Davanti all’inevitabile aumento della domanda energetica mondiale diventa sempre più importante la volontà politica di fare investimenti significativi in infrastrutture energetiche sostenibili affinché la quota di energie rinnovabili del sistema energetico globale raggiunga il 50% entro il 2035, abbattendo così le emissioni di carbonio dovute all’utilizzo di fonti fossili. Ma il problema di una fonte fossile e clima alterante come il petrolio non è solo ecologico, ma riguarda da vicino anche la nostra salute. Secondo lo studio “Health costs of air pollution in European cities and the linkage with transport”, pubblicato nel 2020 da CE Delft – Committed to the Environment e alla stesura del quale per l’Italia ha collaborato Legambiente, “I costi dell’inquinamento dell’aria connessi soprattutto all’alto numero di automobili in circolazione e alla carenza del trasporto pubblico incidono sulla salute e il portafoglio degli italiani più che nel resto d’Europa. Ricoveri ospedalieri, perdita di benessere, impatti indiretti su moltissime malattie, e quindi una riduzione dell’aspettativa di vita, sono tutti fattori che hanno un costo sociale, una spesa che per gli italiani ammonta a circa 1400 euro per ogni cittadino, equivalente a circa il 5% del PIL”. È questo peso che ogni cittadino è costretto a sobbarcarsi per far fronte ai danni derivanti dall’inquinamento atmosferico. Lo studio “Cancer incidence and mortality among petroleum industry workers and residents living in oil producing communities: a systematic review and meta-analysis”, pubblicato quest'anno a fine aprile sull’International Journal of Environmental Research and Public Health da un team di scienziati del dipartimento di epidemiologia per l’ambiente e lo stile di vita dell’International Agency for Research on Cancer (IARC), fornisce la prova che in particolare “I lavoratori dell’industria petrolifera e i residenti che vivono vicino agli impianti petroliferi sono a maggior rischio di sviluppare diversi tipi di cancro”.
All’IARC spiegano che i risultati di questo monumentale studio che si basa "su una revisione sistematica e una meta-analisi di 41 studi di coorte, 14 studi caso-controllo e 2 studi trasversali” contribuisce a chiarire le conseguenze sulla salute dell’inquinamento atmosferico derivante dall’estrazione e dalla raffinazione del petrolio tra i lavoratori e i residenti che vivono vicino agli impianti petroliferi. Lo studio evidenzia come il lavoro dell’industria petrolifera sia associato a un “Aumento del rischio di mesotelioma, melanoma cutaneo, mieloma multiplo e tumori della prostata e della vescica urinaria e una diminuzione del rischio di tumori dell’esofago, dello stomaco, del colon, del retto e del pancreas”. Il lavoro sulle piattaforme petrolifere offshore, invece, è associato a un “Aumento del rischio di cancro ai polmoni e leucemia nell’analisi stratificata. La vicinanza residenziale alle strutture petrolifere è associata ad un aumentato rischio di leucemia infantile”. Secondo gli autori, adesso, al fine di identificare i driver specifici per il rischio di cancro come il Benzene, "Sono necessari ulteriori studi, in particolare, sono necessari studi mirati in aree sotto-studiate ad alta produzione di petrolio con esposizioni presumibilmente ancora più elevate”. In ogni caso, in attesa del 2035 e probabilmente, purtroppo, di molti altri anni ancora, “Il modo migliore idi andare avanti con le analisi delle conseguenze sulla salute potrebbe essere la creazione di un consorzio internazionale per guidare nuovi studi in Africa, Medio Oriente e Asia, al fine di armonizzare i protocolli di studio e le valutazioni dell’esposizione”.
Intanto? Intanto ci accontentiamo della abbondante letteratura medica in materia che già nel 2018 con lo studio “Ambient Nonmethane Hydrocarbon Levels Along Colorado’s Northern Front Range: Acute and Chronic Health Risks” pubblicato su Environmental Scence & Technoogy dell’American Chemical Society da un team di ricercatori coordinati delle Università del Colorado e della California – Irvine aveva chiarito in modo inequivocabile che non solo i lavoratori, ma anche “Le persone che vivono vicino a impianti petroliferi e di gas possono essere esposte a pericolosi inquinanti atmosferici, inclusi agenti cancerogeni come il benzene, che potrebbero comportare rischi per la salute oltre i livelli ritenuti accettabili dall’Environmental protection agency Usa (EPA)”. Questo studio si è concentrato sull’emissione di idrocarburi diversi dal metano (NMHC) che i pozzi lungo la Northern Front Range del Colorado emettono nell’aria e che includono benzene, toluene, etilbenzene e xileni, considerati tutti pericolosi se a ridosso di centri abitati. I ricercatori hanno scoperto che “il rischio di cancro nel corso della vita di coloro che vivono a meno di 500 piedi da un pozzo è 8 volte superiore alla soglia di rischio indicato dall’Epa”. I ricercatori americani hanno evidenziato quanto le concentrazioni di inquinanti atmosferici di un impianto di petrolio e gas aumentasse i rischi per la salute: “Gli indici di rischio acuto per effetti sulla salute neurologici, ematologici e dello sviluppo indicano che le popolazioni che vivono entro 152 metri (500 piedi) da un impianto petrolifero e di gas potrebbero sperimentare questi effetti sulla salute da esposizioni per inalazione di benzene e alcani”. Per la principale autrice dello studio, Lisa McKenzi dell’università del Colorado, “I risultati di questo studio ci suggeriscono che le attuali normative del Colorado che specificano una distanza di 500 piedi tra un pozzo di petrolio e gas appena trivellato e una casa esistente potrebbero non proteggere le persone dalle esposizioni a inquinanti atmosferici pericolosi”.
Secondo FracTracker, una ong americana che condivide mappe, immagini, dati e analisi relativi all’industria petrolifera e del gas nella speranza che un Mondo più informato sia in grado di prendere decisioni più attente al futuro energetico mondiale, ci ricorda che nel maggio 2017 in Colorado c’erano già più di 60.000 pozzi di petrolio e gas attivi, alcuni dei quali entro i 500 piedi dalle case, tanto che l’espansione dei pozzi di petrolio e gas lungo la Northern Front Range del Colorado ha fatto si che il 19% della popolazione, circa 356.000 persone, vivano a circa un miglio da un sito attivo di petrolio e gas. “Lo studio fornisce ulteriori prove del fatto che le persone che vivono vicino a strutture petrolifere e del gas sono a maggior rischio di problemi di salute acuti e cronici a causa degli inquinanti atmosferici emessi da tali impianti. I risultati sottolineano l’importanza di avere politiche che richiedano un monitoraggio efficace e la riduzione delle emissioni delle strutture petrolifere e del gas, in particolare quelle vicino a case, scuole e aree ricreative”. Anche se restano ancora notevoli incertezze e la necessità di ulteriori ricerche, questo studio integra quello dell’IARC e dimostra che vi sono prove significative del fatto che soprattutto il Benzene può causare il cancro non solo in coloro che lavorano all’interno, ma anche tra chi vive intorno agli impianti che lo emettono.
Alessandro Graziadei
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