venerdì 21 febbraio 2020

L’invasione dello scarabeo giapponese

Buongiorno Natura aggiorna oggi la lista delle specie così dette “aliene” che negli ultimi anni hanno cominciato o potrebbero cominciare a popolare le nostre valli. Se l’istrice, protagonista di una lenta migrazione dal sud Italia conseguenza dell’innalzamento delle temperature e lo scoiattolo grigio, una specie originaria dei boschi del Nordamerica che ora si sta velocemente diffondendo su tutto l’arco alpino, nonostante qualche criticità, non rappresentano un allarme per l’equilibrio ambientale e faunistico locale, per gli insetti alieni la storia si fa più complicata. Oltre all’ormai familiare presenza della cimice asiatica, apparsa per la prima in Italia nel 2012 e causa di danni a molte piante d’interesse agricolo e arboreo anche nelle zone alpine e prealpine, adesso un nuovo serio pericolo sembra essere rappresentato dallo scarabeo giapponese o Popillia japonica, che al momento minaccia l’agricoltura, il paesaggio e la biodiversità di diverse aree dell’Italia settentrionale. Dal confine tra Piemonte e Lombardia, in prossimità della Valle del Ticino e della Svizzera meridionale, dove è già presente, potrebbe facilmente estendersi a tutta l’area alpina italiana e interessare anche altri Paesi europei. Che fare?

Non si può stare a guardare. Per questo è nato il progetto “Integrated Pest Management (IPM) Popillia” che mira a salvaguardare la salute delle piante di interesse commerciale, e non solo, minacciate dall’invasione di questo coleottero fitopatogeno che si sta rapidamente diffondendo attraverso gli scambi commerciali e la circolazione delle persone. Il progetto finanziato dal programma europeo per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020 coinvolge 13 istituzioni di 6 Paesi europei, ognuna delle quali affronterà una o più linee di ricerca grazie a un finanziamento complessivo di 5 milioni e mezzo di euro, 405.000 dei quali destinati al lavoro del laboratorio di Evolutionary and systematic zoology dell’Università di Siena, diretto da Antonio Carapelli. Per il professor Carapelli il Popillia, “introdotto per caso in Italia nel 2014 è una specie che infesta e distrugge tappeti erbosi, piante selvatiche, da frutto e ornamentali e la cui diffusione si sta ampliando in modo preoccupante in tutto il mondo”.

Grazie alla squadra di ricercatori dell’ateneo senese il progetto IPM Popillia svilupperà azioni per conoscere il ciclo vitale, le modalità di dispersione e le strategie di controllo dell’insetto. In particolare l’Università di Siena si occuperà del sequenziamento del genoma di Popillia, della ricostruzione della storia evolutiva della specie e delle rotte percorse dall’insetto dal suo areale di origine in Giappone fino al nostro. Per il professor Carapelli “La conoscenza del genoma dell’insetto permetterà di studiare a livello molecolare i meccanismi messi in atto per adattarsi a nuove situazioni ambientali e per resistere ai trattamenti impiegati fino ad oggi”, mentre “La ricostruzione delle rotte di colonizzazione consentirà di individuare la scala geografica ottimale per realizzare interventi di controllo e limitare al minimo la possibilità di ulteriori invasioni”. 

Se la battaglia contro questa specie aliena non è ancora vinta, la sinergia di competenze organizzata dal programma europeo per la ricerca e l’innovazione ci fa ben sperare e potrebbe rappresentare un esempio efficace per contrastare l’emergenza europea “specie aliene”, che in un mondo globalizzato e climaticamente alterato è forse destinata a diventare una norma.

Alessandro Graziadei

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