“L'estate sta finendo e un anno se ne va” o quasi e si porta in dote un'altra stagione estiva record per il turismo. Già lo scorso anno in Italia questo settore aveva raggiunto e superato i livelli pre-Covid con oltre 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze negli esercizi ricettivi. Una buona notizia dal punto di vista economico, più critica dal punto di vista ambientale, in particolare nella gestione dei rifiuti urbani, perché questo incremento di turisti e quindi di rifiuti provoca spesso un peggioramento delle capacità di garantire un’adeguata raccolta e un efficace smaltimento della differenziata, soprattutto nei piccoli centri scarsamente popolati. Secondo un’analisi condotta dall’Ispra e relativa al 2022, (anno turisticamente meno impattante rispetto agli ultimi due) l’incidenza della produzione urbana di rifiuti dovuta alle nuove presenze stagionali si attesa a quasi 10 chilogrammi per abitante. Una cifra media che non restituisce la dimensione del problema soprattutto in quei Comuni e quelle Regioni che nei mesi della stagione turistica arrivano a presenze e produzioni di rifiuti anche cinque volte superiori alle media. Un caso su tutti è il Trentino Alto Adige, dove l’impatto del turismo sui rifiuti arriva addirittura a 58 chilogrammi per abitante. Sul lago di Garda, per esempio, la multiutility che gestisce il servizio di igiene urbana, Garda Uno, analizzando i dati sempre del 2022 rivela che se “A febbraio si producono 43 Kg di rifiuti al mese per ogni abitante e la differenziata media è del 79%, ad agosto - con il picco turistico - si sale a 64 Kg/abitante/mese e, non a caso, la quota di differenziata scende al 71,6%”.
Che fare? Quest'estate le soluzioni adottate dai Comuni a più alto valore turistico sono state il potenziamento del servizio porta a porta, l’apertura straordinaria delle isole ecologiche e l’introduzione di postazioni mobili di raccolta accompagnate da numerose attività di comunicazione. Molte campagne informative comunali multilingue, mirate soprattutto ai turisti stranieri, hanno aiutato a non far abbassare la quota di raccolta differenziata nonostante il complessivo aumento dei rifiuti urbani. Una mossa efficace visto che nel 2023 la componente turistica straniera ha superato quella degli italiani e si è attestata sul 52,4% delle presenze negli esercizi ricettivi. Un importante ruolo è stato giocato anche dalla tecnologia, ad esempio dall’app multilingue Juncker che permette a tutti gli utenti, permanenti o temporanei che siano, di avere accesso alle regole, sempre aggiornate e geolocalizzate, sulla raccolta differenziata del Comune in cui ci si trova. Purtroppo non sempre il “problema” sono solo i turisti e i rifiuti urbani. Per esempio nel territorio comunale di Fucecchio (FI), in prossimità di importanti aree produttive, solo nell’ultimo anno si sono registrate 350 segnalazioni, di cui 136 relative ad abbandoni importanti di rifiuti non urbani. Ad inizio estate Alia Multiutility, il gestore unico e interamente pubblico dei servizi d’igiene urbana della Toscana centrale, ha rimosso 4.420 chilogrammi di scarti tessili tra i due ponti che attraversano il torrente Vincio e il canale Maestro e oltre 30 chilogrammi di taniche abbandonate, contaminate da mastice e altri prodotti chimici.
Gli scarti tessili e di lavorazione abbandonati, purtroppo, contribuiscono in maniera significativa all'inquinamento del suolo e delle acque, favorendo incendi e la proliferazione di insetti e parassiti dannosi per la flora e la fauna locale. Questi rifiuti, inoltre, classificati come speciali e pericolosi, richiedono spesso analisi chimiche e tempi di gestione più lunghi rispetto ai rifiuti ingombranti o urbani. Per Emma Donnini sindaca di Fucecchio “L'abbandono dei rifiuti è un reato penale, sia che venga commesso da un'azienda che da un privato cittadino. La normativa prevede anche un inasprimento delle pene per chi abbandona rifiuti. È importante rafforzare i controlli sul territorio, ma anche promuovere una cultura del rispetto dell'ambiente e degli spazi pubblici, educando le giovani generazioni alla cittadinanza attiva. La deterrenza e le sanzioni sono importanti, ma da sole non sono sufficienti”. Per contrastare il fenomeno anche qui è ormai fondamentale la tecnologia e la collaborazione dei cittadini che possono segnalare abbandoni di rifiuti attraverso Aliapp, la nuova app di Alia che permette in pochi secondi di geolocalizzare e allegare documentazione fotografica dei rifiuti e permette di richiedere servizi e ritiri a domicilio e di gestire le proprie utenze direttamente dallo smartphone. Tutti ottimi sistemi che chiamano in causa i cittadini, ma nel cammino verso un'economia sempre più circolare e con meno rifiuti una parte importante non possono non giocarla gli attori politici. Come?
Negli scorsi mesi l’Agenzia europea dell’ambiente (European Environment Agency, EEA) ha lanciato l'ennesimo allarme sui danni ambientali e anche per la salute provocati dall’odierno mercato della plastica, dall’altro, ha ricordato che a livello comunitario si deve fare di più per abbattere i livelli di inquinamento e di emissione di gas climalteranti che la lavorazione della plastica porta con sé. L’Agenzia dell’Unione europea, il cui compito è fornire informazioni indipendenti e qualificate sull’ambiente, ha pubblicato in merito un dettagliato studio da cui emerge che “Il consumo di plastica in Europa è ancora troppo elevato e continuerà ad aumentare nei prossimi anni e che la produzione di questo materiale genera inquinamento, il suo scorretto smaltimento rende mari e spiagge saturi di rifiuti plastici e sono sempre più elevati i livelli di micropalstiche nell'ambiente e nel sangue”. Che fare? Per l'EEA occorre puntare su “La circolarità della materia plastica, che sta aumentando, ma ancora troppo lentamente”. Lo sviluppo di un’economia circolare è fondamentale per rendere la plastica più sostenibile e per l'agenzia “Questa è stata una priorità politica chiave per l’Ue, facilitata dalla direttiva sulla plastica monouso e il piano d’azione per l’economia circolare, ma sono ancora necessari ulteriori sforzi da parte di un’ampia gamma di parti interessate, tra cui l’industria, le Ong, le comunità di ricerca e il settore pubblico”. Per gli autori dello studio non è impossibile porre un argine concreto a questo genere di inquinamento: “I modi per aumentare il tasso di utilizzo circolare dei materiali per la plastica includono l’eliminazione dei prodotti di plastica problematici ed evitabili, una migliore progettazione e meccanismi di smistamento e investimenti in una maggiore capacità di riciclaggio”. Ai nostri neoeletti europarlamentari spetta accelerare queste pratiche, lobby e volontà personali permettendo.
Alessandro Graziadei
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