domenica 21 ottobre 2012

Foie gras: quanta sofferenza riesci ad ingoiare?


Molte ore di conversazioni registrate sotto copertura, 10 ore di filmati e 153 fotografie scattate in allevamenti tradizionali, 4 nel sud della Francia e 5 in Catalogna. Così Animal Equality il 4 ottobre ha portato alla luce quanta sofferenza riescono ad ingoiare anatre e oche destinate alla produzione del foie gras, documentando cosa realmente avviene negli allevamenti dei pochi Paesi europei che ancora producono il ricercato paté, cioè Francia (con più di 20.000 tonnellate all’anno ottenute dalla macellazione di circa 700 mila oche e 37 milioni di anatre), Spagna, Bulgaria, Belgio e Ungheria unici membri della Federazione Europea del Foie Gras, formatasi nel 2008. In Italia, nonostante la produzione di foie gras sia stata vietata dal marzo del 2007 come in moltissimi altri paesi (Lussemburgo, Norvegia, Germania, Svizzera, Danimarca, Olanda, Repubblica Ceca, Finlandia, Polonia, Regno Unito, Svezia, Austria…) è ancora legale l’importazione e la vendita.
Ma cosa contraddistingue e rende particolarmente odiosa questa produzione rispetto ai diritti di milioni di animali che spesso in condizioni non dissimili vengono macellate nel mondo? In ognuno degli stabilimenti visitati nella realizzazione del dossier, Animal Equality ha documentato scene raccapriccianti di violenza fisica e sofferenza psicologica su oche e anatre. “Le anatre sono alimentate a forza mediante un tubo metallico che dall’esofago arriva allo stomaco” ha affermato Francesca Testi, portavoce di Animal Equality in Italia. “Il semplice atto di forzare l’alimentazione, come è evidente dal sangue sull’apparecchio, è un trauma che porta infiammazione e, quindi, dolore e infezioni. Il fatto che ci sia stato detto il sangue non è un problema riflette l’incapacità, di chi lavora in quest’industria, di riconoscere la sofferenza” di animali “confinati in minuscole gabbie, affetti da stress e depressione, oppressi da problemi respiratori e di deambulazione per le abnormi dimensioni raggiunte dal fegato e spesso maltrattati gratuitamente e lasciati morire senza cure”, come dimostrano alcuni video sul sito italiano.
Tutto qui? Non proprio! “Le anatre e le oche in tutti questi stabilimenti - hanno spiegato con dovizia di immagini e filmati gli animalisti - subiscono in particolare l’agonia giornaliera dell’alimentazione forzata che consente agli allevatori di ottenere dalla lipidosi epatica, una malattia indotta negli animali, fegati grassi e commerciabili”. Questa pratica con ingestioni forzate due volte al giorno per le oche e fino a quattro volte al giorno per le anatre e conosciuta anche col nome di gavage, fa sì che il fegato di questi animali si ingrossi fino a 10 volte la misura normale, acquisendo un colore giallastro, una forma tondeggiante e una consistenza pastosa. Il fegato per essere “pronto” deve, infatti, raggiungere un peso ideale che oscilla tra i 500 e i 600 grammi e raggiunto tale peso, l’animale può essere macellato.
Anche questa pratica, come avviene per altre specie animali in moltissimi mattatoi, dove lavorano con turni massacranti operai scarsamente qualificati, viene eseguita senza alcun riguardo per l’animale. “Tutto questo processo di uccisione - ha raccontato un investigatore che ha contribuito alla costruzione del dossier - è molto meccanizzato: semplicemente entravano animali vivi e uscivano oggetti inermi, uno dopo l’altro, uno dopo l’altro… Documentammo come alcune anatre passavano vari secondi, a volte persino qualche minuto, scalpitando senza sosta, dimenandosi dopo essere state sgozzate. La lotta delle anatre per la sopravvivenza era qualcosa che poteva anche essere udito. Il suono provocato dai colpi effettuati con le loro zampe contro il metallo era sconvolgente. La sua intensità si riduceva, poco a poco, cominciando come un grande strepito e terminando con un lieve tintinnio, man mano che la loro vita si spegneva”. “Fui anche testimone di qualcosa che mi rimase ben impresso negli occhi: i grani di mais non smettevano di uscire dagli stomaci delle anatre nel momento in cui venivano uccise. Erano letteralmente sature dell’alimento che erano state obbligate ad ingoiare. Il mais si mescolava con il sangue delle anatre, e schizzava sulle pareti e sul pavimento formando uno strano miscuglio”.
Se l’allevamento tradizionale si presuppone garantisca “le più alte condizioni di benessere” per gli animali allora ci eravamo sbagliati. “In Italia la produzione di foie gras è stata vietata nel 2007 tramite un decreto legislativo che ha definito l’alimentazione forzata come una tortura. Tuttavia la distribuzione in Italia continua ancora oggi, ponendo il nostro paese in una posizione di incoerenza con quanto affermato nel decreto legislativo”, ha affermato sempre la Testi. Per questo Animal Equality ha lanciato anche in Italia una campagna per chiedere a diverse catene di supermercati come Auchan, Bennet, Conad, Coop, Esselunga, Sma e Super Elite di rivedere le scelte aziendali in merito alla distribuzione di foie gras, fornendo dichiarazioni pubbliche ed ufficiali che annuncino la cessazione immediata della vendita di un prodotto ottenuto con così tanta violenza sugli animali.
Sul piano internazionale gli animalisti chiedono attraverso una petizione a John Dalli, Commissario Europeo per la Salute e la Politica dei Consumatori, di presentare una proposta di legge che vieti l’importazione e la vendita nell’Unione Europea di prodotti animali provenienti dall’alimentazione forzata, come quella recentemente approvata nello stato della California. Anche per questo il 17 ottobre è stata organizzata al Parlamento europeo, con il supporto di Compassion in World Farming, Four Paws International, Humane Society International, L214 e la World Society for the Protection of Animals, la conferenza “Foie gras: cosa mangiano i consumatori e cosa non dicono i produttori”, in concomitanza con un banchetto di promozione del foie gras organizzato da un eurodeputato francese.
Del resto già nel 1998 l’Ue attraverso gli studi del Comitato Scientifico per la Salute e il Benessere degli animali, pubblicò un rapporto dove si concluse che l’alimentazione forzata per la produzione di fegato grasso era dannosa per il benessere dei volatili. È forse ora di dar seguito a queste dichiarazioni in maniera concreta anche in sede europea facendo proprio l’adagio di Michal Pollan nel suo famoso libro Il dilemma dell’onnivoro: “Voi potete votare con la forchetta per un mondo migliore”.
Alessandro Graziadei

Nessun commento:

Posta un commento