domenica 13 aprile 2014

“Le balene lo sanno”: la caccia non ha niente a che vedere con la scienza

“Le balene conducevano la loro paciosa esistenza da decine di milioni di anni quando il primo ominide assunse una posizione eretta […]. Sappiamo che possiedono cervelli più complessi dei nostri e che usano svariati linguaggi per comunicare, a distanze impensabili per gli esseri umani [chiaramente senza radio e telefono]; ma a differenza di noi usano l’intelligenza per tutto fuorché dominare e distruggere”. Così scrive Pino Cacucci nel suo diario di viaggio attraverso la California messicana raccontato nel bel libro Le balene lo sanno, la cui lettura è sufficiente per chiedersi come mai solo oggi viene messo nero su bianco che in Antartide, la caccia alle balene per “motivi scientifici” è contraria alle norme e ai trattati internazionali. Lo ha stabilito lo scorso 31 marzo, sulla base di un ricorso presentato dal Governo australiano che aveva citato il Giappone in giudizio, la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja che con questa storica sentenza (.pdf) raggiunta a maggioranza (dodici giudici su sedici) ha così assestato un primo colpo alle attività baleniere del Giappone che non hanno mai avuto i fini scientifici dichiarati limitandosi ad essere una “mera attività commerciale”. Di fatto come hanno più volte precisato in seno alla stessa Commissione Internazionale Baleniera (Iwc) ricercatori e cetologi internazionali, ad oggi "la caccia per motivi scientifici alle balene non ha nulla di scientifico". Si tratta di un ossimoro che negli ultimi venticinque anni è costato la vita a più di 10mila cetacei.
“Siamo soddisfatti di questo pronunciamento che ci dà ragione. Sosteniamo da sempre che la caccia alle balene nell’Oceano Antartico non è necessaria per la scienza e deve essere abbandonata. Chiediamo al Giappone di rispettare la sentenza e mandare in pensione la baleniera Nisshin Maru”, ha affermato Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia. “Invece di cercare di proseguire la caccia modificando l’attuale finta ricerca il  Giappone deve unirsi ai programmi reali di ricerca scientifica internazionali in Antartide per studiare le balene e l’ambiente e sostenere la creazione di una rete di aree protette nell’Oceano Antartico per proteggere l’intero ecosistema”. Dello stesso avviso è stata Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Ente nazionale Protezione Animali (Enpa), parlando di “verdetto rivoluzionario” che boccia senza se e senza ma l’assurdo pretesto usato dagli Stati balenieri, in primis il Giappone, per aggirare la moratoria alla caccia alle balene approvata nel 1986. “Come abbiamo sempre sostenuto la caccia a scopo scientifico è solo un banale pretesto per i Giapponesi per sterminare le balene. E le migliori vittorie si ottengono con la nonviolenza e con la determinazione che ha portato il Governo Australiano a ricorrere alla corte di giustizia europea che ha sancito questa storica sentenza” ha concluso la Ferri esprimendo la sua "più profonda gratitudine ai giudici dell'Alta Corte che con questo verdetto hanno finalmente ripristinato la legalità internazionale, schierandosi dalla parte delle balene, della biodiversità e della vita”.
La notizia è stata applaudita anche dai principali antagonisti delle baleniere giapponesi: quei Sea Shepherd Conservation Society spesso intervenuti direttamente con le loro navi per ostacolare fisicamente la caccia alle balene del Sol Levante. Il Capitano Alex Cornelissen, direttore esecutivo di Sea Shepherd e Geert Vons, direttore di Sea Shepherd Olanda hanno rappresentato Sea Shepherd in aula durante tutto l’iter di questa storica sentenza sulle attività baleniere del Giappone in Antartide. “Una sentenza corretta ed equa” è stato il commento dei Pastori del mare. “Uccidere all’interno di un Santuario internazionalmente istituito significa farsi beffa degli accordi internazionali intercorsi tra quei Paesi che hanno voluto la nascita del Santuario dei cetacei nel 1994”.  Allora, 23 Paesi sostennero l’accordo e il Giappone fu l’unico stato membro dell’Iwc ad opporvisi, ma adesso “Anche se gli arpioni implacabili del Giappone hanno continuato a spingere molte specie di balene verso l’estinzione, Sea Shepherd è sicura che in seguito alla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia sarà la baleneria ad essere relegata nelle pagine dei libri di storia” ha aggiunto Cornelissen.
Ora per la Corte internazionale il Giappone deve revocare i permessi, le autorizzazioni e le licenze già rilasciate nell’ambito del programma sulla ricerca e non concederne di nuove. Tutto sicuro, quindi, per le balene? Parrebbe di no, visto che la Corte, per ovvi motivi di giurisprudenza, non poteva “vietare” tout court la caccia baleniera per scopi scientifici perché ancora prevista dalla norma internazionale. Vero è che la Corte ha rilevato che il Giappone non ha mai considerato per fare ricerca sui cetacei metodi di ricerca non letali e che la gestione e le finalità della caccia giapponese attuale non hanno nulla a che fare con la scienza. Almeno per quest’anno il potentissimo Ministero della Pesca del Giappone ha comunicato che non rivedrà il “progetto di ricerca” che rimane però solo sospeso. Una situazione che allarma gli animalisti anche se un indubbio successo è stato ottenuto: questa sarà la prima estate antartica senza strage di balene da molti, troppi, anni e nonostante il vecchio adagio “fatta la legge trovato l’inganno” consigli prudenza, per il momento c’è da festeggiare e “qualora il Giappone scegliesse di ignorare questa sentenza - ha assicurato Sea Shepherd - saremo lì a far rispettare la sentenza contro le baleniere pirata del Giappone”.
È importante però ricordare che la caccia a “fini scientifici” non è uno escamotage solo giapponese. Islanda, Norvegia e Groenlandia (quest’ultima facente parte del Regno Unito di Danimarca) continuano a praticare la caccia alle balene. Islanda e Norvegia non fanno parte della Unione Europea, ma la Groenlandia gode di  ampia autonomia amministrativa nell’ambito del Regno Unito di Danimarca. Di ampia autonomia amministrativa, ma pur sempre facente parte dello stesso Regno Unito, godono anche le isole Faroe, famose per la macellazione dei delfini globicefali, gli stessi che vengono uccisi per essere mangiati nella baia di Taiji, in Giappone. Per questo la caccia alle balene e ancora drammaticamente attuale anche in Europa. Proteggerle è fondamentale per l’equilibrio degli oceani, “le balene lo sanno” e forse come suggerisce lo stesso Cacucci “ci vorrebbero le balene al governo del mondo”, un suggerimento che ha colto anche il comitato che ha scelto la raccolta di registrazioni caricate a bordo delle sonde spaziali Voyager I e Voyager II. Tra la miriade di formule, suoni, lingue, canzoni e musiche d’ogni sorta create dagli esseri umani “come un messaggio in bottiglia lanciato nell’oceano cosmico” ce né è uno solo prodotto anche da un altro mammifero: i canti delle megattere. È possibile che abbiano qualcosa di più interessante e pacifico da dire a chi le intercetterà.
Alessandro Graziadei

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