Durante questa pandemia di Covid-19 le attività nella natura, quando possibili, sono diventate un passatempo molto popolare e i loro effetti benefici sulla salute mentale delle persone sono stati documentati da numerosi studi realizzati ad ogni latitudine. Tuttavia, leggere lo scorso dicembre su Ecological Economics nell’analisi “The importance of species diversity for human well-being in Europe”, che “Un’elevata diversità biologica nelle nostre immediate vicinanze è importante quanto il nostro reddito per essere soddisfatti della propria vita”, mi ha lascito piacevolmente sorpreso. Io, in realtà, lo dico da sempre, ma lo faccio senza alcuna autorevolezza scientifica. Adesso per la prima volta un team di ricercatori tedeschi del Senckenberg Biodiversität und Klima Forschungszentrum (SBiK-F), del Deutschen Zentrums für integrative Biodiversitätsforschung (iDiv) e dell’Universität Kiel sono stati in grado di dimostrare che “In tutta Europa il godimento individuale della vita è correlato al numero di specie di volatili nell’ambiente circostante. Un elevato numero di specie di uccelli nelle vicinanze aumenta la soddisfazione di vita degli europei almeno quanto un aumento del reddito". La conservazione della natura costituisce quindi un investimento nel benessere umano? Pare proprio di sì!
Per misurare questa "felicità" gli scienziati tedeschi hanno utilizzato i dati del “2012 European quality of Life Survey” mettendo sotto la lente di ingrandimento la connessione tra la diversità delle specie dell’avifauna nidificante nel loro ambiente e la soddisfazione di vita in una popolazione campione di oltre 26.000 adulti provenienti da 26 Paesi europei. L’avifauna è stata scelta come indicatore della diversità biologica perché gli uccelli sono tra gli elementi più visibili della natura, in particolare nelle aree urbane e i loro canti possono essere spesso ascoltati anche se l’uccello stesso non è visibile. Per il principale autore dello studio, Joel Methorst, dell’SBiK-F e dell’iDiv i risultati ci raccontano che “Gli europei sono particolarmente soddisfatti della loro vita se le loro immediate vicinanze ospitano un’elevata diversità di specie”. Gli europei più felici sembrano, quindi, quelli che possono sperimentare questa biodiversità nella loro vita quotidiana e che vivono quasi sempre in un ambiente circostante quasi naturale. Un numero particolarmente elevato di specie di uccelli, infatti, in Europa si può trovare prevalentemente in aree, anche urbane, ricche di piante e specchi d’acqua. Gli uccelli, inoltre, come ha recentemente ricordato una ricerca del MUSE “sono un ottimo bioindicatore, ovvero forniscono importanti informazioni sullo stato di salute degli ambienti che frequentano e offrono, pur se involontariamente, preziosi suggerimenti per il miglioramento delle azioni riguardanti sia la conservazione della fauna, sia la gestione ambientale".
Secondo lo studio, quindi, vivere in zone verdi ricche di biodiversa svolge un ruolo importante per il benessere umano in tutta Europa, indipendentemente dalla qualità dei servizi e almeno quanto il livello di reddito. La professoressa Katrin Böhning-Gaese dell’iDiv, ha spiegato, infatti, che “Una volta esaminato i dati socioeconomici delle persone che sono state intervistate, con nostra grande sorpresa, abbiamo scoperto che la biodiversità degli uccelli è importante per una loro vita soddisfacente quanto lo è il loro reddito. Questo risultato diventa particolarmente evidente quando entrambi i valori aumentano del 10%”. Insomma, sulla base di un reddito medio di 1.237 euro al mese in Europa, “14 specie di uccelli in più nelle vicinanze aumentano il livello di soddisfazione per la vita di almeno 124 euro in più al mese nel conto familiare”. Una buona notizia per tutti gli amanti dell’eco-abitare, se non fosse che, secondo Il Global Assessment 2019 del World Biodiversity Council IPBES e altri autorevoli studi sulle specie aviarie in Europa, “la diversità biologica sta attualmente subendo un drastico declino”. Per esempio, secondo lo studio “The projected timing of abrupt ecological disruption from climate change” pubblicato lo scorso anno su Nature in uno scenario di “elevate emissioni”, dove le temperature globali aumenteranno di 4° C entro il 2100, “almeno il 15% delle comunità animali in tutto il mondo, tra le quali molti uccelli, subiranno un esposizione a temperature intollerabili ed entro un decennio, più di una specie su cinque o migrerà o non sopravvivrà”.
Questa ed altre ricerche negli ultimi anni hanno dimostrato che interi ecosistemi, e non solo le singole specie, potrebbero essere minacciati, mettendo a rischio non solo la nostra felicità, ma alla lunga anche il nostro sostentamento. Secondo lo studio di Nature, infatti, “La cosa veramente nuova di questo studio è che ha osservato l'aumento quasi esponenziale dell’esposizione ai pericolosi cambiamenti climatici nel corso del XXI secolo e non solo scattando un’istantanea finale”. In pratica i rischi dei cambiamenti climatici per la biodiversità non aumentano gradualmente. Mentre il clima si riscalda, all’interno di una certa area la maggior parte delle specie cerca di far fronte per un po’ al cambiamento, ma superata una determinata soglia di temperatura, una grande parte delle specie dovrà improvvisamente affrontare condizioni che non ha mai sperimentato prima. “Quando ciò accade, nella migliore delle ipotesi, abbiamo un enorme aumento dell’incertezza sul fatto che le specie possano sopravvivere e, nel peggiore dei casi, abbiamo un’estinzione locale”. L’inizio di una possibile serie di picchi di estinzioni è più che mai attuale e non potrà non avere gravi ricadute anche sul benessere umano. In tempi di Covid-19 chi ha la fortuna di vivere in zone verdi e biodiverse ha potuto constatare di persona quanto la salvaguardia della natura costituisca un investimento per il benessere di tutti noi. Occorre ricordarlo anche alla politica nazionale ed internazionale!
Alessandro Graziadei
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