L'obiettivo 11 dell’Agenda 2030 mira a ridurre l'inquinamento pro capite prodotto dalle città, in particolare per quanto concerne la qualità dell'aria e promuove uno sviluppo urbano più inclusivo e sostenibile anche grazie a una pianificazione degli insediamenti partecipativa, integrata e sostenibile. L'Obiettivo 13, invece, mira all'adozione di misure urgenti e di impatto sostanziale per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze. Due Obiettivi che chiamano in causa anche la mobilità, la sua sostenibilità e la sua sicurezza, temi che da sempre sono al centro delle attività Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB), un’organizzazione ambientalista che ha tra le sue finalità principali la diffusione della bicicletta quale mezzo di trasporto ecologico, in un quadro di riqualificazione dell’ambiente (urbano ed extraurbano). Da oltre 40 anni a fianco di chi pedala anche a Trento e in Trentino c'è la FIAB Trento – Amici della bicicletta che nel nome della sostenibilità e della sicurezza ha organizzato la sua prima “Biciclettata di primavera” già nel lontano 21 marzo 1982. Li abbiamo incontrati!
Grazie per la disponibilità e cominciamo dai vostri 40 anni di storia. Perché nella primavera del 1982 nascono gli Amici della bicicletta della FIAB Trento?
FIAB: L’associazione “Amici della Bicicletta” nasce a Trento e in altre città del nord Italia all’interno del cosiddetto “Arcipelago Verde” attivo nei primi anni ’80, occupandosi prevalentemente di mobilità urbana. Il 21 marzo 1982 organizza la prima “Biciclettata di Primavera”, manifestazione pubblica per chiedere la realizzazione di piste ciclabili in città. Di pari passo, con il progressivo concretizzarsi del piano provinciale delle piste ciclabili, ne promuove la conoscenza organizzando escursioni giornaliere, avvalendosi anche del nascente servizio “Treno + Bici” di Ferrovie dello Stato. Nel 1989 è co-fondatrice, unitamente ad una decina di altre associazioni ciclo ecologiste, di FIAB (allora Federazione Italiana Amici della Bicicletta oggi Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Ente del Terzo Settore con personalità giuridica che riunisce 124 sezioni locali su tutto il territorio nazionale), con lo scopo di promuovere l’uso della bicicletta sia come mezzo di trasporto quotidiano per migliorare mobilità e ambiente urbano, sia per la pratica dell’escursionismo in bicicletta, vale a dire una forma di turismo particolarmente rispettosa dell’ambiente. Nel 2021 la nostra associazione, con l’iscrizione al RUNTS (Registro Unico Nazionale Terzo Settore), ha assunto la qualifica di Associazione di Promozione Sociale con la denominazione: “FIAB Trento – Amici della Bicicletta APS”.
Quali sono le vostre principali attività?
FIAB:
- Promozione del cicloturismo: viaggiare in bicicletta è una forma di turismo “leggero”, che non impatta in termini ambientali (spazio, inquinamento), consente di immergersi nella natura e di scoprire lentamente il territorio e le sue bellezze naturali, culturali ed artistiche, incontrando gli abitanti del posto e gustando le specialità eno-gastronomiche locali. Il cicloturismo, inoltre, è un “potente attivatore” di un circuito virtuoso che porta le persone, al ritorno da una ciclovacanza, a scegliere la bicicletta anche per i loro spostamenti quotidiani, con indubbi vantaggi per le nostre città. E questo è il principale obiettivo delle attività di FIAB: cambiare le città per renderle più vivibili e sane attraverso la mobilità ciclistica.
- La divulgazione e la realizzazione di percorsi ed itinerari passa anche da un sito dedicato bicitalia.org, un progetto di percorsi che attraversano tutta l’Italia e che oggi è diventato patrimonio della pianificazione delle ciclovie nazionali del Ministero dei Trasporti.
- Relazioni istituzionali e advocacy: FIAB porta avanti numerose campagne di sensibilizzazione tese a favorire l’utilizzo della bicicletta nel quotidiano e collabora con Enti ed istituzioni per portare avanti progetti e iniziative relative alla mobilità sostenibile e all’uso condiviso e inclusivo dello spazio urbano. A livello nazionale FIAB è attiva anche attraverso il suo Centro Studi e il Gruppo Tecnico, formato da esperti in vari settori (tecnico, giuridico, sociologico, ambientale) per dare supporto a Regioni, Province e Comuni, nella redazione di strumenti di pianificazione della mobilità ciclistica e del turismo in bicicletta. In particolare, con la rete ComuniCiclabili FIAB affianca le amministrazioni comunali nelle azioni per rendere le città “ciclabili”. Il Comune di Trento è attualmente l’unico nella nostra Provincia ad aver richiesto la certificazione Fiab di ComuniCiclabili, che rappresenta un importante stimolo per migliorare la ciclabilità della città in quanto consente agli uffici tecnici un dialogo costante e strutturale con il Gruppo Tecnico FIAB per migliorare l’efficacia degli interventi.
- Progetti di promozione della ciclabilità urbana: il progetto “bike to shop” promuove la mobilità sostenibile come opportunità di rilancio del commercio di prossimità, in quanto favorisce la riscoperta dei negozi di quartiere sostenendoli contro la concorrenza sempre più aggressiva del commercio online e della grande distribuzione. Una persona in bicicletta può, infatti, fare da sei ad otto commissioni in un’ora e quindi visitare altrettanti negozi, grazie alla sua mobilità, come dimostrato da ECF (European Cyclists’ Federation) che ha diffuso una pubblicazione dal titolo “Shopping by bike: Best friend of your city centre” dove sono riportati i dati relativi ai benefici indotti dagli acquisti effettuati da chi utilizza la bicicletta. Nei progetti di “bike to school” abbiamo lavorato e lavoriamo con alcune scuole superiori della città, sia partecipando a bandi del Comune, sia proponendo percorsi di alternanza scuola-lavoro. Le ragazze e i ragazzi che aderiscono al progetto si danno appuntamento in un luogo prestabilito e poi tutti insieme si recano a scuola in bicicletta o monopattino. Spazi, tempi e modalità sono scelti da loro in quanto il progetto è improntato alla filosofia “bottom-up” (dal basso verso l’alto), stimolando la partecipazione attiva e lo sviluppo delle competenze di cittadinanza. Alunne e alunni aderenti si occupano inoltre dell’implementazione operativa, del monitoraggio, della comunicazione all’interno e all’esterno dell’Istituto, nonché della programmazione dello stesso progetto nel lungo periodo con il supporto di Fiab Trento. Infine, il progetto “bike to work” intende spostare quote di mobilità dall’auto alla bicicletta, con un programma di cambiamento della visione collettiva di lavoratori pendolari (e aziende) verso gli spostamenti quotidiani in bicicletta. Stiamo attualmente dialogando con alcune realtà produttive per avviare il progetto. Il fatto che un’azienda incentivi i dipendenti ad andare a lavoro in bici ha effetti positivi sulla qualità del lavoro e sulla produttività generale. Per le/i dipendenti ci sono vantaggi in termini di salute, di benessere generale, di risparmio sui costi di trasporto.
Quale ruolo e quali proporzioni possono avere l’uso quotidiano e diffuso della bicicletta e il cicloturismo per proteggere l’ambiente, favorire la transizione energetica e contrastare la crisi climatica?
FIAB: L’uso quotidiano della bicicletta per i percorsi casa-scuola e casa-lavoro ha innumerevoli vantaggi per chi lo pratica, per la società e per l’ambiente. Chi lo pratica ha il vantaggio di svolgere l’attività fisica nelle attività quotidiane contribuendo alla tonificazione muscolare e a tenere sotto controllo eventuali problemi cardio-vascolari ed ha il vantaggio di ridurre il tempo dedicato allo spostamento perché non rimane imbottigliato nel traffico. Inoltre, percorsi ciclabili efficienti garantiscono spostamenti senza stress, con una serenità durevole nell'arco della giornata. La società ha il vantaggio che deve destinare meno spazio alle autovetture per le strade e i parcheggi potendo così ampliare la superficie da destinare a marciapiedi, parchi e giardini, plateatici per locali o altre attività, con minore impiego di personale della polizia locale oltre al grande vantaggio di un’aria più pulita che, a lungo andare, riduce il numero di persone e bambini affetti da problemi respiratori. L’ambiente ha il vantaggio di avere una minore concentrazione di inquinanti nell’aria, minore inquinamento acustico, minore possibilità di scontri stradali e, di conseguenza, minore probabilità di morti e feriti sulle strade. E’ indubbio che l’uso della bicicletta per gli spostamenti quotidiani in città e anche per il turismo contribuiscono alla transizione ecologica, un modello di società in cui le attività vengono svolte se sostenibili. Il cicloturismo, infatti, attraverso la pianificazione di percorsi ciclabili aiuta il recupero e la valorizzazione dei territori con un’operazione di riqualificazione ambientale che ne permette una nuova fruibilità sia per i turisti che per i residenti.
Un impegno civico, il vostro, che va oltre l’uso quotidiano della bicicletta per proteggere l’ambiente e contrastare la crisi climatica. Abbiamo visto che cerca anche di favorire relazioni istituzionali e advocacy. Nelle scorse settimane, per esempio, si sono svolte in oltre 40 città numerose mobilitazioni per fermare la revisione del Codice della strada avanzata dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Tantissime associazioni FIAB sono scese in piazza insieme ad altre organizzazioni e movimenti che in questi mesi si sono riuniti a livello locale e nazionale per promuovere la sicurezza stradale e la mobilità attiva. Con quali richieste e obiettivi?
FIAB: L’uso quotidiano della bicicletta per qualsiasi scopo non può essere relegato alla sensibilità o alla buona volontà dei singoli: è necessario che ci siano infrastrutture protette e prioritarie (dove necessario), servizi pubblici o privati, norme che agevolano tale uso in modo che la ritrosia di chi dice “vorrei, ma ho paura” possa essere vinta. Le modifiche al Codice della Strada introdotte nel 2020, tuttora vigenti, permettono di modificare le sedi stradali prevedendo corsie destinate alle biciclette e ai tricicli o quadricicli utilizzati dalle persone con disabilità, la creazione di zone scolastiche (strade con tutele attorno alle scuole) per dare piena attuazione allo scopo del Codice della Strada che è inserito nelle primissime parole: “La sicurezza e la tutela della salute delle persone”. Le “zone 30” che si stanno introducendo anche a Trento sono uno strumento normativo a disposizione dei Comuni che, perimetrata una zona, possono attuare al suo interno limitazioni della velocità, modifiche alle sedi stradali come quelle già sperimentate in via Zandonai, perché al primo posto deve esserci la sicurezza delle persone più vulnerabili che sono i pedoni, principalmente bambini e anziani. Le proteste delle sezioni FIAB mirano ad evitare che le modifiche introdotte nel 2020 vengano cancellate o, nei fatti, depotenziate.
Ma è vero che le modifiche proposte al Codice della Strada “depotenziano le norme sulla ciclabilità introdotte dalla legge 120/2020”?
FIAB: Sì. Le proposte non mirano solamente a cancellare le norme introdotte nel 2020, ma introducono penalizzazioni per pedoni e Comuni. Per esempio si vuole introdurre l’impossibilità di poter installare autovelox dove c’è un limite di velocità a 30 km/h presupponendo che tale limite sia impossibile da rispettare. Un recente monitoraggio della velocità a Gardolo (TN) ha rilevato il passaggio di un’autovettura a 120 km/h: si avrebbe il paradosso che chi attraversa una zona 30 a 120 km/h non possa essere multato. Questa forte contraddizione ci sembra sufficiente per capire l’assurdità delle proposte di modifica e la loro incongruenza rispetto alla finalità del Codice della Strada.
Tra le voci che in questi giorni stanno condividendo le vostre preoccupazioni ci sono anche quelle dei familiari di vittime di violenza stradale, che hanno lanciato un appello alla presidente Meloni, con una lettera e un toccante video pubblicato a ridosso delle manifestazioni.
FIAB: La vita è il bene più prezioso, per tutti, ed è drammatico pensare che si possa perderla o subire conseguenze permanenti con estrema facilità. Gli scontri stradali sono la prima causa di morte tra i 5 e i 29 anni, e a fronte degli oltre 3.000 morti/anno in Italia ci sono anche 17.000 invalidità gravissime che cambiano la vita delle persone coinvolte e delle loro famiglie.
Sappiamo che l’incidentalità in Italia è elevatissima. Leggo sul vostro sito che siamo a “Otto morti al giorno e costi per 30mld/anno, con il 71% degli incidenti che avviene in ambito urbano”. Si può ancora parlare sempre e solo di “incidenti” davanti alle tante vittime di violenza stradale?
FIAB: I dati che riportiamo sono dati Istat. Quasi tutti i media narrano gli scontri stradali come fatalità inevitabili. Non lo sono. Velocità, distrazione, mancato rispetto dei passaggi pedonali sono le cause del 95% degli scontri. Ma spesso vengono colpevolizzate le vittime, come nel caso del “ciclista che sbatte contro portiera”, mentre spesso si cercano attenuanti per il/la conducente “accecato dal sole” o che “a causa dell’asfalto bagnato” investe qualcuno. Lo stesso utilizzo del termine “incidente” è fuorviante in quanto lascia intendere che l’evento sia al di fuori del controllo umano: meglio quindi parlare di “scontri” o di vera e propria Violenza Stradale. Per una approfondimento sul tema rimandiamo al libro “Il Valore delle Parole” di Stefano Guarnieri. In molti Paesi d’Europa si lavora sulla comunicazione, soprattutto in ambito giornalistico con protocolli e indicazioni specifiche sulla corretta narrazione degli scontri stradali. Il ruolo dei media è infatti molto importante, in quanto hanno il potere di mettere a fuoco (o meno) un problema e di far in modo che se ne parli. Solamente quando si parla diffusamente (e correttamente) di un problema questo entra nelle agende politiche, ed è così che avviene il cambiamento.
La velocità, principalmente nei centri urbani e uno dei temi cardine delle vostre preoccupazioni, che hanno dato vita ad un dibattito, non sempre serio e documentato, attorno alle “Zone 30”. Facciamo un po' di chiarezza su questo tema partendo dal fatto che il limite a 30km/h non è una fissazione “antiautomobilistica”, ma è supportato da studi sulla mobilità e ha a che fare principalmente con la sicurezza e la vivibilità...
FIAB: Se una persona a piedi o in bicicletta viene investita da un’auto a 30 km/h, il rischio di morire è del 10%: equivale a una caduta dal primo piano. Al contrario se viene investita da un’auto a 50 km/h, il rischio di morire è superiore al 80%: equivale a precipitare dal terzo piano. La Città 30 riduce sia il numero di incidenti, perché si frena in tempo, sia la gravità degli incidenti. Detto questo, una “Zona 30” identifica una porzione di città al cui interno gli autoveicoli possono circolare alla velocità massima di 30 km/h. In genere sono le parti residenziali di un quartiere e le zone attorno alle scuole. All’interno delle zone 30 si possono introdurre colorazioni dell’asfalto per definire gli usi dello spazio (transito veicoli, giochi, socialità), ostacoli sulla carreggiata in vicinanza di attraversamenti stradali in uscita dai parchi o dalle scuole che limitano la velocità di transito dei veicoli a motore sempre nell’ottica della tutela delle persone. Non si tratta, quindi, di modelli che intendono vietare o penalizzare le auto, ma di interventi tesi a favorire tutti gli utenti della strada garantendo maggiore sicurezza per la mobilità sostenibile. Anche per le auto, la prospettiva sarà strade più sgombre con meno traffico e meno incidenti.
A proposito, a che punto è la ciclabilità di Trento e la sperimentazione delle zone 30 fatta in tre quartieri del Comune di Trento e soprattutto come cambia la vita in città a questa velocità?
FIAB: Una delle azioni previste dal Pums di Trento (Piano urbano della mobilità sostenibile) è la creazione di “Zone 30”, interventi di trasformazione dello spazio stradale che aumentano la sicurezza di tutti gli utenti e migliorano la qualità di vita nei quartieri residenziali con interventi di moderazione del traffico più facili da mettere in pratica e più economici rispetto alla realizzazione di nuove piste ciclabili. La decisione di pianificare le Zone 30 si basa sulla creazione di una nuova cultura della mobilità. Attualmente sono previste le zone 30 a Gardolo, Clarina e Mattarello. Il Comune di Trento prevede di svolgere un percorso di informazione e raccolta di osservazioni e suggerimenti prima di avviarla ufficialmente. Tale percorso è iniziato a Gardolo dove si sono svolte assemblee di presentazione, incontri partecipativi con la cittadinanza e le scuole per raccogliere indicazioni progettuali. In una prima fase, gli interventi saranno realizzati in maniera sperimentale con dispositivi removibili, per poter monitorare gli effetti sulla mobilità e sulla qualità della vita della cittadinanza coinvolta. Solo nel 2025, verranno eventualmente realizzati gli interventi definitivi che saranno ritenuti utili e vantaggiosi dalla stessa comunità.
In Europa esistono amministrazioni che hanno puntato su questo modello di vivibilità nei centri urbani. Con quali risultati?
FIAB: Di Città 30 si parla da oltre cinquant’anni e in Europa sono state adottate in modo diffuso e sempre con soddisfazione. Ad esempio a Graz, che l’ha istituita da più di trent’anni, il consenso che era molto basso alla sua introduzione, è diventato plebiscitario dopo soli due anni di sperimentazione. Il Parlamento europeo, con la risoluzione del 6 ottobre 2012 approvata quasi all’unanimità, ha proposto l’introduzione del limite a trenta orari in tutte le città europee dove siano presenti zone residenziali ed elevato numero di ciclisti e pedoni. Si tratta quindi di uno strumento consolidato, sperimentato e fortemente raccomandato e promosso dalle istituzioni UE . Ciò nonostante nel dibattito a cui si assiste sembra che manchi la conoscenza di cosa si intende per città 30 e perché sia così efficace. Esistono diverse statistiche relative a chi ha già introdotto le Città 30, da Grenoble a Graz a Bruxelles. Lo studio scientifico più completo è stato però condotto a Londra per vent’anni, dal 1986 al 2006 (Department of Public Health and Policy, London School of Hygiene and Tropical Medicine, BMJ 2009) e il risultato è stato in modo incontrovertibile il dimezzamento di morti e incidenti gravi (con risultati anche migliori per quanto riguarda i bambini). Sulla efficacia delle Città 30 in termini di aumento della sicurezza e rispetto delle indicazioni del PNSS 2030 non ci sono quindi dubbi: nessun altro intervento di miglioramento su scala urbana è equivalente. Chi contesta questa affermazione ritiene accettabile l’attuale numero di vittime.
Grazie mille per il tempo che ci avete dedicato e per averci spiegato cosa ruota attorno alla FIAB e a quell'acceleratore di opportunità e benessere che è la bicicletta.
Articolo di Alessandro Graziadei uscito anche su Abitarelaterra.org
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