domenica 30 maggio 2021

Di elefanti, delfini ed estinzioni

 

Da alcune settimane l’aggiornamento della Lista Rossa dell’International Union for Conservation of Nature (Iucn) comprende 134.425 specie, delle quali 37.480 sono a rischio di estinzione; 8.188 in pericolo critico; 14.106 in pericolo; 15.186 vulnerabili; 7.889 quasi minacciate; 176 a rischio inferiore e dipendenti dalla conservazione (una vecchia categoria che viene gradualmente eliminata dalla Lista Rossa Iucn); 69.149 destano una minima preoccupazione e per 18.752 specie i dati sono ancora carenti per una classificazione certa. Dopo decenni di bracconaggio per l’avorio e la progressiva perdita di habitat, questo nuovo aggiornamento dell’Iucn ha inserito tra quelle in “pericolo critico” anche l’elefante africano della foresta (Loxodonta cyclotis) e l’elefante africano della savana (Loxodonta africana). Prima di questo aggiornamento gli elefanti africani venivano trattati tutti come una singola specie, elencata come vulnerabile, ma adesso le due specie sono state valutate separatamente. La decisione di trattare gli elefanti africani di foresta e di savana come specie separate è il risultato di nuove ricerche sulla genetica delle popolazioni di elefanti. Gli elefanti di foresta vivono nelle foreste tropicali dell’Africa centrale e in una serie di habitat dell’Africa occidentale. Raramente si sovrappongono all’areale dell’elefante di savana, che preferisce le aree aperte e vive in una varietà di habitat nell’Africa sub-sahariana che comprende praterie e deserti. Si pensa che l’elefante di foresta, che ha un areale più ristretto, occupi solo un quarto del suo areale storico, tra  il Gabon e la Repubblica del Congo.


Per Bruno Oberle, direttore generale dell’Iucn, “Entrambi questi elefanti africani svolgono un ruolo chiave negli ecosistemi, nelle economie e nel nostro immaginario collettivo. Le nuove valutazioni della Lista Rossa Iucn per queste specie di elefanti sottolineano le pressioni persistenti che devono affrontare questi animali iconici”. L’Iucn African Elephant Status Report del 2016 ha fornito la più recente stima affidabile della popolazione delle due specie che in totale raggiungono i 415.000 elefanti.  Le ultime valutazioni evidenziano un forte calo del numero di elefanti africani in tutto il continente: in 31 anni, il numero di elefanti di foresta africani è diminuito di oltre l’86%, mentre, negli ultimi 50 anni, la popolazione di elefanti di savana africani è diminuita di almeno il 60%. Per l’Iucn “Entrambe le specie hanno subito un forte calo dal 2008 a causa di un aumento significativo del bracconaggio, che ha raggiunto il picco nel 2011, ma che continua a minacciare le popolazioni. La conversione in corso dei loro habitat, principalmente per usi agricoli e altri usi del suolo, è un’altra minaccia significativa”. Nonostante la tendenza generale al declino di entrambe le specie di elefanti africani, si registra anche il successo di alcuni progetti di conservazione. L’Iucn, infatti, fa notare che “Le misure anti-bracconaggio sul terreno, insieme a una legislazione più favorevole e una pianificazione dell’utilizzo del suolo che cerca di promuovere la coesistenza uomo-fauna selvatica, sono state la chiave per la conservazione degli elefanti. Di conseguenza, gli elefanti di foresta si sono stabilizzati in alcune aree di conservazione ben gestite in Gabon e nella Repubblica del Congo. Anche il numero di elefanti di savana è stabile o in crescita da decenni nell’area di conservazione transfrontaliera Kavango-Zambesi, che ospita la più grande sottopopolazione di questa specie nel continente”.


Dave Balfour, dell’African Elephant Specialist Group di Iucn, ha sottolineato come “Sebbene i risultati della valutazione collochino la popolazione continentale di elefanti di savana nella categoria in "pericolo critico", è importante tenere presente che alcune sottopopolazioni prosperano. Per questo motivo, quando si traducono questi risultati in politiche sono necessarie una notevole cautela e una approfondita conoscenza locale”. La stessa che ha permesso di evidenziare le criticità delle popolazioni dei delfini d’acqua dolce dell’Indo e del Gange, entrambe riconosciute come specie minacciate di estinzione nell’ultimo aggiornamento della Lista Rossa Iucn. Per anni riuniti in un’unica specie altamente minacciata, dopo 20 anni di ricerche, il nuovo studio “Taxonomic revision of the South Asian River dolphins (Platanista): Indus and Ganges River dolphins are separate species”, pubblicato a fine marzo da un team di ricercatori britannici, pakistani, indiani e statunitensi è arrivato alla conclusione che i delfini di fiume dell’Indo e quelli che vivono nel bacino dei fiumi Gange-Brahmaputra “sono sufficientemente distinti per essere classificati come specie a se stanti a pieno titolo”. Per Gill Braulik della Sea Mammal Research Unit (SMRU) dell’Università di St Andrewscapofila della ricerca “Riconoscere le differenze a livello di specie tra i delfini del fiume Indo e Gange è estremamente importante poiché rimangono solo poche migliaia di individui di ciascuna specie. Sono stati a lungo considerati come due dei mammiferi più minacciati al mondo e la mia speranza è che le nostre scoperte porteranno ad avere l’attenzione tanto necessaria su questi straordinari animali per prevenire la loro estinzione”. 


La popolazione di delfini di fiume del Gange è in calo e stimata in poche migliaia di individui sparsi nei fiumi del Bangladesh, dell’India e del Nepal, costantemente minacciati dalle reti da pesca, dall’inquinamento dei corsi d’acqua dove vivono e dalla costruzione di dighe idroelettriche e sbarramenti per l’irrigazione. Per Randall Reeves, presidente dell’Iucn Cetacean Specialist Group, “Il rapido declino e l’estinzione del delfino del fiume Yangtze in questo secolo è stato un avvertimento molto chiaro: dobbiamo agire rapidamente per proteggere le restanti specie di delfini di fiume, incluse quelle dell’Indo e del  Gange, che sono tutte seriamente minacciate. I sistemi di acqua dolce in cui vivono devono essere gestiti considerando la loro biodiversità come una priorità assoluta”. A differenza dei delfini del Gange i delfini di fiume dell’Indo, che vivono principalmente in Pakistan, hanno mostrato una maggiore resilienza negli ultimi 20 anni, passando da circa 1.200 esemplari nel 2001 a quasi 2.000 nel 2017, nonostante gli enormi problemi che devono affrontare, compreso il calo dell’80% del loro areale. Per Uzma Khan, coordinatrice asiatica della River Dolphin Initiative del Wwf, questo successo “È dovuto a decenni di lavoro sul campo con le autorità governative e le comunità locali e dimostra cosa è possibile fare quando lavoriamo insieme. Questa incredibile specie e tutte le altre popolazioni di delfini di fiume devono ancora affrontare grandi sfide, ma possiamo salvarle e così facendo salveremo molto di più, poiché centinaia di milioni di persone e innumerevoli altre specie dipendono dalla salute dei fiumi abitati dai delfini di fiume”. Insomma, si può fare!


Alessandro Graziadei

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