Secondo Motus-E, associazione che raggruppa tutti gli stakeholders italiani della mobilità elettrica, “Continuano a crescere le immatricolazioni delle auto elettriche. A gennaio 2022 le immatricolazioni delle auto PEV (le Plug-in Electric Vehicle, somma di BEV, auto elettriche a batteria e PHEV, ibride plug-in) sono cresciute del 47,52%, rispetto a gennaio 2021, raggiungendo le 9.223 unità, a fronte delle 6.252 vendute nello stesso mese dello scorso anno”. Il 2022 si apre così con un parco circolante di 244.944 auto elettriche, delle quali 125.789 sono BEV e la restante parte, 119.155, sono PHEV. La quota di mercato delle auto con la spina si attesta a 8,53% del totale immatricolato a gennaio 2022. Una percentuale in crescita rispetto a gennaio 2021, ma in netto calo rispetto alla quota raggiunta nell’ultimo trimestre dello scorso anno, quando era in media oltre il 12%, una frenata che potrebbe dipendere dalla maggiore incertezza e ristrettezza degli incentivi al settore, che ha sicuramente influito sulle vendite degli ultimi mesi.
Intanto nell’Unione europea, secondo il rapporto The West European 2021 electric car market data pubblicato in gennaio dalla Schmidt Automotive Research, la vendita di veicoli diesel nel dicembre del 2021 è scesa al di sotto del 19%, mentre “Le nuove immatricolazioni di autovetture BEV hanno raggiunto 1,2 milioni di unità (1.190.000) nel 2021. A dicembre un’auto nuova su cinque (20%) immatricolata in Europa occidentale era un BEV a emissioni zero. L’ultimo trimestre (ottobre-dicembre) del 2021 ha visto un record di oltre 400.000 unità BEV, il 17% del mercato totale delle autovetture nuove del trimestre”. Secondo Rob de Jong, a capo della Sustainable Mobility Unit dell’Unep il trend delle auto elettriche in Europa “Dimostra che i consumatori sono fortemente interessati a passare a veicoli più puliti grazie a una combinazione di fattori. Il primo sono gli incentivi economici. I sussidi per i veicoli elettrici erano (e spesso lo sono ancora) molto alti, diverse migliaia di dollari per veicolo, sebbene i governi stiano lentamente riducendo questi sussidi man mano che diventano più mainstream. Secondo, le vendite di veicoli diesel hanno continuato a diminuire da quando abbiamo scoperto che le emissioni reali erano molto più elevate di quanto pensassimo, dopo che alcuni produttori sono stati sorpresi a barare sui test delle emissioni. Nel frattempo, la vendita di veicoli elettrici a livello globale è raddoppiata ogni anno, con i tassi di crescita più elevati in Europa”.
È chiaro, quindi, che la scelta delle auto elettriche in molti paesi Paesi europei dipende dai sussidi per veicoli elettrici nuovi e usati, o dalle leggi che stanno fissando o hanno già fissato le date per l’eliminazione completa dei veicoli a benzina e diesel (ad esempio, il Regno Unito nel 2030). La maggior parte dei Paesi ha già introdotto una diffusa rete di stazioni di ricarica, consentendo la ricarica rapida dei veicoli elettrici, e alcune città hanno iniziato a vietare l’ingresso di vecchi veicoli diesel nei loro centri urbani. Anche le campagne di sensibilizzazione hanno contribuito a informare i consumatori con risultati importanti come in Norvegia, dove l’80% di tutti i nuovi veicoli attualmente venduti sono completamente elettrici. Questa transizione ecologica nella mobilità, anche se ancora a prezzi non sempre accessibili nonostante gli incentivi, avrà enormi vantaggi per le emissioni inquinanti e climatiche poiché i veicoli diesel contribuiscono in modo determinante all’inquinamento da emissioni di particolato, il cosiddetto PM 2.5, che ha nefasti impatti sulla salute. Al contrario, i veicoli elettrici hanno minori emissioni nel caso delle PHEV o nessuna emissione di scarico nel caso delle BEV. Tuttavia la sostenibilità di una autovettura elettrica non dipende solo dalle sue emissioni, ma anche e soprattutto da come viene gestita la filiera del litio che alimenta le batterie, da come vengono smaltite le batterie esauste e soprattutto della natura della fonte che ha generato l’energia elettrica indispensabile per muoverla.
L’introduzione dei veicoli elettrici dovrebbe, quindi, andare di pari passo con un progressivo quanto urgente miglioramento dei diritti dei lavoratori nelle miniere di litio (spesso minori come per il coltan dei cellulari), l'implementazione dell'economia circolare delle batterie e con la decarbonizzazione della rete elettrica. Più elettricità viene generata da un consumo più critico e fonti rinnovabili come eolico e solare, più veicoli elettrici potrebbero veramente diventare meno impattanti sulla povertà, l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico. Per ora elettrico non è ancora sinonimo di sostenibilità, nonostante i produttori stiano aumentando rapidamente il numero di modelli elettrici disponibili sul mercato a prezzi più bassi e con un’autonomia sempre più ampia. Oggi, quasi tutti i principali marchi hanno in produzione diversi modelli BEV e PHEV e alcuni marchi hanno già fissato una data dopo la quale venderanno solo veicoli elettrici. E l’usato? I Paesi in via di sviluppo (LMIC) sono diventati quelli nei quali l’Europa si disfà dei suoi modelli obsoleti, un percorso che non va certo verso la decarbonizzazione dei trasporti. Secondo de Jong “Per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, dobbiamo passare alla mobilità a emissioni zero in tutto il mondo. […] Nel 2050 a livello globale, due veicoli su tre si troveranno nei Paesi a basso e medio reddito, quindi dobbiamo includere anche questi Paesi nel passaggio alla mobilità a emissioni zero. Non possiamo permetterci che i Paesi sviluppati cambino mentre i Paesi in via di sviluppo continuano a utilizzare veicoli a combustibili fossili”.
Oggi una quota relativamente ampia delle emissioni climatiche di alcuni LMIC proviene dal settore dei trasporti, quindi l’introduzione della mobilità elettrica a emissioni zero è fondamentale per raggiungere obiettivi climatici nazionali ed internazionali, soprattutto in realtà che hanno tassi di urbanizzazione elevati e dove una mobilità low and no-emissions potrebbe aiutare a prevenire il grave inquinamento atmosferico in molte megalopoli. Intanto l’Unep sta implementando il Global Electric Mobility Programme proprio per aiutare i Paesi LMIC, dove le vecchie auto importate sono spesso l’opzione più conveniente e inquinante, a partecipare al passaggio globale alla mobilità elettrica a emissioni zero attraverso un finanziato del Global Environment Facility (GEF), il programma che sostiene più di 50 LMIC sviluppando politiche e standard utili a finanziare e sviluppare l’industria locale e con essa il graduale passaggio ad un elettrico realmente sostenibile.
Alessandro Graziadei
Nessun commento:
Posta un commento