvolgimento dei cittadini e della società civile durante il processo decisionale, anche nelle scelte “green”, è fondamentale. La partecipazione ai lavori, la trasparenza e il trasferimento delle informazioni da parte degli attori coinvolti, così come l’opinione degli esperti, sono fondamentali per creare coesione e accettazione. Una lezione che la Tepco in questi mesi dovrà tenere ben presente se vorrà realizzare sull’isola di Hahajima una vera rivoluzione, non solo energetica e distante anni luce dalle catastrofiche conseguenze prodotte dalla centrale nucleare di Fukushima.
Alessandro Graziadei
Nessun commento:
Posta un commento