domenica 16 gennaio 2022

In fuga dallo Sri Lanka

 

Nel 2009, dopo la fine del decennale conflitto etnico tra l’esercito governativo e i separatisti tamil dell’LTTE che ha lasciato in eredità quasi 100.000 morti, lo Sri Lanka era riuscito faticosamente a riconquistarsi un posto tra i paesi pacificatiColombo aveva ricostruito un’economia e una società a lungo lacerata, che adesso il Covid-19 sembra aver nuovamente minato, compromettendo industrie come la pesca, l’abbigliamento e il turismo, tutte messe in ginocchio dalla pandemiaIl risultato e che oggi un srilankese su quattro emigrerebbe se solo ne avesse la possibilità. È quanto emerge dai risultati del sondaggio “Sri Lanka Opinion Tracker Survey”, condotto e pubblicato lo scorso novembre dall’Institute for Health Policy (Ihp), secondo il quale: “giovani e le persone istruite sono quelli che vogliono emigrare di più, circa uno su due ha dichiarato di voler lasciare il Paese. Di coloro che vorrebbero emigrare, uno su quattro ha intenzione di farlo”.  Un certo pessimismo nei confronti della situazione economica e l'insoddisfazione per la risposta del governo al Covid-19 sembrano essere i fattori chiave del disappunto di una buona parte dell’elettorato: due terzi degli elettori del Primo Ministro Mahinda Rajapaksa, infatti, si aspettano che l'economia peggiori il prossimo anno, e più del 50% valuta la risposta dell’attuale Governo alla pandemia inadeguata. 


Il sondaggio evidenzia che gli elettori delusi sono anche a favore di maggiori misure di controllo contro il Covid-19. Commentando i risultati, il professor Ravi Rannan-Eliya, tra i principali ricercatori che hanno elaborato il sondaggio, ha spiegato che “i dati mostrano che le scelte politiche nei confronti del coronavirus sono costate care al Governo in termini di sostegno”, con una maggioranza di cittadini che preferirebbe controlli più stringenti, che preservino la salute e in prospettiva anche l’economia. Per questo il numero di chi sta cercando di lasciare il Paese è in crescita: “La gente non ha soldi per mangiare e mantenere la propria famiglia. Non c'è lavoro. Il prezzo delle merci è salito alle stelle. Le risorse di tutto il Paese vengono vendute all'estero”, ha spiegato Nihal Sarachchandra Hewag, che lavorava negli Emirati Arabi Uniti e ora sta cercando di emigrare di nuovo con la propria famiglia. Secondo Nilakshika Tennekoon, giovane studiosa della Open University di Colombo che sta cercando di andare in Australia: “Non c'è un controllo sistematico della diffusione dell'epidemia. I controlli vengono fatti sulla base dei capricci dei nostri politici e il Paese apre e chiude secondo i loro desideri. Stanno uccidendo la nostra gente”.


Intanto nel report del Global Hunger Index 2021, l’indice che definisce il livello della fame nel mondo, lo Sri Lanka continua a ricoprire una delle posizioni più basse della classifica composta da 116 nazioni. Un problema atavico, quello della fame sull’isola, che secondo molti è strettamente legato alla gestione delle terre da parte del governo e all’amministrazione dei sistemi agroalimentari. “I nostri governanti si spartiscono la terra da coltivare e la vendono ad altri Paesi o a industrie terze in cambio di commissioni -  ha spiegato ad Asia News A. Seelarathana, un agricoltore del distretto di Anuradhapura -. Migliaia di acri di terra in tutto lo Sri Lanka, ormai, sono stati presi in consegna dai leader politici del Paese. Se si permettesse alla popolazione di coltivare quei terreni, oggi lo Sri Lanka non dovrebbe fare i conti con il problema della fame”. Dello stesso avviso è anche K. Ariyapala, un altro agricoltore locale: “Oltre a non esserci sufficiente terra da coltivare, mancano anche i materiali per farlo: non c'è modo di ottenere in tempi rapidi i fertilizzanti, i prodotti agrochimici, i semi e l'acqua di cui abbiamo bisogno tempestivamente. La mancanza di questi prodotti non solo fa perdere il raccolto agli agricoltori, ma fa anche morire di fame l’intero Paese”. Nel Paese asiatico, oggi, il livello della fame e dell’insicurezza alimentare è definito “moderato” dall’Global Hunger Index. Un miglioramento rispetto ai rapporti degli anni precedenti in cui la situazione era considerata “allarmante”, eppure, sebbene gli indicatori della fame siano quasi tutti migliorati, a crescere nell’ultimo anno è stata la curva riferita ai bambini sotto i 5 anni che, a causa della denutrizione, soffrono ritardi nella crescita.


Secondo Anthony Jesudasan, presidente della locale organizzazione Voice of Plantation People, la deficitaria distribuzione delle terre colpisce soprattutto la minoranza dei tamil: “Per rafforzare il processo di produzione alimentare, già nel 2013 Colombo aveva individuato 57mila ettari di terra vergine da coltivare: 37mila di questi erano stati stanziati per i giovani Tamil, ma ad oggi, queste terre sono rimaste ancora da assegnare e quindi sono incolte”. Per Jesudasan non c'è futuro senza sovranità alimentare e il diritto al cibo dovrebbe essere riconosciuto senza alcuna discriminazione etnica: “I leader politici dovrebbero mettere in atto misure per facilitare il processo di produzione alimentare e per dare la terra ad ogni cittadino dello Sri Lanka. Guardiamo con fiducia al futuro nella speranza che gli obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030 portino i loro frutti già da ora in termini di sicurezza alimentare e di agricoltura sostenibile”. Intanto l’isola il mese scorso ha dovuto fare i conti anche con le pesanti piogge e le inondazioni che hanno coinvolto 145 divisioni amministrative e 17 distretti. Oltre a decine di morti e feriti, gli sfollati sono stati 212.030 e la minaccia di “smottamenti” è ancora fortePer molti agricoltori che vivono dei proventi del proprio orto l'ennesima disgrazia. Dopo aver sofferto per la pandemia di Covid-19, ora faranno i conti non solo con la stagione delle piogge, ma tutto l'anno con il cambiamento climatico. Questo 2022 potrebbe segnare l'alba di un nuovo esodo!


Alessandro Graziadei

Nessun commento:

Posta un commento