I diavoli della Tasmania, i più grandi marsupiali carnivori al mondo, che allo stato selvatico vivono solo in Tasmania, un tempo erano presenti anche in molte aree dell’Australia, ma l’arrivo degli uomini e dei dingo ha provocato la loro progressiva estinzione sul continente australiano. Anche in Tasmania, oggi, il loro numero è fortemente diminuito e si stima che attualmente ce ne siano meno di 25.000. Durante gli anni ’90 la loro popolazione era di circa 150.000 esemplari, ma è stata recentemente falcidiata da un cancro facciale infettivo. Per questo nel 2020 Aussie Ark e altre associazioni animaliste hanno rilasciato 26 diavoli della Tasmania in un grande santuario realizzato a Barrington Tops, a nord di Sydney, nel New South Wales dell’Australia continentale. Questo carnivoro in via di estinzione, inserito nella Lista Rossa dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN) dal 2008, prende il nome dal suo stridio acuto (11 richiami diversi che nel 1803 inquietarono i marinai che arrivarono in Tasmania), può pesare fino a 12 Kg, ed è un predatore molto vorace, per questo reintrodurlo in un ambiente naturale deve essere sempre il risultato di un processo delicato, che va studiato e programmato, per evitare di alterare la biodiversità e gli equilibri ecologici del nuovo areale.
in Australia un primo gruppo di 15 giovani diavoli della Tasmania è stato rilasciato all'interno di un santuario recintato di 1.000 acri, sufficienti per garantire la loro sopravvivenza e adattare gli animali al nuovo ambiente, senza dover fornire loro cibo, acqua e riparo. Solo dopo che gli animali hanno dimostrato di essersi adattati bene, sono stati rilasciati altri 11 diavoli della Tasmania selezionati sperando fossero pronti per la stagione riproduttiva. I diavoli della Tasmania, infatti, diventano sessualmente maturi a due anni e di solito si accoppiano tra marzo e aprile. Una volta accoppiatosi, il diavolo maschio rifiuta di lasciare che la femmina mangi per il resto del periodo dell’accoppiamento, che può durare fino a due settimane, “Quindi - per gli attivisti di Aussie Ark - è importante che i nostri diavoli rimangano assolutamente sani e in forze prima della stagione degli amori”. La natura e gli sforzi per la conservazione hanno fatto il loro corso, e gli scorsi mesi sono stati decisivi per il futuro della colonia di diavoli, che ha registrato i primi nati in Australia dopo migliaia di anni. Un diavolo della Tasmania femmina può allevare fino a quattro cuccioli contemporaneamente, ma nonostante sia in grado di sfamare 4 cuccioli il più delle volte solo 2 o 3 riescono a sopravvivere allo svezzamento.
Adesso alcune decine di piccoli diavoli stanno affrontando loro primi mesi di vita. Come ha ricordato il presidente di Aussie Ark Tim Faulkner, “Sono liberi. Sono là fuori. Abbiamo alcuni mezzi di base per tenerli d’occhio. Ma essenzialmente, ora tocca ai diavoli fare quello che sanno fare”. Se tutto andrà bene nei prossimi 2 anni nel santuario australiano saranno rilasciati altri 40 diavoli e in seguito Aussie Ark spera di liberarne alcuni anche in aree non recintate. Un azzardo? Il contesto naturale di Barrington Tops sembra prestarsi bene al processo di reintroduzione anche all’esterno di aree circoscritte, a differenza di quanto è accaduto a Maria Island, ad est della Tasmania. Su questa piccola isola, per BirdLife Tasmania, un progetto avviato nel 2012 per salvaguardare i diavoli della Tasmania in via di estinzione a causa dell’epidemia di cancro facciale si è rivelato un disastro ecologico dopo che i predatori hanno ucciso un gran numero di uccelli marini. I diavoli sull’isola hanno trovato un habitat intatto e si sono riprodotti con successo, ma come ha denuncia BirdLife Tasmania “L’introduzione dei diavoli sull’isola ha avuto un impatto catastrofico”. Citando un censimento del governo di Hobart, l’associazione animalista ha affermato che “La popolazione di pinguini blu, chiamati anche little pinguin o pinguini delle fate, che nel 2012 contava 3.000 coppie nidificanti, è praticamente scomparsa da Maria Island”.
Per Eric Woehler, un ricercatore di BirdLife Tasmania, “Perdere 3.000 coppie di pinguini da un’isola che è un parco nazionale, che dovrebbe essere un rifugio per questa specie, è fondamentalmente un duro colpo”, ma per Woehler, purtroppo, “il risultato non è stato una sorpresa”. Nel 2011, un rapporto del Tasmanian Department of Primary Industries, Parks, Water and Environment aveva messo in guardia sul fatto che l’introduzione dei diavoli avrebbe avuto sicuramente “un impatto negativo sulle colonie di little pinguin e berte di Maria Island”. Nel 2020 lo studio “Conservation trade-offs: Island introduction of a threatened predator suppresses invasive mesopredators but eliminates a seabird colony”, pubblicato su Biological Conservation da un team dell’Università della Tasmania, lanciava l’allarme sul fatto che “su Maria Island i diavoli introdotti avevano sterminato l’intera colonia di berte codacorta (Puffinus tenuirostris)”. Di fronte a queste analisi è chiaro che i diavoli hanno avuto un impatto ecologico potenzialmente irreparabile su buona parte delll’avifauna marina di Maria Island.
I marsupiali carnivori sono stati trasferiti sull’isola nell’ambito del progetto Save the Tasmanian Devil Program (STDP), un’iniziativa congiunta del governo federale australiano e di quello della Tasmania. Adesso che la colonia di diavoli si è ampliata ed è evidente il disastro causato dal progetto di conservazione, BirdLife Tasmania chiede di sospenderlo, rimuovendo e riassegnando con più attenzione e in altre aree della Tasmania e dell’Australia, i diavoli introdotti a Maria Island. Per ora il Governo della Tasmania non sembra intenzionato ad intervenire e ha dichiarato che, nonostante le criticità, “il programma continuerà ad evolversi in linea con le nuove conoscenze scientifiche e le priorità emergenti” e “Maria Island rimarrà una parte importante del più ampio programma per aiutare a ripristinare e mantenere una popolazione di diavoli selvatici duratura e resiliente in Tasmania”. Resta da capire cosa si mangeranno i diavoli quando avranno finito i pinguini blu e le berte coda corta...
Alessandro Graziadei
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