domenica 18 luglio 2021

One Health Approach

 

Il Covid-19 ci ha drammaticamente ricordato che la salute mondiale degli esseri umani, degli animali e la tutela ambientale sono strettamente connesse. Nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro. Eppure, anche se sappiamo che tre quarti di tutte le malattie infettive emergenti hanno origine negli animali, siamo ancora lontani dalla comprensione e dalla consapevolezza di come la nostra utilitaristica relazione con il mondo animale sia potenzialmente in grado di innescare e diffondere delle pandemie. Un “One Planet Health” richiede urgentemente un “One Health Approach”. Per questo Food and Agriculture Organization of the United Nations (Fao), World Organisation for Animal Health (OIE), United Nations Environment Programme (Unep) e World Health Organization (WHO/OMS), con il sostegno dei governi di Francia e Germania,  si sono unite per costituire un nuovo One Health High-Level Expert Panel (OHHLEP). Il panel dovrà supportare e consigliare le 4 Agenzie Onu nello sviluppo di un piano d’azione globale a lungo termine per scongiurare focolai di malattie come l’influenza aviaria H5N1, la MERS, l’Ebola, la Zika e il Covid-19, operando nell’ambito di un "One Health Approach", capace diriconosce i legami tra la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente" grazie a "specialisti in più settori capaci di affrontare in modo integrato qualsiasi minaccia per la salute originata dai sistemi agroalimentari”. Il Panel, quindi, non solo guiderà lo sviluppo di una nuova agenda di ricerca, ma redigerà raccomandazioni per un’azione globale, nazionale, regionale e locale. 


I primi passi chiave dell’One Health High-Level Expert Panel cercheranno di prendere in considerazione l’impatto dell’attività antropica sull’ambiente e sugli habitat della fauna selvatica: "Servono analisi sistematiche della conoscenza scientifica dei fattori che portano alla trasmissione di una malattia da animale a uomo e viceversa; sviluppo di quadri di valutazione e sorveglianza del rischio; identificazione dei gap di capacità e accordo sulle buone pratiche per prevenire e prepararsi ai focolai di zoonosi”. Le aree analizzate includeranno la produzione e la distribuzione del cibo; l’urbanizzazione e lo sviluppo delle infrastrutture; i viaggi e gli scambi internazionali; le attività che portano alla perdita di biodiversità e al cambiamento climatico e quelle che esercitano una maggiore pressione sulla base delle risorse naturali, il che può portare alla comparsa di malattie zoonotiche. Per il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, “La salute umana non vive nel vuoto, e nemmeno i nostri sforzi per proteggerla e promuoverla. Gli stretti legami tra salute umana, animale e ambientale richiedono una stretta collaborazione, comunicazione e coordinamento tra i settori interessati. L’High-Level Expert Panel è un’iniziativa tanto necessaria per trasformare One Health da un concetto a politiche concrete che salvaguardino la salute delle persone”.


Secondo il direttore generale della FAO, QU Dongyu, “Questo panel contribuirà a far avanzare l’agenda One Health, aiutando a comprendere meglio le cause profonde dell’emergenza e della diffusione della malattia e informando i responsabili delle decisioni per prevenire i rischi a lungo termine per la salute pubblica. Lo incoraggio a essere un fulgido esempio di rottura dei compartimenti stagni e di un pensiero sistemicoLe aspettative per l’azione collettiva e la necessità di una collaborazione efficace non sono mai state così elevate”. Monique Éloit, direttrice generale dell’OIE, ha fatto notare che “La pandemia di Covid-19 è un duro promemoria sul fatto che la collaborazione tra i settori è assolutamente fondamentale per la salute globale. Il nuovo One Health High-Level Expert Panel contribuirà a riunire diverse competenze scientifiche. Uniti, anticiperemo meglio le minacce per la salute globale e lavoreremo per controllare i rischi. La nostra organizzazione è orgogliosa di fornire competenze di alto livello, insieme ai nostri partner, per sviluppare strategie e programmi “One Health” basati sulla scienza”.


“Per porre fine alla triplice crisi planetaria del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento che minacciano la nostra pace e lo sviluppo umano, - ha evidenziato anche Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’UNEP - dobbiamo capire che la salute umana, animale e planetaria vanno di pari passo. Dobbiamo fare di più per promuovere azioni trasformative che prendano di mira le cause profonde della distruzione della natura.  L’One Health High-Level Expert Panel è un passo importante nel riconoscere le complesse questioni multidisciplinari che intercorrono tra salute umana, animale e ambientale”. Meglio tardi che mai. Sì perché anche se l’iniziativa è lodevole, come aveva ricordato un anno fa Andrew Cunningham, vicedirettore della Zoological Society of London, “L’emergere e la diffusione del Covid-19 non era solo prevedibile, ma era previsto ci sarebbe stata un’insorgenza virale proveniente dalla fauna selvatica che sarebbe stata una minaccia per la salute pubblica”. Gli ecosistemi sani, grazie ai complessi meccanismi che mantengono l’equilibrio tra le varie specie, hanno un ruolo importantissimo nel regolare la trasmissione di malattie, siano esse batteriche, virali o provenienti da altri agenti patogeni. Quando l’uomo interviene su questi equilibri, alterandoli, aumenta il rischio di trasmissione di malattie che possono facilmente trasformarsi in epidemie o pandemie. Quando abbattiamo foreste, cancelliamo habitat, spingiamo gli animali in aree sempre più frammentate, li cacciamo, li traffichiamo e li alleviamo sottoponendoli a stress, alteriamo gli equilibri naturali favorendo il salto di specie dei virus


Ora, dopo che il Covid-19 ha drammaticamente dimostrato che i responsabili di questa pandemia non sono pipistrelli, pangolini o altri mammiferi esotici, ma siamo noi con i nostri comportamenti (verità mai abbastanza ricordata) è tempo di puntare su questo “One Health Approach” con la natura e correggere in modo multidisciplinare il rapporto “malato” che abbiamo con l’ambiente che ci circonda e con le specie che lo popolano. Del resto, prevenire le pandemie costa molto meno che curarle e non solo in termini di vite umane.


Alessandro Graziadei

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