domenica 15 agosto 2021

A caccia di pappagalli esotici per le strade di Madrid

 

Una decina di anni fa ero rimasto molto stupito dalla quantità di pappagalli che popolavano cieli e alberi di Barcellona. Piccoli, belli, verdi e capaci di produrre un baccano incredibile, questi uccelli non autoctoni e scappati o liberati dalla cattività, sembravano essersi ambientati molto bene nell’allegro contesto del lungo mare catalano, fatto di tapas, cervesa e movida (allora si poteva). Qualche settimana fa mi sono tornati in mente quando ho visto, in un video, uno di questi piccoli pappagalli verdi planare anche su Riva del Garda, proprio negli stessi giorni nei quali il Comune di Madrid annunciava un piano globale speciale di due anni per il controllo della popolazione di cocorite argentine o pappagalli del Quacher (Myiopsitta monachus) e di parocchetti dal collare (Psittacula krameri) in città, visto che Madrid ha la più alta concentrazione di pappagalli esotici rinselvatichiti di tutta la Spagna. Secondo l’ultimo censimento dalla Sociedad Española de Ornitología (SEO Birdlife) nel 2019 se ne contavano circa 13.000 esemplari e l’aumento della loro popolazione sembra incontrollato, visto che nell’ Ayuntamiento de Madrid nel 2015 si contavano al massimo 7.000 pappagalli e in 4 anni la loro presenza è aumentata dell’85%. Se si prende poi come riferimento il 2005, quando il numero era stimato in 1.700 unità, l’incremento rappresenta il 665%. Come a Barcellona queste specie ormai invasive si sono riprodotte fino a diventare un serio problema visto che “sono vettori che trasmettono malattie e generano problemi per la biodiversità localeInoltre, i loro nidi rappresentano un grave pericolo per i cittadini in caso di distacco, poiché alcuni dei nidi di cocorite argentine possono raggiungere fino a 200 chili di peso”.


Che fare? Il Comune madrileno, che nel 2019 ha lanciato uno studio volto a quantificare il numero di esemplari, analizzare i potenziali effetti di queste specie ed esporre le misure più appropriate per la prevenzione e la correzione del rischio, sottolinea che oggi questa “Documentazione scientifica supporta la necessità di un’azione rapida per controllare l’espansione di questi uccelli a causa dei rischi che rappresentano per l’ecosistema e la sicurezza delle persone”.  Il piano stabilisce un calendario di azioni che si concentreranno sull’aggiornamento del censimento dei nidi esistenti in tutto il Comune sulla base dell’ultimo censimento SEO Birdlife, il controllo della deposizione delle uova, la sterilizzazione delle loro uova, la cattura e la sopressione degli esemplari, la rimozione dei nidi, lo studio sanitario della popolazione catturata (controllo biologico e veterinario) e la sua gestione veterinaria, garantendo in tutte le fasi la minima sofferenza per la specie. L’eradicazione dei pappagalli invasivi è stata affidata a due società che in questi mesi dovranno ricontare i nidi delle due specie e procedere con la sterilizzazione delle uova per evitare nuove deposizioni. Il controllo della deposizione delle uova ridurrà il tasso di rinnovamento. Questo intervento durerà fino ad agosto, in coincidenza con il ciclo di deposizione e schiusa degli uccelli. L’Ayuntamiento de Madrid ricorda che entrambe le specie sono esotiche e invasive sia secondo la legge spagnola che per le normative Unione europea e che quindi “Gli esemplari catturati non possono essere reintrodotti nell’ambiente naturale, pertanto, gli animali saranno soppressi, azione che un veterinario svolgerà in modo rapido, indolore, utilizzando metodi che garantiscano la minima sofferenza e individualmente”.


Anche se i pappagalli non hanno colpe, essendo noi i responsabili di questa “invasione aliena”, esercitano oggi un effetto negativo sulla diversità biologica autoctona a causa del loro comportamento, competendo per il cibo con altre specie, scacciando specie autoctone come i passeri e causando la modificazione degli habitat e della vegetazione che utilizzano per nidificare. Per questo il Comune di Madrid effettuerà questo “Controllo biologico-sanitario pionieristico, grazie al grande volume del campione, con studi veterinari sugli esemplari catturati. Questa azione consentirà un ulteriore studio di questa specie come vettore di diffusione di malattie per prevenire possibili focolai di zoonosi”. La sorveglianza epidemiologica e le analisi sanitarie in alcune specie di fauna svolgono un ruolo essenziale nello stabilire allarmi sanitari precoci in caso di focolai di malattie, sia negli animali (come sentinelle) che nelle persone. Alcune precedenti analisi condotte nella capitale spagnola hanno evidenziato la presenza, tra gli altri, di agenti infettivi zoonotici quali Chlamydophila psittaci, Escherichia coli enteropatogeno e Campylobacter jejuni, una delle zoonosi alimentari più frequentemente rilevate nell’Unione in diverse specie di uccelli e successivamente negli esseri umani in ambienti urbani. Adesso il Consiglio comunale vuole conoscere i rischi per la salute soprattutto nei confronti delle persone con problemi immunitari o per quelle fasce più giovani della popolazione suscettibili alle infezioni da parte di questi agenti. Sebbene vari studi epidemiologici siano stati effettuati in altri paesi, principalmente orientati all’individuazione di Chlamydophila psittaci e con campioni più piccoli, nessuna attenzione è stata prestata al controllo di altre possibili zoonosi emergenti legate ai pappagalli e che possono essere svolte con successo grazie alle dimensioni del campione atteso a Madrid, che sarà utile anche per sviluppare altri programmi di salute pubblica preventiva nei grandi centri urbani.


Papagallini e parrocchetti, fuggiti dalle gabbie o rimessi irresponsabilmente in libertà, potrebbero diventare un bel problema anche in molte altre città europee. Secondo lo scienziato Liviu Pârâu, dell’Università tedesca di Heidelberg, tuttavia e per fortuna, i danni provocati da queste specie aliene alle comunità autoctone di volatili sono reali, ma ancora limitati visto che “Attualmente, quasi tutta la popolazione europea di cocorite argentine  e parrocchetti dal collare nidifica nelle aree urbane, dove è minore la biodiversità”. Un gran peccato che il "problema" venga risolto con la soppressione degli animali, che pagano le conseguenze della nostra pessima gestione della fauna selvatica in cattività.


Alessandro Graziadei

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