Singapore nelle scorse settimane ha approvato una serie di emendamenti alle leggi già esistenti per rafforzare ulteriormente i controlli sulle attività che finanziano direttamente o indirettamente la proliferazione e la vendita di armi e gli strumenti finanziari volti a eludere le sanzioni internazionali. Un passo importante per questa città-stato a sud della Malesia, che è oggi forse il più importante centro commerciale e finanziario del Mondo. Le modifiche, infatti, mirano a consentire a Singapore di rispondere ai requisiti aggiornati stabiliti dalla Financial Action Task Force (Fatf-Gafi), un organo di controllo globale sul riciclaggio di denaro e sul finanziamento al terrorismo. Singapore, ricordiamolo, è dal 1992 un membro del Financial Action Task Force creato nel 1989 in ambito Ocse con lo scopo di promuovere strategie di contrasto del riciclaggio di denaro a livello nazionale e internazionale. Secondo i nuovi standard stabiliti nel 2020, i Paesi che vi aderiscono e le rispettive aziende del settore privato devono valutare e mitigare i rischi di finanziamento della proliferazione di armi legati alle “potenziali violazioni, alla mancata attuazione o all’evasione delle sanzioni finanziarie mirate".
Le attività che possono sostenere direttamente o indirettamente la proliferazione di armi a Singapore hanno spaziato negli anni dal commercio di pietre e metalli preziosi, al prestito di denaro fino alla fornitura di servizi legali. “Oltre al settore finanziario, il Gafi ha sottolineato anche l’importante ruolo svolto da altri settori non finanziari nella lotta ai flussi di denaro sporco per la produzione di armi”, ha ricordato al Governo locale Rahayu Mahzam, parlamentare con delega a questo delicato tema nel ministero della Giustizia di Singapore, presentando il disegno di legge. Per questo e per evitare pericolose scappatoie la nuova legge ha aggiornato la definizione di prodotto prezioso, legandola non più solo a determinati metalli o alle pietre, ma anche ad altri elementi che ne influenzano il valore come il marchio e la lavorazione. D'ora in poi, dunque, Singapore considererà prezioso ogni prodotto con un prezzo superiore ai 20mila dollari locali (circa 14.900 dollari USA) e sarà vietato il rilascio di licenze o l'incarico di ruoli dirigenziali in attività di prestito di denaro e di prestito su pegno a persone già condannate per crimini finanziari.
Oltre alla pressione di organismi internazionali come Gafi e Fatf le nuove misure interne decise da Singapore arrivano dopo il clamore suscitato nella locale opinione pubblica dopo l'arresto, lo scorso 15 agosto, di 10 intermediari stranieri sospettati di essere coinvolti in un gigantesco caso di riciclaggio di denaro. Sempre lo scorso anno un trafficante di armi è stato arrestato per non aver dichiarato che stava lasciando Singapore con mezzo milione di dollari. Kyaw Min Oo, era stato arrestato insieme ad altri due connazionali, Wai Sar Tun e Win Myint, dopo che la polizia era stata avvisata che i tre birmani stavano tentando di portare fuori da Singapore oltre 20mila dollari. Tutti e tre sono stati condannati il 26 dicembre 2023 e Kyaw è stato riconosciuto come un trafficante d'armi al soldo dell’attuale regime militare del Myanmar, mentre Win è risultato essere stato direttore di cinque diverse aziende che si occupano di commercio di pezzi di ricambio per elicotteri e aerei, chiamate Asia Aviation Trading, Sky Avia Trading, Heli Asia Trading, Heli White Trading e Sky Union Trading, tutte registrate tra il 2014 e il 2017. Oggi gli Stati hanno la responsabilità primaria dell'applicazione della regolamentazione sulle armi e sul controllo delle attività degli intermediari e dei commercianti di armi che operano dal loro territorio nazionale o sono registrati presso le loro autorità nazionali. Tuttavia, non esiste sempre un accordo comune mondiale su quali tipi di attività costituiscono il commercio di armi, e manca spesso la trasparenza da parte di molti fornitori e destinatari di armi riguardo il valore e il volume delle loro esportazioni e importazioni di armi, il che rende difficile riferire dati accurati a livello globale.
Per questo è molto preoccupante il disegno di legge italiano che la Campagna di pressione alle “banche armate, promossa dalle riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia, ha portato la scorsa settimana all'attenzione dell'opinione pubblica italiana e che vorrebbe modificare la legge n. 185 (“Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”), legge che dal 1990 regolamenta le esportazioni italiane di armamenti. Col pretesto di apportare “alcuni aggiornamenti” alla legge per “rendere la normativa nazionale più rispondente alle sfide derivanti dall’evoluzione del contesto internazionale”, il nuovo Disegno di legge, per la Campagna, “Intende limitare l’applicazione dei divieti sulle esportazioni di armamenti, riducendo al minimo l’informazione al parlamento e alla società civile, e soprattutto, eliminare dalla Relazione governativa annuale tutta la documentazione riguardo alle operazioni svolte dagli istituti di credito nell’import-export di armi e sistemi militari italiani”. Per questo la Campagna ha predisposto sul proprio sito una “Lettera-modello” e ha invitato tutte le parrocchie, le associazioni e i correntisti ad inviarla alla propria banca dandone informazione. La Campagna ha condiviso e rilanciato anche l’allarme diffuso dalla Rete italiana pace e disarmo che ha subito denunciato con preoccupazione l’esito del voto in Commissione Affari esteri e Difesa del Senato e, insieme alle associazioni della Rete, sta predisponendo una forte mobilitazione nazionale per impedire che il commercio italiano di armi torni ad essere oggetto di una pericolosa opacità, che non favorisce certo la promozione della pace e della sicurezza comune, ma piuttosto alimenta guerre e violenze, sostiene le violazioni dei diritti e provoca morti innocenti in tante zone del Mondo.
Alessandro Graziadei
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