domenica 14 giugno 2020

Bene, ma non benissimo: lo stato dell’ambiente in Europa e in Italia

L’European Environment Agency (Eea), l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snapa) hanno presentato il 3 giugno il rapporto SOER 2020 (State of the Environment Report), l’Annuario dei dati ambientali 2019 e il Rapporto Ambiente di Sistema, tre strumenti utili per informare politici e cittadini sullo stato dell’ambiente europeo ed italiano. 

Durante il lockdown l’assenza di disturbo antropico ha permesso alla natura di riprendersi i propri spazi. In Italia si sono visti i canali di Venezia limpidi e pieni di pesci, il porto di Cagliari animato dai delfini, le acque di Adige e Po trasparenti, le spiagge del Belpaese ripopolate da coleotteri sabulicoli, dai nidi del fratino e da piante come il ravastrello marino, lo sparto pungente e il giglio delle sabbie. Una situazione che ci ha ricordato quanto il modello economico pre-Covid-19 non sia stato capace di tutelare adeguatamente l’ambiente e impedire la perdita dei servizi ecosistemici preziosi dal punto di vista sia biologico, che economico. Un dato che è emerso anche il 3 giugno durante la diretta streaming che ha presentato, anche al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, tre importanti report dedicati alla situazione ambientale in Europa e in Italia: il SOER 2020 (State of the Environment Report) la più completa valutazione ambientale del “Vecchio Continente”, l’Annuario dei dati ambientali 2019 che fotografa lo stato dell’ambiente in Italia e il Rapporto ambiente di Sistema che presenta le diverse esperienze regionali in campo ambientale. 

I dettagliatissimi report elaborati dall’European Environment Agency (Eea), dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snapa), sono strumenti frutto di competenza e sistematicità al servizio di cittadini, esperti ed istituzioni, con dati e indicatori che forniscono un’idea precisa dello stato dell’ambiente europeo ed italiano. Ne esce un quadro dove le emissioni di gas ad effetto serra, soprattutto da parte del settore energetico, sono diminuite del 23%, con una forte riduzione della produzione di energia derivante da fonte fossile, tanto che il 2019 ha appresentato l’anno in cui l’Europa ha prodotto e fornito ai cittadini più elettricità con fonti rinnovabili, specialmente grazie ad eolico e solare. In Europa l’uso efficiente delle risorse è incrementato e il tasso di riciclo è in costante aumento, anche se solo il 12% dei materiali rientra in una filiera circolare e la produzione dei rifiuti è ancora troppo elevata. Tuttavia per l’Eea le politiche ambientali dell’Unione europea, nonostante i grandi progressi compiuti negli ultimi anni soprattutto in relazione ai cambiamenti climatici, “non sono state in grado di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile inerenti al vivere bene entro i limiti del pianeta.
Insomma, anche se i segnali positivi non mancano, dall’analisi di questi report ambientali è chiaro che molti degli obiettivi prefissati non sono stati raggiunti e i traguardi fissati per il 2030 e il 2050 per quanto ancora raggiungibili, rischiano di rimanere dei miraggi. Per questo le tre analisi sembrano arrivare ad una conclusione chiara: “Senza un intervento urgente nell’arco dei prossimi dieci anni, non si riuscirà a centrare gli obiettivi ambientali fissati dall’Agenda 2030”. Con questo consiglo, la comunità scientifica europea ha assegnato alla politica una responsabilità storica, invitandola ad agire per trasformare il vecchio modello di Europa attraverso politiche di contrasto al riscaldamento globale, incrementando le energie rinnovabili, tutelando la biodiversità e favorendo l’economia circolare. Solo così la ripresa economica post Covid-19 diventerà un’occasione per rilanciare un modello di sviluppo economico più sostenibile. Chiedere all’Europa l’applicazione di un European Green Deal finalmente ad impatto climatico zero entro il 2050 è un obiettivo ambizioso, ma ormai irrinunciabile.
Alessandro Graziadei

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