Secondo le più recenti stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel mondo sono sovrappeso circa 2,3 miliardi di personementre più di 150 milioni di bambini presentano un ritardo della crescita perché sotto-nutrizione. Ma non si tratta solo di un problema legato allo sviluppo o al reddito, perché in Paesi a reddito basso o medio questi problemi possono coesistere in una stessa persona, in una stessa famiglia, in una stessa comunità. Com’è possibile? A spiegarlo è un nuovo studio dal titolo “Series on the Double Burden of Malnutrition” pubblicato lo scorso dicembre sul prestigioso The Lancet e secondo il quale “Bisogna urgentemente definire un nuovo approccio per far retrocedere simultaneamente la sotto-nutrizione e l’obesità, perché questi problemi sono sempre più interconnessi a causa dei rapidi cambiamenti che si producono a livello dei sistemi alimentari dei Paesi".
Il lavoro di ricerca, che si basa sui dati raccolti in più di 120 Paesi a basso e medio reddito tra il 1990 e il 2010, è stato finanziato dall’Oms attraverso una donazione della Bill & Melinda Gates Foundation, del National Institutes of Health, del CGIAR Research Program on Agriculture for Nutrition and Health del International Food Policy Research Institute e del RTI International, e spiega in modo chiaro come in più di un terzo di questi Paesi si è constatata la presenza simultanea di diverse forme di malnutrizione, in particolare nell’Africa subsahariana, in Asia del Sud e nella regione del sudest asiatico e del Pacifico. In questi contesti “Sotto-nutrizione e obesità hanno conseguenze sulla salute per più generazioni e a causa della rapidità dell’evoluzione dei sistemi alimentari, sempre più persone sono esposte a tutte due le forme di malnutrizione, in diversi stadi della loro vita, il che aggrava ancora di più gli effetti nefasti sulla salute”.
Secondo uno degli autori del rapporto, il professor Barry Popkin dell’Università della North Carolina, “I problemi emergenti in materia di malnutrizione dimostrano sfortunatamente che le persone sono sotto l’influenza di fattori che favoriscono una cattiva alimentazione”. I Paesi a basso e medio reddito più poveri, infatti, conoscono una trasformazione molto rapida del modo di alimentarsi delle persone che hanno un sempre più facile accesso agli alimenti ultra-trasformati, alimenti associati a un aumento di peso più importante e con un effetto negativo sulla salute dei neonati e dei bambini di età prescolare. Tra questi cambiamenti, purtroppo, si conta anche la scomparsa dei mercati dei prodotti freschi, la moltiplicazione dei supermercati e il controllo crescente esercitato sulla catena alimentare dai supermercati e dalle grandi imprese alimentari, agricole e di ristorazione. L’esposizione a questa cattiva alimentazione e al sovrappeso a partire dall’infanzia “aumenta il rischio di presentare una serie di malattie sempre più comuni”.
Oggi, quindi, il doppio fardello della malnutrizione è un fattore chiave all’origine delle epidemie emergenti di diabete di tipo B, di ipertensione, di ictus e di malattie cardiovascolari e gli effetti nefasti possono essere trasmessi da una generazione all’altra. Secondo Francesco Branca, direttore del Dipartimento nutrizione per la salute e lo sviluppo dell’Oms, “Siamo in presenza di una nuova realtà in materia di nutrizione. Non possiamo più classificare i Paesi in due categorie, quelli a basso reddito e colpiti dalla sotto-nutrizione e quelli a reddito elevato interessati dall’obesità. Tutte le forme di malnutrizione hanno un denominatore comune, cioè dei sistemi alimentari che non forniscono alle persone un’alimentazione sana, sicura, sostenibile e a un prezzo abbordabile”. Che fare? Per cambiare le cose secondo l’Oms bisognerà prendere delle misure ai diversi livelli dei sistemi alimentari: dalla produzione e dal trattamento, al consumo e allo spreco, passando per la vendita, la distribuzione, la definizione dei prezzi, il marketing e l’etichettatura. Insomma tutte le politiche e tutti gli investimenti in materia alimentare dovranno essere radicalmente riesaminati se vogliamo sperare in futuro alimentare più sano.
Il rimedio sta nel ricostruire un’alimentazione di alta qualità, che riduce il rischio di malnutrizione in tutte le sue forme, favorendo una crescita sana, un buono sviluppo e una buona immunità alle malattie. Per questo l’Oms ha fatto la lista degli elementi necessari per un’alimentazione sana: “pratiche ottimali di allattamento materno durante i due primi anni di vita; diversità e abbondanza di frutta e legumi, cereali completi, fibre, noci e semi, quantità modesta di alimenti di provenienza animale; quantità minima di carni trasformate, di alimenti o di bevande energetiche e quantità minima di zucchero aggiunto, di grassi saturi, di acidi grassi e di sale”. Indicazioni che in Italia hanno trovato un’opposizione politica trasversale che va da Renzi a Salvini, fermamente contrari a qualsiasi "sugar tax" che danneggi il portafoglio di imprenditori e consumatori, con buona pace per la nostra salute. Eppure per creare i cambiamenti sistemici necessari per porre fine alla malnutrizione in tutte le sue forme, gli autori del rapporto invitano proprio politici e governi, oltre a le Nazioni Unite, la società civile, gli accademici, i media, i donatori, il settore privato e le strutture economiche a “combattere concretamente questo doppio fardello della malnutrizione”.
Data la mercificazione dei sistemi alimentari e la crescita della disuguaglianza nel mondo, infatti, sarà necessaria una comunità allargata di attori per affrontare una rivoluzione della nutrizione. Questi attori devono lavorare interconnessi su scala globale e rafforzarsi reciprocamente. Senza una profonda trasformazione dei sistemi alimentari, i costi economici, sociali e ambientali dell’inazione impediranno per decenni la crescita e uno sviluppo realmente sostenibile. Corinna Hawkes, del Center for Food Policy della City University di Londra, si è detta ottimista: “Oggi esistono grandi opportunità per affrontare diverse forme di malnutrizione. È giunto il momento di approfittare di queste opportunità per ottenere risultati con misure a doppio effetto”. A sei anni dalla fine dell’UN Decade of Action on Nutrition (2016-2025) resta però ancora molto da fare nel mondo per arrestare le varie forme di malnutrizione e con questa classe politica il rischio che questo "molto" rimanga da fare è concreto.
Alessandro Graziadei
Nessun commento:
Posta un commento