sabato 15 giugno 2024

Le Filippine tra riciclaggio e riciclo

 

La seconda parte di questo 2024 sarà per le Filippine di grande importanza non solo sul fronte dei due conflitti interni in corso, ma anche sul piano dei rapporti internazionali. L'ombra della Cina costringe il Governo di Manila ad una sempre più stretta adesione agli impegni globali decisi dalle diplomazie e dalle organizzazioni internazionali, per non ritrovarsi isolata dal punto di vista politico e commerciale. Per questo quest'anno tra le priorità del presidente Ferdinand Marcos Jr c'è l’esclusione del suo Paese dall'elenco dei Paesi indicati a livello internazionale dal Financial Action Task Force (il Gruppo d’azione finanziaria internazionale o GAFI) come un centro di riciclaggio di denaro, carente anche nei controlli sul finanziamento al terrorismo. Il GAFI è un’organizzazione interstatale internazionale fondata dai membri del G8, conta oggi 39 aderenti, di cui 37 Stati indipendenti e due organismi regionali (la Commissione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo), e redige gli standard internazionali per la lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, standard fino ad oggi mai superati da Manila. Questa brutta qualifica ha rallentato lo sviluppo di investimenti e solide relazioni internazionali ed aveva portato nel giugno del 2021 il GAFI a  chiedere a Manila di risolvere le carenze riscontrate. In questo senso era arrivato anche l'invito del Fondo monetario internazionale (IMF) a un maggiore impegno per risolvere gli otto punti ancora mancanti del programma di regolarizzazione: tra questi i controlli inadeguati sulle irregolarità dei casinò e la carente registrazione di iniziative non finanziarie (ad esempio le gioiellerie) o di professionisti come avvocati e contabili.


L’insistenza del GAFI è soprattutto su una più precisa individuazione e persecuzione legale del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo, che nelle Filippine sono andati radicandosi con l’estendersi di attività mafiose e criminose locali basate sull’utilizzo delle piattaforme social, delle criptovalute e dell’azzardo. Nell’arcipelago, ancora oggi, esiste una forte resistenza riguardo alle leggi anti-riciclaggio e anti-corruzione e agguerrite lobby criminali e imprenditoriali sono impegnate a contrastare un possibile maggiore controllo sulle transazioni bancarie. Questa situazione, per esempio, ha permesso che nel 2016 ben 81 milioni di dollari prelevati dal conto della Banca centrale del Bangladesh presso la New York Federal Reserve scomparissero dopo essere stati dirottati verso due casinò e un operatore turistico nelle Filippine. Ma attualmente per Manila, rispettare entro quest'anno le richieste internazionali (già prorogate dal 2023 al 2024), è un'urgente necessità anche per rendere più agevoli le rimesse di milioni di filippini espatriati ed ora residenti all'estero o migrati temporaneamente per lavoroLa richiesta di un maggiore impegno su questo fronte lanciata nelle scorse settimane dal Presidente filippino interessa soprattutto l’Ufficio delle Dogane, la Società filippina per lo Svago e il Gioco e il Consiglio Anti-terrorismo, oltre ovviamente Il Consiglio anti-riciclaggio del Paese. 


Ma il nuovo impegno contro il riciclaggio del denaro non possono essere vantate dal Governo di Marcos Jr anche nel riciclaggio della plastica! L'inquinamento derivato dall'impossibilità di selezione e riciclo della plastica è un problema che non coinvolge solo le città e i suoi villaggi, ma anche le acque interne, da dove la plastica si riversa poi nel mare. Già prima della pandemia da Covid-19 l’arcipelago aveva superato di tre volte l'India nella classifica dei Paesi responsabili del maggior inquinamento marino da plastica con il 36,38% di scarichi in mare stimati. Dal 2017, secondo i dati della ong Earth.org, il fiume Pasig che attraversa Manila è il più inquinato al mondo e finisce per scaricare tutti i suoi rifiuti in un mare noto per la biodiversità e al vertice del Triangolo del corallo, un’area di quasi 20mila km2 di barriere coralline, altamente sensibili ai fattori inquinanti. Inevitabilmente, la minaccia non riguarda solo la tutela dell'ambiente, ma sempre più direttamente la salute dei filippini, visto che la metà del pesce utilizzato per l’alimentazione umana nel Paese è oggi contaminato da microplastiche. 


Che fare? Le iniziative di sensibilizzazione finora attivate si sono concentrate su un consumo minore di plastiche e il loro smaltimento. La prima iniziativa è sicuramente ostacolata dalla povertà in cui versa almeno il 20% della popolazione, con un'altra buona percentuale di filippini poco al di sopra del livello di sussistenza. La necessità per queste persone di far acquisti di proporzioni ridotte porta alla produzione e allo smercio di un numero infinito di contenitori e imballaggi di piccole dimensioni. La seconda è imputabile ad un grave ritardo delle amministrazioni locali e nazionali. Come sottolineato dalla Philippine Alliance for Recycling and Materials Sustainability l’Alleanza filippina per il riciclo e la sostenibilità dei materiali, “Il 70% dei filippini non ha accesso a discariche adeguate e quindi abbandona la plastica nell’ambiente. Le leggi in vigore, a partire da quella sulla Gestione dei rifiuti (Waste Management Act) del 2001 sarebbero adeguate, ma sono spesso inattuate e sicuramente hanno mancato finora tutti i loro obiettivi”. Attualmente manca ancora lo sviluppo di un'industria e di una filiera del riciclo capillare che di fatto nega ai cittadini dell'arcipelago una soluzione almeno parziale dell’inquinamento da plastica e toglie al Paese una risorsa altrove importante, come il suo recupero sotto diverse forme all'interno di un'economia più circolare. A questa deriva, poi, non è estranea la pressione dei produttori sui consumatori, che a loro volta mancano di adeguata sensibilizzazione. Quanto basta per augurare a Manila un 2024 all'insegna del riciclaggio e del riciclo.


Alessandro Graziadei

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