sabato 21 gennaio 2023

La corruzione di stato

 

A scavare ancora più in profondità quella trincea politica, economica e sociale che separa dall’inizio della guerra in Ucraina la Russia dall’Occidente, ci ha pensato ancora una volta il presidente Putin in persona, che ha proposto alla Duma di approvare un nuovo progetto di legge sulla “denonsatsija” (denuncia-rinuncia) degli accordi internazionali derivanti dalla Convenzione sulla responsabilità penale per la corruzioneLa Russia è il primo dei 48 Paesi che l’hanno sottoscritta nel 1999 a chiamarsi fuori dalla Convenzione, aumentando oltre all’isolamento internazionale, anche il grado di corruzione interna al Paese, che rischia di diventare una “norma sociale” accettata e un comportamento non passibile di punizioni. La difesa a livello internazionale del sistema corrotto degli oligarchi è una delle vere ragioni che hanno spinto il Governo russo a prendere le distanze dalla “depravazione dei costumi occidentali”, che costringeva le élite di Mosca a sottoporsi a norme molto rigide per essere ammesse nei mercati internazionali. Una sorta di enorme e tollerata “mordida” (per dirla alla messicana) di Stato, fatta di tangenti, favori politici, finanziamenti privati e ricatti, che Putin ha sempre difeso in patria dalle proteste animate dal Fondo anti-corruzione di Aleksej Naval’nyj, che oggi è detenuto nel carcere di Melekhovo, in condizioni di salute sempre più precarie. Nella nuova legge si precisa che il motivo del rifiuto della convenzione sta nell’emarginazione della Russia dal “GRECO”, il Group of States Against Corruption, decisa dal Consiglio d’Europa il 23 marzo scorso, un mese dopo l’invasione dell’Ucraina.  


I membri del GRECO sono i Paesi che hanno firmato nel 1999 gli accordi dalla Convenzione sulla responsabilità penale per la corruzione, ma l’aggressione ha privato la Russia del diritto di valutare le attività degli altri Paesi. Per questo la nuova legge, che entrerà in vigore tra tre mesi, denuncia la “discriminazione” nei confronti della Russia e “difende gli interessi nazionali” dalle “false accuse” nei confronti dei suoi funzionari, politici e imprenditori. Si mette fine in questo modo anche a tutte le inchieste internazionali contro le malefatte dell’oligarchia russa, dopo aver soffocato e perseguitato a livello nazionale ogni mezzo d’informazione che le ha denunciate con leggi sugli “agenti stranieri” e la chiusura delle associazioni attive in campo civile contro il malaffare che caratterizza i reciproci scambi di favori tra politici e oligarchi. Gli ultimi scandali nelle scorse settimane erano stati la denuncia di fondi segreti appartenenti alla famiglia del governatore di San Pietroburgo, Aleksandr Beglov, e la scoperta di proprietà nascoste per svariati milioni del neo comandante delle truppe russe in Ucraina, il generale Sergej Surovikin. Ora queste inchieste, come le campagne contro i “palazzi di Putin” e le “ville di Medvedev” o il lusso sfrenato di tanti altri potenti oligarchi saranno messe in ombra dalla nuova ondata d'orgoglio nazionale provocato dalle sanzioni internazionali, che al netto delle coraggiose proteste di una parte dei cittadini russi e della società civile, finirà probabilmente per offrire a Putin un’ulteriore arma contro il dissenso interno già provato dalle severe leggi varate negli scorsi mesi


Già a Capodanno Putin aveva fatto un “regalo” a tutti i suoi sottoposti più fedeli, liberando i funzionari statali dall’obbligo della dichiarazione dei redditi “durante lo svolgimento dell'operazione militare speciale”, una decisione che l’attuale guida del Fondo anti-corruzione in esilio, Ivan Ždanov, aveva giudicato come l’esplicito “Inserimento della corruzione come norma costituzionale”. Se la Convenzione anticorruzione ha lo scopo rendere più omogenee le sanzioni criminali contro questa piaga sociale, permettendo ai Paesi membri di aiutarsi nella ricerca dei mezzi per contrastarla a livello internazionale, oggi in Russia “tutti questi meccanismi sono stati gettati nella fossa”, osserva Ilja Šumanov, direttore di Transparency International–Russia, assicurando che “ci possiamo dimenticare di ogni scambio d’informazioni per assicurare alla giustizia i corrotti”. Adesso il GRECO non avrà più modo di controllare l’osservanza in Russia delle più elementari norme di correttezza nelle transazioni finanziarie e negli schemi commerciali, un ulteriore strappo della Russia nei confronti degli standard civili internazionali. Sarà una “mutazione genetica del codice penale”, assicura Šumanov, con nuove forme di “immunità” dei privilegiati e dei potenti. Un deciso impoverimento di una politica della competenza che va di pari passo con la fuga all’estero della meglio gioventù russa, quella contraria alla guerra in Ucraina e quella soggetta all’estensione della leva obbligatoria che rappresenta un danno alla causa democratica nazionale. Una migrazione di massa delle persone più attive nella vita pubblica che ha portato un danno irreparabile alle prospettive di sviluppo della dialettica tra le varie forze in campo, già frustrata dagli ultimi anni da dure repressioni.


Come ha osservato il politologo russo Aleksandr Kynev su Radio Svoboda, “milioni di persone in Russia hanno visto andare in frantumi i propri progetti di vita, sono andati distrutti non solo i piani per il futuro, ma gli stessi destini delle persone e delle famiglie”. L’opposizione democratica, secondo Kynev, è “doppiamente vittima”, in Russia e all’estero: "da una parte i suoi esponenti sono considerati quinte colonne e traditori della patria, nel resto del mondo sono comunque dei rappresentanti del Paese aggressore, e nessuno è disposto a dare loro ascolto, riversando le colpe sull’intero popolo russo". Per Kynev sarà “inevitabile il tramonto di questo sistema autoritario”, viste le insopportabili conseguenze della guerra e delle sanzioni, ma per questo è necessario preparare dei piani di cambiamento, che per ora non sono percepibili in nessun ambito, visto il pugno di ferro mostrato da Putin contro ogni forma di dissenso e di  opposizione politica e culturale. “La speranza è che chi è dovuto andare all’estero approfitti di questo periodo per lavorare a questi progetti per il futuro, e possa tornare entro un tempo ragionevole, perché esiste ancora una Russia da ricostruire insieme, come tante volte è successo in passato” ha concluso Kynev.


Alessandro Graziadei

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