Si è da poco conclusa una parte del progetto “Generazione Cooperazione: Mettiamola in agenda!”, promosso da FOCSIV e da diverse ong, associazioni e reti di cooperazione allo sviluppo che operano su tutto il territorio nazionale. Sostenuto e cofinanziato dall’AgenziaItaliana per la Cooperazione allo Sviluppo, in collaborazione con la Campagna 070 in Trentino il progetto è stato coordinato dalla FondazioneFontana e FaRete (una rete di più di 50 organizzazioni trentine di cooperazione e solidarietà internazionale). In partenariato con l’associazione Viração&Jangada “GenerazioneCooperazione: Mettiamola in agenda!”ha dato vita ad un percorso con un gruppo di giovani tra i 18 e i 30 anni che hanno deciso di impegnarsi per realizzare azioni di sensibilizzazione, informazione, e pressione politica sui temi della cooperazione internazionale allo sviluppo. In maggio, a percorso da poco avviato, avevamo intervistato Zohra Mehri ed Emanuele Rippa, due dei protagonisti di questo percorso di cittadinanza attiva! Li abbiamo riascoltati alla fine di questa prima parte di percorso che è culminato con l’evento del 23 settembre “I giovani dialogano con i candidati alle elezioni provinciali”, che ha aperto ufficialmente la campagna elettorale trentina con 14 candidati che hanno risposto alle domande dei ragazz* e del pubblico.
Ciao ragazz*, ci eravamo lasciati così: “ci risentiamo prima della fine dell’anno”! Ed eccoci qui per continuare a parlare con voi di cooperazione internazionale e di come e quanto è cresciuta questa vostra “Generazione cooperazione”. Che bilancio potete fare di questo vostro percorso?
ZM: Ciaooooo!! Innanzitutto GRAZIE, è un piacere per noi sapere che tu e la rete di Abitare la Terra ci avete seguito fino ad ora nel nostro percorso. Mi permetto di sottolineare che il progetto non si conclude con l’evento passato del 23 settembre ma continua, la campagna 070 è attiva su più fronti, il nostro percorso di noi giovani del trentino per ora rallenta ma monitorando e rimanendo vigili per vedere come la politica risponderà a medio termine alle nostre domande\provocazioni, mentre a livello nazionale e nelle altre aree di Italia i lavori continuano alla grande. Cosa posso dire “Wow!”, questo percorso per me è stato e continuare ad essere una grande ricchezza, fonte di conoscenza e tanta fonte di ispirazione, ho avuto modo di conoscere e stringere legami con persone fantastiche, questo si che è un bel modo di fare politica.
ER: Per il momento penso che possiamo fare solo un bilancio parziale, riferito a noi e a quello su cui abbiamo lavorato dalla fine dell’inverso scorso ad oggi. Per un bilancio completo, che comprenda anche gli effetti delle nostre azioni e delle nostre richieste, dovremo aspettare ancora alcuni mesi. In ogni caso per quanto riguarda la fase che ci è possibile valutare mi ritengo molto soddisfatto per quello che siamo riusciti a fare tutti insieme. Abbiamo imparato a conoscere la realtà del nostro territorio, per poi creare uno spazio dove approfondire le tematiche riguardanti le importanti sfide della cooperazione, spazio che abbiamo riempirlo con i politici e con i cittadini. Questo è stato sicuramente un grande risultato raggiunto.
Quali sono gli aspetti che meno conoscevate della cooperazione internazionale e quali quelli che avete trovato particolarmente interessanti sia a livello personale che sociale?
ZM: È stato sorprendente conoscere e capire le possibilità che il nostro Paese ha, di come la somma di azioni di cittadinanza attiva di un gruppo possa fare qualcosa, con costanza e soprattutto come credere negli obiettivi porti veramente a dei risultati soddisfacenti. Ho dovuto accettare che la Cooperazione Internazionale prima di essere fatta di società che corrono ad accaparrarsi i migliori bandi di finanziamento è fatta di persone che credono in qualcosa, che agiscono e che fanno politica. Non ci può essere Cooperazione senza Politica dal basso.
ER: Nel mio caso gli aspetti che meno conoscevo sono anche quelli che si sono rivelati più interessanti. Sto parlando della possibilità che abbiamo avuto di apprendere di un modo diverso di fare cooperazione, una cooperazione di comunità, fatta di relazioni e scambi che arricchiscono entrambe le parti; della costruzione di rapporti di amicizia, che dalle persone si allargano per abbracciare intere comunità. Mi ha affascinato molto ascoltare le storie dei tentativi di elaborazione del conflitto fatti dai cooperanti trentini nei paesi devastati dalla guerra dei Balcani. Concetti che mi rimbombano in testa in questi giorni in cui è inevitabile chiedersi cosa si poteva fare di più per prevenire quello che sta succedendo in Israele e in Palestina.
Avete chiuso il vostro percorso con un importante documento che oltre a toccare il tema della cooperazione internazionale, ha voluto portare all’attenzione della politica trentina anche i temi dell’accoglienza permanente, della cittadinanza globale e della partecipazione attiva dei giovani. Come siete arrivati a questa sintesi?
ZM: Be' parlando, girando e confrontandoci con le associazioni locali. Ci hanno raccontato della Cooperazione trentina di 20 anni fa e ci siamo innamorati, ma ci ha portato a chiederci cosa manca oggi a noi per continuare e accrescere quello che hanno fatto i nostri predecessori? Abbiamo visto che mancano soldi, che in realtà ci sono ma che non arrivano a noi, regolamenti e procedure che ci sono ma non vengono rispettate, e idee che ci sono ma molti hanno perso la fiducia e i politici che non sono stati in grado di reggere il cambiamento e inserire la Cooperazione come uno dei punti chiave dei loro mandati. Chiediamoci: come stiamo reggendo il confronto e la pressione che porta il mondo globalizzato?
ER: Penso siano tematiche strettamente interconnesse, se si affronta il tema della cooperazione internazionale in maniera ampia e sistemica, risulta impossibile ignorare questi fenomeni che ne derivano o che ne stanno alla base, come ad esempio, oltre a quelli nominati, la crisi climatica. Per capire come agire riguardo alla cooperazione internazionale è fondamentale analizzare le cause e gli affetti della realtà che viviamo. Penso che se osserviamo bene ci possiamo rendere conto che il collegamento tra cause ed effetti della scarsa gestione delle tematiche collegate alla cooperazione internazionale è circolare. L’educazione alla cittadinanza globale per esempio può avere un effetto sui fondi per la cooperazione, questi a loro volta avranno un effetto sui progetti di cooperazione, i quali possono avere un impatto nella riduzione della necessità di fuggire dal proprio paese e via dicendo.
In questo documento che proposte concrete avete fatto ai candidati in merito alla partecipazione giovanile e alla cooperazione?
ZM: Ecco tutte le proposte che secondo noi e in qualche modo sono legate alla partecipazione giovanile, nonché i punti descritti nel nostro documento:
1) Potenziare gli investimenti nelle scuole e nelle istituzioni educative per offrire un'adeguata formazione su tematiche come cooperazione internazionale, sostenibilità e diritti umani.
2) Creare un forum annuale dei giovani sulla cooperazione internazionale, dove giovani provenienti da diverse realtà (scuole, associazioni, università, etc) possano esprimere le loro opinioni e partecipare alle decisioni riguardanti la cooperazione internazionale. Questi spazi possono far diventare i giovani protagonisti di un cambiamento nelle loro comunità al fine di contribuire alla costruzione di società solidali e attente alle tematiche globali.
3) Promuovere il coinvolgimento dei giovani nel volontariato internazionale per sviluppare competenze interculturali e personali, sostenendo scambi giovanili, programmi di volontariato e iniziative di solidarietà internazionale.
4) Promuovere e ampliare l’offerta degli sportelli per i giovani all’interno del territorio trentino. Spazi come “Civico 13”, rappresentano dei punti cardine all’interno della vita studentesca e dell’associazionismo, ma a volte depotenziati a causa di ridotte risorse economiche.
ER: Per quanto riguarda la cooperazione abbiamo cercato di insistere sull’importanza dell’aumento dei fondi a essa dedicati e sull’aumento della durata dei progetti finanziati, per permettere alle associazioni di avere effetti più profondi sulle comunità, rafforzando i legami e gli scambi reciproci. Inoltre abbiamo aggiunto una parte sul potenziamento di una realtà così unica e importante come il Centro per la Cooperazione Internazionale, e sulla valorizzazione delle competenze e delle esperienze sviluppate all’interno delle realtà trentine che si occupano di cooperazione. Nello specifico riguardo alla cooperazione le nostre raccomandazioni sono le seguenti:
1) Importanza e benefici della cooperazione internazionale per la comunità trentina e a livello nazionale.
1.1) Assicurare la realizzazione dell’obiettivo dello 0,70% del reddito interno lordo per la solidarietà internazionale, in linea con gli obiettivi internazionalmente concordati dall’Italia. La Cooperazione Internazionale è un elemento fondamentale delle relazioni internazionali e delle politiche di sviluppo capaci di coinvolgere le Istituzioni nazionali, cosìcome le Istituzioni e Comunità locali, come contributo efficace e risposta solidale per la giustizia sociale. Le risorse che attualmente mette a disposizione la Provincia Autonoma di Trento per la Cooperazione Internazionale sono assolutamente insufficienti per raggiungere gli obiettivi prefissati e inadatte a fronteggiare la crisi climatico-ambientale che rischia di allontanarci dalla realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Agenda 2030) come ben definiti nella Strategia Provinciale per lo Sviluppo Sostenibile - SproSS.
1.2) Valorizzare le esperienze e le competenze sviluppate dalle associazioni che si occupano di Cooperazione Internazionale tramite un maggiore scambio di idee e prospettive, attraverso il supporto all’organizzazione e alla promozione di giornate di restituzione e di percorsi di educazione alla cittadinanza globale nelle scuole secondarie di secondo grado.
1.3) Investire nella Cooperazione Internazionale come mezzo per diminuire l’instabilità a livello globale e come fonte di apprendimento di pratiche per la sostenibilità, specificamente nella gestione dei territori e di risorse scarse.
1.4) Potenziare il Centro per la Cooperazione Internazionale come supporto alle associazioni per la ricerca e la compilazione di bandi per progetti di cooperazione internazionale al fine di incrementare le offerte di lavoro da parte di associazioni e ONG, nonché di favorire progetti imprenditoriali a livello giovanile.
1.5) Creare bandi di media e lunga durata (5-10 anni) che diano alle associazioni la possibilità di creare una relazione intima e consolidata con il territorio e produrre un cambiamento strutturale.
Sulla base di questo documento, che avete inviato preventivamente ai candidati alle prossime elezioni provinciali, sabato 23 settembre avete chiesto ad alcuni di loro “Cos’è la cooperazione per lei e come vede il suo futuro?” Quali sono stati i temi e gli argomenti portati dai candidati che avete maggiormente apprezzato?
ZM: Prima di tutto è stato mostrato come i candidati si siano poco interessati a leggere il nostro documento, molti di loro si sono arrampicati sugli specchi dimostrando di non conoscere bene il tema. Forse è più facile dire cosa non ho apprezzato, non ho apprezzato parole random buttate lì con poca spiegazione come il discorso sul capitalismo di Grazia Francescatti di Unione Popolare, o i tentativi di parlare di geopolitica, Cina e Africa e poi scaricando tutto sull’Europa dicendo che siamo una goccia in mezzo al mare e senza l’Europa non si fa niente come ha detto il rappresentante del PATT Marchiori. Ho apprezzato invece l’intervento di Francesca Caprini della Coalizione Verdi Sinistra italiana che ha dimostrato conoscenza, interesse e sicuramente obiettivi e idee più simili a quelle che proponiamo, lei ha parlato di una Cooperazione Internazionale “Politica e politicizzata”, che sia insieme di politiche estere e coerente con ciò che facciamo sul nostro territorio, è necessaria una visione decolonizzata.
ER: Personalmente ho apprezzato molto chi ha dimostrato di comprendere la complessità della tematica, senza ridurla agli effetti evidenti sul nostro territorio, ma dimostrando la consapevolezza che non stiamo neanche parlando di qualcosa di astratto e lontano.
Cosa invece è mancato secondo voi?
ZM: È mancata conoscenza del tema, di dati alla mano, una conoscenza empirica, non sono quasi mai state citate organizzazioni che lavorano nei vari campi sia a livello internazionale, ma anche a livello locale, mi vien da dire che il percorso di conoscenza delle associazioni del trentino che abbiamo fatto noi dovrebbero farlo anche loro!
ER: Penso siano mancati spunti concreti e coraggiosi riguardo alle scelte politiche che la prossima giunta dovrà prendere. Oltre all’assenza concreta ed evidente di una importante fetta delle parti politiche candidate.
In sala quel giorno sì è sentito parlare ancora di “Paesi sottosviluppati” e di “Terzo Mondo”, concetti che nel campo della cooperazione internazionale sono stati superati da decenni, e che Emanuele, che il 23 settembre ha condotto la mattinata ha pubblicamente stigmatizzato. Secondo voi alcune rappresentazioni della cooperazione come una nuova forma di carità sono più di natura politica, generazionale o entrambe?
ZM: Sinceramente non vedo nessuna forma di carità, ho visto ignoranza camuffata da frasi o concetti che sentiremmo tranquillamente al bar leggendo il giornale con gli amici. Ho visto una distinta capacità oratoria nel parlare dell’argomento, da parte dei candidati presidenti Marini e Valduga, cosa che invece non ho visto nel candidato Sergio Divina, che ha dimostrato di essere incapace di rispondere ad una semplice domanda in 3 min, o forse non aveva nulla da dire e si è messo a parlare di cose assolutamente fuori luogo. In generale si ho visto politica certo, ma non il meglio della politica che mi aspetterei oggi alle provinciali del trentino, ci meritiamo più persone fresche e non tanto con infinite lauree ma con una conoscenza adeguata, per lo meno del territorio che si vuole andare a governare.
ER: Io penso che queste rappresentazioni, questi modi di descrivere alcuni concetti, siano di natura politica. In questo come in altri ambiti vediamo un rifiuto, spesso proveniente da una precisa parte politica, di modificare il proprio linguaggio per adattarlo alle nuove conoscenze e alle nuove sensibilità che nascono in una società in continuo mutamento. Le giustificazioni sono le più diverse, da un’assurda e unidirezionale difesa della libertà di parola, al “si è sempre detto così”. Un’altra giustificazione, ai miei occhi assolutamente sterile, è quella generazionale, non esiste un’età oltre la quale cada la responsabilità di adattare il proprio linguaggio per non ferire il prossimo, o per non cadere in una retorica colonialista, soprattutto se ci si sta candidando per ricoprire una carica istituzionale.
Indipendentemente dalle risposte e dalle dichiarazioni di intenti dei candidati, alla vostra domanda di raccontare lo spazio dedicato alla cooperazione nei programmi elettorali, in modo puntuale, hanno risposto in pochi…
ZM: CERTO! Hanno risposto punzecchiandosi a vicenda sulla lunghezza dei programmi elettorali degli avversari. Sinceramente nessuno ha dato una grande spazio nel proprio programma alla cooperazione o alle associazioni locali, c’è stato un accenno all’importanza dell’educazione ma le parole Cooperazione e\o Solidarietà Internazionale non sono emerse come avremmo voluto e purtroppo questo ci dimostra già che c’è poco di cui festeggiare.
ER: Vero, in particolare penso sia da segnalare l’assenza del presidente Fugatti o comunque di un qualsiasi rappresentante della Lega, nonostante i numerosi tentativi di invito. Assenza che non riguarda solo il nostro forum sulla cooperazione internazionale, ma anche altri dialoghi riguardanti temi cari alle nuove generazioni, come quello sull’istruzione e l’università o quello sulla crisi climatica, dibattito da mesi richiesto da parte della Rete Climatica Trentina.
Vi aspettavate che nessun rappresentante della Giunta in carica si presentasse all’evento, neanche la forza politica che oggi esprime l’assessore con competenze in tema di cooperazione allo sviluppo?
ZM: Sinceramente No, la sala era piena ma l’assenza assoluta dell’ala di centro- destra ha dimostrato una presa di posizione contro quelle che sono le nostre idee, forse anche paura di non riuscire a gestire un incontro con giovani menti oppure una certa sicurezza nel sapere che rivinceranno le elezioni oppure ancora, paura di perdere qualche voto.
ER: Sinceramente no, penso fosse difficile aspettarselo visto che siamo in campagna elettorale. Era più facile aspettarsi una strumentalizzazione che un boicottaggio. La spiegazione che mi sono dato è che su alcune tematiche il dibattito si sia polarizzato al punto che alcuni partiti siano arrivati a pensare che schierarsi apertamente come disinteressati, oppure ostacolare il dibattito, possa pagare in termini di preferenze elettorali. Lo stiamo vedendo anche a livello europeo, dove alcuni partiti di destra stanno costruendo le proprie campagne elettorali sul contrasto alle politiche di mitigazione ed adattamento alla crisi climatica, in difesa di una irrazionale e pericolosa libertà individuale.
A livello locale in questi anni i fondi e i bandi per la cooperazione internazionale sono stati tagliati e durante il primo assestamento di bilancio si è discusso dell’abolizione della quota fissa destinata alla cooperazione internazionale che ammontava ad uno 0,25%. Anche livello nazionale i fondi destinati alla cooperazione internazionale sono lo 0,3% e una gran parte viene destinata all’accoglienza. Siamo ancora molto distanti da quello 0,70 chiesto dalla Campagna 0,70 di FOCSIV, richiesta rinnovata anche nel vostro documento. Come mai secondo voi la cooperazione non è ancora considerata un investimento, ma solo una spesa?
ZM: Penso che la parola magica sia sempre ignoranza, il non sapere, l’aver paura di mettere il naso fuori, e pensare che da certi punti di vista siamo così all’avanguardia, così perspicaci eppure…
ER: Penso che, come accennato sopra, la questione derivi da una percezione parziale del fenomeno. La resistenza al dedicare una parte più cospicua di fondi alla cooperazione internazionale deriva dall’egoismo di chi etichetta come non necessario tutto ciò che non ha effetti diretti ed immediati sul territorio. É chiaro che, in una situazione di continua competizione, sotto tutti i punti di vista, tra gli stati nazionali, pensare al benessere di stati terzi diventa difficile. Così come in una situazione di continua rincorsa alle emergenze, in cui ci si ostina ad affrontare i problemi solo quando diventano troppo grandi per essere ignorati, non c’è spazio per la prevenzione, per investimenti che beneficerebbero il nostro paese solo come conseguenza dell’aver migliorato le condizioni di vita di altre popolazioni.
A prescindere da chi vincerà le elezioni, pensate di mantenere attivo un monitoraggio rispetto alle dichiarazioni di intenti fatte il 23 settembre e alle politiche di cooperazione che verranno (o non verranno) “messe in agenda”?
ZM: Assolutamente si, una parte della politica del trentino quel giorno ci ha fatto una promessa e noi vogliamo esserci per monitorare e dimostrare che Noi ci siamo e che crediamo fortemente nella Cooperazione trentina.
ER: Certo, il progetto a livello nazionale proseguirà anche per tutto il 2024, noi a livello provinciale abbiamo accelerato i tempi per adattarci ad un appuntamento così importante come quello delle elezioni, ma sicuramente il 23 settembre non segnerà la fine di questa campagna. Proseguiremo il nostro lavoro tramite l'advocacy e il monitoraggio sugli impegni presi dai candidati.
Vorrei salutarvi con un’ultima domanda: la giornata del 23 settembre vi ha più avvicinato o più allontanato dalla politica trentina?
ZM: Sicuramente ci ha avvicinato, loro sanno che ci siamo e noi abbiamo in qualche modo inquadrato chi è che intende governarci, a prescindere dai risultati e i feedback dell’incontro è stato comunque un bel passo avanti.
ER: Sinceramente io sono uscito motivato dalla sfida di cambiare la percezione riguardo a questo tema. Penso serva un bel lavoro di comunicazione per far comprendere che la cooperazione internazionale è fondamentale per prevenire le conseguenze peggiori delle grandi crisi del nostro tempo, dalle disuguaglianze alla crisi climatica.
Grazie mille del vostro tempo, del vostro impegno e del vostro importante contributo per una società civile trentina, più attenta, attiva e partecipe nelle scelte della politica.
Articolo uscito anche su Abitarelaterra.org
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