sabato 10 febbraio 2024

Di che colore è l'aria che respiri?

 

"Decresce troppo lentamente l’inquinamento atmosferico nelle città italiane mettendo a rischio la salute dei cittadini che cronicamente sono esposti a concentrazioni inquinanti troppo elevate". Era questa la sintesi del rapporto Mal’aria di città 2023 di Legambiente, l’annuale analisi sullo stato dell’inquinamento atmosferico delle città italiane capoluogo di provincia che, a partire dai dati ufficiali delle centraline di monitoraggio installate dalle autorità competenti nei diversi comuni, aveva fornito un quadro quanto più possibile completo su quello che era stato l’inquinamento atmosferico dell’anno del 2022. Quell'anno aveva mostrato delle criticità acute per alcune città, rappresentate dai giorni di sforamento del limite giornaliero per il PM10, stabilito in 35 giorni in un anno, in cui si è registrata una concentrazione media giornaliera di polveri superiore a 50 microgrammi/metro cubo e criticità meno evidenti, ma da attenzionare seriamente, per ciò che concerne la media annuale degli inquinanti tipici dell’inquinamento atmosferico quali le polveri sottili (PM10 e PM2.5) e il biossido di Azoto (NO2). Poco è cambiato nel corso del 2023 e adesso lo studio “Urgent Call to Ensure Clean Air For All in Europe, Fight Health Inequalities and Oppose Delays in Action”, pubblicato il primo di febbraio sull’International Journal of Public Health da un team internazionale di ricercatori (fra i quali l’italiano Francesco Forastiere dell’Imperial College Londonmostra le gravi conseguenze sulla salute delle persone (in particolare in l'Italia) che avrebbe il rinvio dei nuovi obiettivi di qualità dell’aria dell’Unione europea attualmente in discussione.


Considerando che gli attuali limiti agli inquinanti dell’aria come il particolato (PM2,5) e il biossido di azoto (NO2) sono lontani da quelli indicati dalle linee guida dell’OMS, la Commissione europea ha impegnato l’Unione a modificare l’obsoleta Direttiva sulla qualità dell’aria del 2008, strumento giuridico cruciale nella regolamentazione dell’inquinamento atmosferico negli Stati membri dell’UE, sottolineando “La necessità che la legislazione dell’UE si allinei agli studi scientifici e alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)”. La Direttiva, infatti, prevede valori limite di qualità dell’aria per PM2,5 e NO2 da raggiungere entro il 2030 addirittura doppi rispetto a quelli indicati dalle linee guida dell’OMS. Nel settembre 2023, il Parlamento europeo ha votato per l’allineamento alle linee guida dell’OMS entro il 2035, ma il Consiglio europeo (formato dai rappresentanti degli Stati Membri) sta ostacolando tale indicazione proponendo deroghe ampie e poco chiare che consentirebbero ad alcuni degli Stati membri di ritardare il raggiungimento dei limiti addirittura al 2040: questo porterebbe ad una Europa a più velocità, con cittadini destinati a vedere compromesso il loro diritto alla salute. 


Lo studio dell'International Journal of Public Health è stato rilanciato in Italia dal Comitato Torino Respira e da Cittadini per l’aria che evidenziano come nella ricerca sia stimata “In quasi 330.000 le vite umane che sarebbero sacrificate in Europa dal rinvio di 10 anni dell’adempimento ai nuovi limiti sulla qualità dell’aria" e "Dettaglia il costo umano per ciascun Paese Ue nel quale le concentrazioni medie di PM 2.5 oggi superano i 10 μg/m3: un terzo circa della mortalità aggiuntiva si verificherebbe solo in Italia”. Le due organizzazioni hanno ricordato che “In questa situazione, l’Italia ha sin dall’inizio osteggiato il testo della Direttiva formulato dal Parlamento, prediligendo, ancora una volta, compromessi politici che ostacolano la soluzione del grave problema dell’inquinamento dell’aria nel nostro Paese, mettendo a rischio la salute pubblica e l’ambiente: il rinvio al 2040 comporterebbe infatti la morte prematura di oltre 100.000 persone, come se una città come Piacenza o Novara o Ancona sparisse”. Attualmente il Governo italiano, e in special modo le Regioni della pianura padana, stanno assecondando politiche che mettono a rischio in particolare le persone più vulnerabili (malati, bambini e anziani). Se si considera che, già solo dall’inizio del 2024, in diverse città italiane e per molti giorni (prime fra tutte Milano e Torino) sono stati superati i limiti giornalieri indicati dall’OMS, è evidente come la tutela della salute sia messa a repentaglio e gli effetti di una proroga al 2040 dell’attuazione dei limiti dell'inquinamento dell'aria avrebbe conseguenze tragichePer il Comitato Torino Respira e Cittadini per l’aria è fondamentale “Che la posizione italiana nell’ambito dell’attuale negoziazione europea sia ridefinita garantendo il diritto costituzionalmente sancito alla tutela della salute umana”.


Secondo Roberto Mezzalama, presidente del Comitato Torino Respira “È molto grave che i presidenti delle regioni del nord Italia e i rappresentanti del Governo italiano abbiano chiesto il rinvio del raggiungimento dei limiti della nuova direttiva al 2040. [...] L’Italia sarà il Paese più colpito da questo ritardo e si pone al livello dei paesi dell’Est Europa che hanno sicuramente meno mezzi a disposizione per affrontare il problema”. Ad oggi l'assenza di piogge e l’andamento progressivo dell’inquinamento nella pianura padana richiederebbe ben altre decisioni come dimostrano anche le decisioni dei giudici torinesi di andare avanti con i processi per inquinamento ambientale a carico degli amministratori locali. Ogni proroga significa aumentare i rischi per la salute pubblica, l'aumento delle malattie, delle morti premature e dei costi sanitari per l’assistenza. Per questo secondo Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria, “L’attuale posizione dell’Italia è irresponsabile non solo per la richiesta di un rinvio che condanna a morte oltre centomila cittadini italiani ma, soprattutto, in quanto il rinvio richiesto – piegando per l’ennesima volta alla volontà politica il rispetto dell’evidenza scientifica e il diritto alla salute – ha il mero scopo di legittimare l’assoluta inazione che ormai da decenni caratterizza le politiche dell’aria in Italia dove, non solo non si fanno le cose che servono, ma assistiamo quotidianamente alla messa in campo di azioni gravemente controproducenti per sostenere interessi elettorali e/o piccole e grandi lobby a spese della salute dei cittadini”. 


Anche le implicazioni finanziarie sono rilevanti, poiché dobbiamo tenere presente che il costo dell’inazione è molto più elevato del costo dell’azione per ridurre l’inquinamento atmosferico. Per questo rinviare di 10 anni, dal 2030 al 2040, il raggiungimento dei nuovi standard di qualità dell’aria, come richiesto da alcuni paesi chiave come l'Italia in seno al Consiglio europeo, è inaccettabile.


Alessandro Graziadei

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