Nel solo Regno Unito, lo scorso mese, il prestigioso Collins Dictionary inglese ha nominato il “climate strike” la “Word of the Year 2019”, dopo aver registrato il costante aumento del suo utilizzo nel corso di tutto l'anno. Sempre lo scorso anno, il The Guardian ha riferito che per due terzi dei sudditi di sua Maestà l’emergenza climatica "è il problema più grande ed urgente per l’umanità". Si tratta dell’effetto “Greta Tumberg” e degli scioperi climatici che sono stati organizzati nelle scuole di tutto il mondo e che si sono affiancati alle proteste di Extinction Rebellion esercitando delle costanti pressioni sui Governi mondiali per riuscire ad arginare da subito e in modo significativo la crisi climatica in atto. Un trend che ha interessato anche il Governo italiano, che ha mostrato un coscienza del problema inusuale con la “carbon tax” varata dalla Finanziaria e l'inserimento da settembre 2020 di cambiamento climatico e sostenibilità nei programmi scolastici ministeriali di ogni ordine e grado. Del resto l’editoriale che ha presentato il prestigioso “2019 report of The Lancet Countdown on health and climate change: ensuring that the health of a child born today is not defined by a changing climate” evidenzia che “Gli ultimi 12 mesi hanno portato un’impennata senza precedenti nella consapevolezza e nell’impegno per l’emergenza climatica”.
Tutto bene, quindi? Non proprio! Il Lancet Countdown è il frutto di una collaborazione internazionale e multidisciplinare che lo scorso anno ha coinvolto 120 scienziati di 35 diverse università ed enti di ricerca di tutto il mondo, che assieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità si sono dedicati al monitoraggio dell’evoluzione del profilo sanitario dei cambiamenti climatici e alla valutazione indipendente del rispetto degli impegni assunti dai governi di tutto il mondo con l’Accordo di Parigi. Ne è emerso che in Europa le morti premature da inquinamento per esposizione a PM2.5 sono 281.000 all'anno e a rischio sono soprattutto bambini e neonati che hanno sistemi immunitario e respiratorio ancora non del tutto sviluppati. L’Italia ha il triste primato in Europa di morti premature da esposizione alle polveri sottili PM2.5 con 45.600 decessi e una perdita economica correlata di oltre 20 milioni di euro annui. Eppure, nonostante questa nuova attenzione politico, culturale e mediatica, Lancet fa notare che “Per la gente il legame tra problemi di salute e cambiamenti climatici è ancora debole”. Possibile?
A dirlo è un nuovo specifico indicatore su salute e cambiamenti climatici inserito per la prima volta nel Lancet Countdown del 2019, che traccia e analizza il comportamento online degli utenti di lingua inglese basandosi sulle ricerche correlate realizzate su Wikipedia e che sembrano non collegare, se non in percentuali bassissime, i due problemi. Una situazione quasi opposta a quella emersa dalla ricerca “Dal global warming alle nuove sfide per la salute”, realizzata per AXA Italia nel 2019 e secondo la quale per gli italiani “Il cambiamento climatico irrompe al primo posto in cima alla lista dei temi prioritari”, tanto che “tre italiani su quattro pensano che abbia un impatto diretto sulla propria salute”. Nonostante l’opposizione di destra, e il suo evidente sostegno popolare, non perde occasione per mettere in discussione come elitarie le ancora insufficienti misure ambientali e di cambiamento dei consumi previste nella Finanziaria 2020, il cambiamento climatico si rivela oggi “un fenomeno sistemico, ma vicino alla vita quotidiana, con impatti avvertiti in maniera nitida sulla salute. Per il 72.4% degli intervistati, infatti, gli effetti del surriscaldamento hanno conseguenze sulla salute e si traducono in aumento delle malattie oncologiche (44,9%), aumento delle malattie respiratorie (24,8%), insonnia, allergia e altre patologie”.
Per trovare una soluzione al problema gli italiani, almeno secondo l’indagine commissionata da Axa, sono disposti a mettersi in gioco in prima persona, cambiando in primo luogo i propri stili di vita e modelli di consumo per contribuire a salvaguardare la natura e l’ambiente, ma aspettandosi anche misure globali collettive. Dalle assicurazioni, in particolare, si aspettano una maggiore spinta alla sostenibilità (8.1%) e lo sviluppo di prodotti di protezione legati agli effetti del cambiamento climatico (10.3%). Fondamentali sono anche investimenti e sostegno ad aziende e startup green (15.9%) e un ruolo attivo di promotori di programmi di sostenibilità ambientale (19.4%). Così le assicurazioni, in assenza di alternative statali valide e non certo gratuitamente, sono chiamate a svolgere un ruolo fondamentale per permettere alla popolazione di accedere ancora a servizi integrati visti come sempre più fondamentali, ma purtroppo sempre più esclusivi. Alla luce dei risultati dell’inchiesta emerge il ruolo chiave di un modello integrato pubblico-privato, tanto che in ambito salute, il 75.2% si è rassegnato all’idea “che sia necessario avere una copertura che integri il Sistema Sanitario Nazionale”, mentre tra le molteplici soluzioni proposte quelle che interessano di più i cittadini “sono quelle che permettono una crescita sostenibile grazie a soluzioni tecnologiche innovative”.
In un’intervista video realizzata per gli Stati Generali della Green Economy lo scorso anno, Jeffrey Sachs, direttore del Centro per lo Sviluppo Sostenibile della Columbia University, sottolineava come “La felicità, la salute e la sostenibilità sono in sostanza la stessa cosa. Per tenere fede all’accordo di Parigi sappiamo cosa fare, sappiamo dove andare. Dobbiamo decarbonizzare l’economia, dobbiamo produrre elettricità a basse emissioni e abbiamo le tecnologie. Ora abbiamo bisogno di una road map, di un percorso comune. Negli Stati Uniti il 70% delle persone è favorevole alle rinnovabili e al taglio delle emissioni, ma il Presidente Trump non ascolta la voce dell’America, ma la voce della piccola, ma potente lobby del petrolio”. Se da quest'anno le tre grandi sfide della nostra epoca: l’ambiente, salute e inclusione socio-economica saranno affrontate modo interconnesso potremmo veramente riuscire a fare la differenza e garantire un futuro, sostenibile, sano ed inclusivo. Purtroppo non dipende solo da noi e dalle nostri stili di vita, ma anche da chi ci governa e governerà in questo 2020 e nei prossimi anni!
Alessandro Graziadei
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