domenica 29 dicembre 2019

Il gatto domestico: una minaccia per la fauna selvatica

Dice un proverbio indiano che “Un gatto è un leone in una giungla di piccoli cespugli”. Un’idea che sembra essere confermata anche dallo studio “License to Kill? Domestic Cats Affect a Wide Range of Native Fauna in a Highly Biodiverse Mediterranean Country” pubblicato il 13 dicembre su Frontiers in Ecology and the Environment da Emiliano Mori dell’Università di Siena, Mattia Menchetti dell’Universitat Pompeu Fabra di Barcellona, Alberto Camporesi dell’Associazione per la Divulgazione Ambientale e Scientifica, Luca Cavigioli della Società di Scienze Naturali del Verbano Cusio Ossola, Karol Tabarelli de Fatis del Museo delle scienze di Trento e Marco Camporesi dell’Universidade dos Açore. Per gli autori, che hanno condotto lo studio in tutta Italia con dati provenienti da 377 località, comprese le aree rurali e urbane, dal livello del mare alle nostre zone montuose, non ci sono dubbi: “Tra gli animali domestici, il gatto domestico, Felis catus, è ampiamente considerato una delle minacce più gravi alla conservazione della fauna selvatica”. 

In Italia, il paese europeo più ricco di biodiversità, i gatti sono animali domestici molto popolari. Per questo il lavoro dei ricercatori ha cercato di capire lo spettro dei vertebrati selvatici che vengono uccisi dai gatti domestici valutando questo impatto nel contesto dello stato di conservazione e della categoria di minaccia IUCN delle prede. Per farlo il team di studiosi ha raccolto dati sull’impatto dei gatti sia avvalendosi della “citizen science”, per ricavare informazioni sulle predazioni sulla fauna selvatica ad opera di 145 gatti appartenenti a 125 proprietari, sia seguendo per 1 anno 21 di questi 145 gatti e registrando tutte le prede che hanno portato a casa. Il risultato dell’indagine racconta che questi gatti domestici hanno ucciso almeno 207 diverse specie (in 2.042 eventi di predazione) e tra queste 34 risultano essere “Minacciate” o “Quasi minacciate” per la lista rossa dello IUCN, mentre la maggioranza delle specie uccise appartiene alla categoria di “Minore preoccupazione”. 

Tuttavia anche le specie di “minore preoccupazione” possono svolgere un ruolo chiave nel mantenimento di altre specie carnivore che magari sono oggetto di misure di conservazione e la cui dieta si basa proprio sulle specie uccise dai gatti domestici. Una situazione che può farci capire il delicato ruolo delle predazioni dei gatti domestici nel complesso funzionamento degli ecosistemi, senza contare che le uccisioni registrate tre le specie “minacciate” spesso risultano incidere in modo significativo sulla conservazione della fauna selvatica. Per esempio l’Italia svolge un ruolo chiave in Europa nella conservazione dello scoiattolo rosso eurasiatico, Sciurus vulgaris che è oggi minacciato dalla frammentazione dell’habitat e in parte dalla competizione con altre specie aliene. Questo roditore è però anche tra le principali specie uccise dai gatti domestici con oltre l’8% delle predazioni.  

I ricercatori hanno così fornito prove evidenti del fatto che i gatti domestici possono compromettere seriamente la conservazione di specie selvatiche già minacciate e hanno ricordato che “La mitigazione degli impatti dei gatti domestici sulla fauna selvatica richiede progetti di divulgazione che promuovano la proprietà responsabile del gatto, nonché una limitazione del comportamento free-ranging, in particolare di notte”. Un’indicazione destinata a rimanere per ora inascoltata, visto che, come sottolineano gli stessi autori della ricerca, “è improbabile che articoli scientifici modifichino da soli il comportamento dei proprietari di animali domestici”.

Alessandro Graziadei


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