sabato 3 novembre 2012

Italia: sommersa da rifiuti e multe


La cattiva gestione dei rifiuti ha lasciato una macchia indelebile sul territorio italiano e “lavarla” potrebbe costarci caro. Risale, infatti, all’aprile 2007 (.pdf) la sentenza con cui l’Italia è stata riconosciuta responsabile dalla Corte di giustizia europea della presenza sul suo territorio di centinaia di discariche illegali e omessi controlli nella gestione dei rifiuti. A seguito di questa sentenza la Commissione Europea ha inviato all’Italia, nel febbraio 2008, una lettera di costituzione in mora e, nel giugno 2009, un parere motivato, segnalando che la violazione sistematica e generalizzata constatata dalla Corte di giustizia era ancora in corso. Nel giugno 2011 la Commissione ha chiesto all’Italia di presentare un calendario credibile per la regolarizzazione di tutti i siti in questione entro un lasso di tempo ragionevole, ma nonostante siano stati compiuti alcuni progressi significativi è chiaro che i problemi nella gestione del ciclo e dello stoccaggio dei rifiuti persistono in quasi tutte le regioni italiane.
Così, lo scorso 24 ottobre, la Commissione Europea ha chiesto alla Corte di giustizia dell’Unione Europea di deferire il nostro Paese che potrebbe essere condannato a pagare una multa di 56 milioni di euro e un’ammenda giornaliera di 256.819 euro “fino al giorno della regolarizzazione dell'infrazione” per il mancato rispetto di quella sentenza visto che, si legge in una nota diffusa da Bruxelles, “le misure attualmente in vigore non sono state ancora sufficienti per risolvere il problema a lungo termine”. Nello specifico le discariche da bonificare, secondo la Commissione, sono 255, di cui 16 contenenti rifiuti pericolosi. Nonostante gli impegni presi nel 2007, ha evidenziato la nota, “solo 31 discariche problematiche saranno bonificate entro la fine del 2012 e un calendario completo per l’ultimazione dei lavori è stato programmato solo per 132 discariche” . Inoltre, la Commissione fa sapere di non disporre, ad oggi, “di informazioni da cui risulti che l’Italia abbia istituito un sistema di controllo adeguato per evitare l’apertura di nuove discariche illegali”. La decisione è dunque un chiaro sollecito, se non un ultimatum, ad agire urgentemente e bonificare centinaia di discariche illegali pericolose per la salute.
“Sulla questione rifiuti stiamo andando a una condanna definitiva, nonostante siano anni che l’Unione Europea ci rinnovi la richiesta di intervenire - ha dichiarato Stefano Leoni, presidente del Wwf Italia - 255 discariche sparse in tutto il Paese sono tante e ci mettono di fronte al fatto che si tratta di un problema nazionale e non di qualche regione isolata. Ma in tutto questo tempo non si è fatto nulla per cambiare la situazione”. “A questo punto devono intervenire il Governo e il Parlamento, riformando una disciplina che oggi favorisce solo lo smaltimento o l’incenerimento - ha continuato Leoni -. Occorre introdurre un regime fiscale che favorisca la il riciclaggio, ed eliminare sussidi nocivi come quello ai termovalorizzatori.”
Sulla maxi multa inflitta al Belpaese sommerso dai rifiuti è intervenuta anche Legambiente: “Era del tutto prevedibile” ha dichiarato a caldo Stefano Ciafani, vice-presidente nazionale di Legambiente. “Era impossibile che l’Unione Europea optasse per un condono nei confronti del nostro Paese. Ora si dovranno spendere i soldi dei cittadini per pagare una multa salatissima, invece di investirli nella diffusione del porta a porta in tutte le città italiane e nella costruzione di altri impianti di riciclaggio”. “Sono anni - ha aggiunto Ciafani - che contestiamo l’assenza di una politica nazionale per ridurre lo smaltimento in discarica, che purtroppo rimane ancora oggi nel nostro Paese la principale opzione di gestione dei rifiuti. Abbiamo sempre sostenuto che la fondamentale leva da muovere sia quella economica. Da qui la richiesta di modificare la vecchia legge del ’95, che ha istituito l’ecotassa e che ancora oggi arriva a un tetto massimo di soli 25 euro a tonnellata. Solo togliendo quel tetto massimo avremmo potuto tartassare lo smaltimento in discarica. Il Parlamento in questo ultimo scorcio di legislatura approvi subito una legge che modifichi quella del 1995 ” è stato l’auspicio di Legambiente.
L’impressione, stando a quanto riportato dalle due associazioni ambientaliste, è che se non verranno trovate risorse per risanare subito le 255 discariche a rischio “qualsiasi misura tampone non sarà forse sufficiente a evitare l’umiliazione della multa oggi minacciata, ma perlomeno servirà a evitare nuove condanne e nuove sanzioni” ha concluso Leoni.
Intanto una delegazione della Commissione Petizioni del Parlamento europeo guidata dall’olandese Judith Merkies ha visitato questa settimana i siti di Malagrotta e Monti dell’Ortaccio, per poi incontrare le autorità di Roma e Napoli oltre che del Ministero dell'Ambiente. La nuova missione risponde a circa trenta petizioni della società civile italiana, tra cui una nel 2010 per la discarica di Malagrotta e tre nel 2012 per Monti dell'Ortaccio, Pian dell'Olmo e il sito Ama sulla Via Salaria. In particolare Valle Galeria, già devastata dalla discarica di Malagrotta e dal complesso industriale adiacente, è stata recentemente scelta dal Prefetto Goffredo Sottile come sede di una nuova discarica provvisoria, quella di Monti dell’Ortaccio generando le nuove proteste dei cittadini .
La protesta non si limita però a dire “non nel mio giardino”. Il Comitato Malagrotta, il Gruppo Valle Galieria Si Rifiuta, la Rete Zero Waste Lazio e Cittadinanzattiva Lazio Onlus hanno diffuso un appello contenente una proposta alternativa per il superamento dell'emergenza rifiuti nella provincia di Roma: “La Valle Galeria, nella periferia di Roma, non è il luogo ideale per vivere. Un'industrializzazione ipertrofica e la presenza della più grande discarica d'Europa, quella di Malagrotta, hanno trasformato la zona in un ricettacolo di malattie, disagi sociali e inquinamento ambientale […] per questo la transizione - si legge in un appello delle associazioni - deve essere verso un nuovo modello di gestione dei rifiuti e non verso un nuovo sito, verso l'ennesima discarica della solita proprietà di Manilo Cerroni. […] Il principio che auspichiamo possa guidare il cambiamento, avvicinandoci ai modelli più virtuosi, è basato sulla riconversione della filiera industriale dei rifiuti al fine di massimizzare differenziata, riciclo e riuso riducendo il ricorso a discariche e inceneritori”. Del resto perché bruciare o interrare quello che può essere riciclato o riusato spendendo sicuramente meno di 56 milioni di euro?
Alessandro Graziadei

Nessun commento:

Posta un commento