Ogni volta che penso e vedo le tante applicazioni quotidiane che facciamo dell'acciaio non posso non pensare all'Ilva di Taranto e a come sulla pelle dei cittadini di Taranto il ricatto dello sviluppo scorsoio e soprattutto l'esigenza di un lavoro, abbia messo in scacco ambiente e salute attraverso una spirale dove ogni scelta possibile, anche la migliore, ha delle ricadute negative. Se nel 2019 la Corte europea dei diritti dell'uomo aveva già accertato come l'acciaieria provocasse "Significativi effetti dannosi sull'ambiente e sulla salute degli abitanti della zona", a fine giugno la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha preso posizione con una sentenza che stabilisce la supremazia del cittadino su quella della produzione e del fatturato stabilendo finalmente che “Se presenta pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e per la salute umana, l’Ilva può essere fermata”. L’acciaieria di Taranto, la seconda più grande d’Europa, può quindi chiudere i battenti, almeno temporaneamente. Il pronunciamento della Corte di giustizia dell’Unione è forse l’ultimo tassello di una storia travagliata e apparentemente senza fine. Adesso spetterà ai giudici italiani fare le valutazione del caso e procedere alle decisioni necessarie per attuare la sentenza. Ma mentre i giudici del Lussemburgo hanno tracciato la via da seguire in materia di diritto, è naturale chiedersi se esiste un'alternativa capace di coniugare salute e lavoro in materia di acciaio.
Una risposta è contenuta nel documento “Cleaning up steel in cars: why and how?” pubblicato sempre a giugno da Transport & Environmment (T&E). Per l'ong “L'acciaio prodotto con idrogeno verde e forni elettrici ad arco, o ricavato da rottami, può ridurre le emissioni di CO2 della produzione di automobili in Europa di 6,9 Mt nel 2030. Ciò equivale a evitare le emissioni annuali di 3,5 milioni di auto alimentate da combustibili fossili. L'impatto climatico della produzione di automobili è sempre più al centro dell’attenzione, dato che le emissioni dei gas di scarico andranno riducendosi tendendo allo zero”. Per T&E, l'acciaio verde dovrebbe avere un impatto sul clima compreso tra 50 e 400 kg di CO2 equivalente per tonnellata di acciaio prodotto rispetto ai 1.800 - 2.250 kg di CO2 equivalente per tonnellata della produzione di acciaio convenzionale. Questa analisi basata sullo studio “The use of Green Steel in the Automotive Industry” ci fa capire che “Un impiego del 40% di acciaio verde, sul totale dell’acciaio impiegato per la produzione di un’auto elettrica (BEV), comporterebbe un aggravio di soli 57 euro sul prezzo di listino del veicolo. Il passaggio al 100% di acciaio verde entro il 2040 comporterà un costo ancor più ridotto, di soli 8 euro rispetto all'utilizzo di acciaio convenzionale”. Com'è possibile? Grazie alle tasse sulle emissioni di CO2 e al calo dei costi di produzione dell'acciaio verde. Il settore automobilistico è in grado di generare e sostenere questa domanda, poiché attualmente consuma il 17% dell'acciaio nell'Unione, ma per T&E perché i miliardi di euro di investimenti necessari per la produzione di acciaio low-carbon siano davvero investiti, occorrono prospettive di mercato solide e affidabili per i produttori. Serve quindi un mercato guida per l’acciaio verde.
T&E chiede per questo ai legislatori europei di “Contribuire alla creazione di un mercato guida per l'acciaio verde in Europa, fissando, a partire dal 2030, obiettivi per le case automobilistiche, affinché ne utilizzino una quantità progressivamente crescente nelle nuove auto”. Per Andrea Boraschi, direttore dell'ufficio italiano di Transport & Environment, “Il settore automobilistico è il secondo più grande consumatore di acciaio, ed è ben posizionato per essere un mercato guida per l'acciaio verde in Europa. Il valore relativamente elevato delle automobili, in particolare dei marchi più attivi sui segmenti premium, rende l’impiego di acciaio verde un costo aggiuntivo davvero irrisorio rispetto al valore del bene, ed è un costo destinato a essere progressivamente riassorbito”. Se veramente incentivare l’uso di acciaio verde costa meno del cambio di pneumatici per ogni singolo veicolo, l'Europa ha oggi l'opportunità di costruire un'industria dell'acciaio verde sapendo fin d'ora che il costo aggiuntivo per l’impiego di questo materiale sarà trascurabile fino a divenire, col tempo, più economico della versione convenzionale più inquinante. Certo prima “Abbiamo bisogno di legislatori che avviino il passaggio all'acciaio a basso contenuto di carbonio nell'industria automobilistica” ha concluso Boraschi. Sulla base del monitoraggio contenuto nel rapporto T&E “L'Europa sarà in grado di produrre fino a 172 milioni di tonnellate l’anno di acciaio a basso tenore di carbonio entro il 2030. Questo quantitativo sarà più che sufficiente per soddisfare la domanda totale di acciaio del settore automobilistico, che nel 2022 ha consumato 36 milioni di tonnellate”, senza contare che la prevista riduzione di peso delle auto nel prossimo decennio diminuirà l'uso dell'acciaio nel settore automobilistico.
Se almeno il 40% dell'acciaio delle nuove auto sarà veramente verde entro il 2030, per poi salire al 75% nel 2035 e al 100% nel 2040, avremmo contenuto le emissioni di uno dei settori più critici per la nostra impronta ecologica e per il nostro fragilissimo equilibrio climatico. Se le case automobilistiche, in assenza di leggi ed incentivi (per quanto minimi) avranno il coraggio di porsi un obiettivo medio di impiego di acciaio verde applicato alle loro filiere, quindi a tutte le loro nuove auto, consentendo così di orientare la produzione e di assorbire i costi iniziali d’investimento, soprattutto attraverso i modelli premium, questo è ancora tutto da capire. Per questo questo secondo T&E l'obiettivo principale in questo momento è introdurre quest'obbligo fin d'ora attraverso la legge e in particolare attraverso la Direttiva UE sui Veicoli fuori uso (ELV), attualmente in fase di revisione da parte dei legislatori europei. Non ci resta che sperare che, alla luce dei costi non insostenibili per la lobby dei motori, la strada che ci porterà verso un acciaio finalmente più sostenibile, a Taranto, come in tutta Europa, sia in discesa!
Alessandro Graziadei
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