Dalla relazione annuale sulla qualità delle acque di balneazione dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), che ha valutato 22.000 zone di balneazione nell’Unione europea, in Svizzera e per la prima volta anche in Albania elaborando un’interessante mappa interattiva con l’indicazione della qualità per ciascun sito di balneazione, emerge che “Nel 2013 l’acqua delle spiagge, dei fiumi e dei laghi in Europa è risultata generalmente di qualità elevata: oltre il 95% di queste zone risponde ai requisiti minimi”. I dati resi pubblici lo scorso 27 maggio sono quelli che le autorità locali dei singoli stati dell’Unione producono attraverso controlli effettuati annualmente prelevando campioni delle acque in primavera e durante la stagione balneare. Le acque di balneazione sono valutate “eccellenti”, “buone”, “sufficienti” o “scarse” esclusivamente in base alle percentuali di due tipi di batteri, Escherichia coli ed Enterococchi intestinali, la cui presenza è indice di inquinamento da acque di scolo o da liquami di allevamento. Tali batteri, se ingeriti, possono provocare patologie (le più frequenti vomito e diarrea), ma nell’indagine, va ricordato, non si tiene conto dei rifiuti, dell’inquinamento da sostanze chimiche e di altri aspetti che danneggiano l’ambiente naturale.
Per Janez Potočnik, Commissario Ue per l’Ambiente, “Che la qualità delle acque di balneazione europee continui ad essere elevata è una buona notizia, ma non possiamo permetterci di riposare sugli allori con una risorsa preziosa come l'acqua. Dobbiamo continuare a garantire che le acque di balneazione così come l’acqua potabile e quindi anche i nostri ecosistemi acquatici siano totalmente protetti”. Una raccomandazione che a quanto pare Cipro e il Lussemburgo nel corso del 2013 hanno applicato alla lettera visto che tutte le zone di balneazione sono state valutate “eccellenti”, seguiti da Malta eccellente al 99%, la Croazia per il 95% e la Grecia con un 93% di eccellenze su tutte le acque analizzate che le permettono di staccare, anche se di poco, Germania e Austria. All’altra estremità della scala, gli stati membri dell’Unione europea con la più alta percentuale di siti qualificati “scadenti” sono stati l’Estonia 6%, i Paesi Bassi 5%, il Belgio 4%, e infine Francia, Spagna e l’Irlanda con un 3% di acque giudicate scadenti.
E l’Italia? In Italia nel 2013 sono stati presi in esame i dati di 5.511 spiagge, 2 in più del 2012. In 356 spiagge italiane il numero di campionamenti è stato ritenuto insufficiente e 2 sono state chiuse alla balneazione, per una valutazione complessiva dell'eccellenza che si ferma poco sotto il 90% e che ci esclude dai Paesi più virtuosi collocandoci all'ottavo posto in Europa davanti a Portogallo, Irlanda e alla Lituania che chiude la top-ten con solo un 85% di eccellenze. L’Italia però è purtroppo ben rappresentata nei 430 casi di inquinamento a breve termine segnalati dalla relazione nel 2013, qui siamo i peggiori con 158 casi, seguiti da Francia con 87, Spagna 79 e Belgio con 39 casi.
Secondo Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Aea, “Le acque di balneazione in Europa sono migliorate negli ultimi vent’anni: non si versano più ingenti quantità di acque reflue direttamente nei corpi idrici. Oggi però il problema principale sono i picchi di inquinamento di breve durata occasionati da piogge violente e inondazioni, che possono provocare tracimazioni dei sistemi fognari e conseguente riversamento di batteri fecali provenienti dai terreni agricoli nei fiumi e mari”. Nonostante il generale risultato positivo, non è quindi così “trasparente” la situazione delle acque europee perché se è vero che “oltre il 95% delle zone di balneazione europee soddisfa i requisiti minimi”, una percentuale molto simile a quelle del 2012 e che “l’83% ha raggiunto il più rigoroso livello di qualità eccellente”, con un incremento di 4 punti percentuali rispetto al 2012, persiste ancora un 2% che è risultato decisamente “scarso” soprattutto se guardiamo ai campioni delle acque di balneazione interne che sembrano essere inferiore alla media costiera.
Anche in questo caso svetta il Lussemburgo che è il solo Paese a ottenere l’eccellenza in tutte le acque di balneazione interna, seguito dalla Danimarca con il 94% e dalla Germania che ha raggiunto un livello eccellente nel 92% dei quasi 2.000 laghi e fiumi analizzati. Per quanto riguarda le acque interne italiane, su 644 siti analizzati, hanno registrato un’eccellente qualità solo in 497 (un migliorabile 72,7%), mentre “523 sono conformi ai valori richiesti dalla legge (81,2%); 3 sono non conformi (0,5%); 2 sono chiusi alla balneazione (0,3%) e 116 siti sono impossibili da classificare o hanno dati di campionamento insufficienti (18%)”.
In conclusione l’Aea ha evidenziato come la strada da fare sia ancora molta visto che “Sebbene la maggior parte delle zone di balneazione sia sufficientemente pulita ai fini della tutela della salute umana, numerosi ecosistemi nei corpi idrici europei si trovano in una situazione allarmante. Ciò è particolarmente evidente nei mari europei: da una recente valutazione è risultato che gli ecosistemi marini europei sono messi in pericolo da cambiamenti climatici, inquinamento, pesca eccessiva e acidificazione” e molti di questi "pericoli" in mancanza di politiche e controlli più rigorosi sembrano destinati ad aumentare.
Alessandro Graziadei
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