domenica 28 novembre 2021

Salviamo la Natura, la Natura ci salva!

 

Analizzando tutta la letteratura scientifica esistente sul potenziale delle soluzioni basate sulla natura (Nature-based Solutions – NbS) per contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra e alla rimozione del carbonio dall’atmosfera, rielaborando i dati secondo una stima prudenziale, il nuovo rapporto “Nature-based solutions for climate change mitigation”, pubblicato da United Nations Environment Programme (Unep), International Union for Conservation of Nature (Iucn) e World Conservation Monitoring Centre dell’Uneo (Unep -WCMC),  rileva che, “Le soluzioni basate sulla natura possono fornire riduzioni e rimozioni delle emissioni di almeno 5 gigatonnellate di CO2 all’anno entro il 2030, e a almeno 10 gigatonnellate entro il 2050”. Questo contributo naturale, oltre alla rapida decarbonizzazione dell’economia globale, può svolgere un ruolo significativo nel raggiungimento dell’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5° C. Per realizzare questo potenziale, però, le NbS vanno incentivate, finanziate e devono essere implementate secondo standard rigorosi. Solo così potranno Aiutare a mitigare i cambiamenti climatici includendo azioni per proteggere gli ecosistemi naturali dalla perdita e dal degrado, ripristinare gli ecosistemi che sono stati degradati e gestire in modo più sostenibile i terreni da lavorare e le foreste da preservare”. 


Interpretando le prove scientifiche esistenti e tenendo conto delle incertezze e del tempo necessario per implementare queste strategie, il rapporto fa notare che “Entro il 2030, le soluzioni basate sulla natura possono fornire riduzioni delle emissioni e rimozioni di almeno 5 GtCO2 e all’anno, con una stima massima di 11,7 GtCO2 e all’anno. Entro il 2050 si sale ad almeno 10 GtCO2 e all’anno, con una stima massima di 18 GtCO2 e all’anno”. Unep e Iucn pensano che ben il 62% di questo contributo potrebbe provenire da soluzioni naturali legate alla tutela e all’ampliamento delle foreste, circa il 24% da soluzioni legate ad un'agricoltura  più sostenibile e il 10% da soluzioni aggiuntive per le torbiere. Il restante 4% dovrà arrivare da soluzioni sviluppate negli ecosistemi costieri e marini. Ma non solo. Sebbene il rapporto si concentri sull’importanza del ruolo delle soluzioni basate sulla natura nella mitigazione del clima, sottolinea anche che,  “Se fatte bene, queste strategie possono offrire altri benefici critici, anche per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la conservazione della biodiversità”.  Fatte bene, per il gruppo di studiosi, significa principalmente che “Le soluzioni basate sulla natura non devono essere considerate isolatamente” e “dovranno essere attuate in modo giusto ed equo, sostenendo i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali e in modo che rispettino rigorose salvaguardie sociali e tutele ambientali


In questo processo il lavoro dell’UN Decade on Ecosystem Restoration, che ha l’obiettivo di prevenire, arrestare e invertire il degrado degli ecosistemi in tutto il mondo tra il 2021 e il 2030, potrà fornire il supporto e il coordinamento fondamentali per garantire l’aumento trasparente e sostenibile delle soluzioni basate sulla natura. Certo è che per sfruttare al massimo queste soluzioni servono finanziamenti aggiuntivi. Questo richiederà uno stretto coordinamento tra attori pubblici e privati, come è riuscita a fare la Green Gigaton Challenge, una coalizione di imprese, istituzioni pubbliche e società civile, lanciata nel novembre 2020 dall’Unep per mobilitare risorse e finanziare una gigatonnellata di riduzione delle emissioni grazie alle foreste entro il 2025. Al momento però a “mancare” nell'implementazione delle NbS, non solo sono gli incentivi e delle regole precise, ma anche una maggior attenzione da parte del settore privato. Secondo lo studio “Disclosing nature’s potential: corporate responses and the need for greater ambition” di Iucn e della non profit CDP uscito questo mese “Le imprese non riescono ancora a sviluppare strategie ambientali integrate e si concentrano solo sul clima”. Mentre il 71% delle aziende campione ha coscienza dei propri impatti dannosi, solo il 6,5% di questi viene correlato alla natura, rispetto al 69% relativo al clima. Di quelle aziende che hanno segnalato di aver intrapreso risposte per affrontare gli impatti dannosi identificati, solo l’11% ha riportato risposte relative alla natura . Eppure oggi è chiaro che non è possibile affrontare la crisi climatica senza affrontare contemporaneamente la crisi della natura in modo equo. Che fare? 


Una nuova regolamentazione in materia sembra ormai inevitabile, oltre che auspicabile. Secondo Pietro Bertazzi, global director of policy engagement and external affairs di CDP, “Il rapporto mostra che nonostante la crescente pressione sulle aziende da parte di governi, investitori e consumatori, la maggioranza non sta ancora facendo abbastanza per ridurre al minimo gli effetti negativi delle proprie operazioni su il mondo naturale o per proteggere la propria attività dai rischi che affrontano. Le aziende possono aspettarsi una regolamentazione nel prossimo futuro, poiché sempre più governi si avvicinano a regimi di divulgazione obbligatoria che incorporano non solo il clima.  Quindi, è essenziale che le aziende pianifichino tutto questo per sopravvivere e prosperare". Questo rapporto fornisce loro le basi per farlo e per anticipare qualsiasi regolamentazione futura fissando obiettivi e monitorandone i progressi. Secondo il vicedirettore generale dell’Iucn Stewart Maginnis, “Le aziende devono affrontare il fatto che il Business as usual non è più un approccio operativo credibile, né per il nostro pianeta, né per i loro profitti". Mentre c’è un crescente impegno tra alcune aziende, troppe ancora non sono consapevoli del grado in cui le loro attività impattano, o sono influenzate dalla perdita della natura. Per Maginnis "Questo rapporto evidenzia che anche tra le aziende responsabili c’è un urgente bisogno di abbracciare più pienamente modelli di business nature-positive”.


Alessandro Graziadei

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