sabato 30 aprile 2022

Atleti della solidarietà


Nel mare dell'accoglienza istintiva ed immediata che ha mobilitato gli italiani davanti alle migliaia di profughi ucraini c'è ne una nata grazie allo sport e alla comune passione per l’atletica, che normalmente mette faccia a faccia gli sportivi, avversari nel ristretto tempo della competizione, ma mai “nemici” come in guerra. Una iniziativa di solidarietà che non riguarda solo gli atleti, ma ha coinvolto anche ex atleti, allenatori, organizzatori di eventi sportivi, associati a diverse associazioni sportive dilettantistiche del territorio veronese oltre a federazioni e procuratori, come Chiara Davini. Manager sportiva molto nota nell'ambiente dell'atletica leggera e agente anche dell'olimpionica Martina Caironi, è da sempre convinta che “Lo sport non sia soltanto competizione ma anche un importante motore sociale che condivide valori etici come collaborazione, rispetto, integrazione e appartenenza”. Allora non deve stupire come, nelle scorse settimane, la comune passione e una lontana amicizia professionale abbia permesso a Chiara di rimettersi in contatto con due atleti ucraini: Serhij Lebid, pluricampione europeo di cross e Iryna Liscynska, argento olimpico negli 800 metri a Pechino nel 2008. “Li ho risentiti in questo terribile momento per la loro terra - ha raccontato la Davini a TuttoSport - Serhij, essendo uomo, è dovuto rimanere a Dnipro, mentre moglie e figlia hanno trovato riparo da amici nell’ovest del Paese, ancora solo parzialmente toccato dal conflitto. Iryna invece si è rifugiata nel torinese con la famiglia. Le loro testimonianze assieme a quella di Iolanta Khropach, segretaria della Federazione di Atletica Ucraina, mi hanno spinto a fare qualcosa di concreto per questa gente martoriata dalla guerra”.


Atletica Baldo Garda e Atletica Insieme hanno subito raccolto la richiesta di aiuto di Chiara Davini, e con il collega Claudio Arduini e Madalin Badera, membro del consiglio federale della nazionale romena di atletica hanno creato un gruppo di volontari che si sono posti l'obiettivo di dare subito e concretamente una mano a 17 persone: 11 giovanissimi atleti ucraini nati tra il 2000 e il 2017, le loro allenatrici e i loro figli, portandoli in Italia ed in particolare nel Comune di Caprino Veronese che ha dato la disponibilità per la loro prima accoglienza. Gli agenti sportivi hanno acquistato i biglietti aerei dalla Polonia e dalla Romania e coordinato il trasferimento dei ragazzi e delle loro accompagnatrici che sono così arrivati in Italia lo scorso 26 marzo. “A Caprino Veronese nel nord ovest veronese - ha spiegato Davini - abbiamo ottenuto con il generoso supporto dell'amministrazione comunale la disponibilità degli spazi fisici per l'accoglienza ed offrire loro prima di tutto un tetto e poi una scuola e un campo di atletica nel quale continuare ad allenarsi, in attesa di tornare a casa. Il progetto che non gode di altri sostegni se non quelli economici dei volontari è oneroso “sono necessarie risorse economiche e materiali per sostenere le due associazioni sportive impegnate nel mantenimento di questo gruppo. I tempi di permanenza a Caprino potrebbero essere lunghi e quindi abbiamo avviato una raccolta fondi on line”.


La raccolta di fondi sarà utilizzata per contribuire a sostenere tutte le spese, quelle immediate e vive di viaggio, il mantenimento e se possibile le attrezzature e l’abbigliamento sportivo per permettere a questi giovani atleti, alle loro allenatrici e ai loro figli di vivere dignitosamente continuando a studiare, lavorare e ad allenarsi. In queste settimane questa “squadra” di ucraini ha trovato ad accoglierli al traguardo veronese degli insegnanti di italiano, un avvocato con esperienza nel campo delle richieste di accoglienza per rifugiati, un assistente sociale e un educatore che lavora in una cooperativa per persone con disabilità, oltre a tutti i volontari delle due associazioni dilettantistiche che hanno dimostrato di vivere lo sport come un’occasione solidale e sociale. “La nostra associazione – ha raccontato il presidente del Baldo Garda Matteo Segattini – vive lo sport come solidarietà. Aiutare chi ha bisogno è parte di questo spirito. La comunità locale si è stretta immediatamente intorno al progetto, consentendoci di confermare la disponibilità ad accogliere gli atleti”. Ad un mese dal loro arrivo "vedo tutti i pomeriggi questi ragazzi in campo insieme ai loro coetanei svolgere attività sportive con gioia impegno e serenità. So che qui hanno un tetto ed è un tavolo sul quale c'è qualcosa da mangiare. Speriamo presto possano tornare a casa perché ì loro genitori sono lontani". Una vera e propria gara di solidarietà che per Adriano Brentegani presidente di Atletica Insieme è la naturale conseguenza di chi nei campi di atletica impara a stare insieme ancor prima che ad ottenere risultati sportivi: “Abbiamo sentito come un dovere il poter permettere ai ragazzi ucraini di continuare a fare sport e vivere in sicurezza”. Eppure “non pensavo fosse così difficile fare del bene e dare una mano a chi ne ha veramente bisogno e non è per nulla colpevole. Per fortuna siamo in tanti e ci ripartiamo i compiti soprattutto quelli burocratici amministrativi dei quali sentiamo parlare per i migranti e ora tocca a noi. Le forze dell'ordine e gli uffici preposti sanno essere comprensivi”. 


Tra questi atleti della solidarietà c’è anche la giovanissima figlia di Chiara Davini, Marta. “La prima a sostenermi è stata lei. La scorsa estate aveva vissuto, in diretta, il salvataggio di una famiglia afghana che eravamo riusciti a far scappare in tempo da Kabul prima che si abbattesse sul Paese la scure dei talebani. Una sera mi ha detto, scossa dalle immagini dell’Ucraina: - Mamma io sogno la pace, non voglio più vedere i bambini soffrire -”. Il sogno di Marta per mamma Chiara è diventato un po' più concreto. Come mamma e come manager sportiva si è sentita direttamente chiamata in causa: “Mi sono sentita in dovere di farlo. Si può scegliere di guardare la Tv o di non guardarla nemmeno perché le notizie mettono angoscia, oppure si può decidere di fare qualcosa e di mettere in pratica le proprie competenze”.  "Da sempre credo fortemente che lo sport sia un linguaggio fondamentale che può guidare il cambiamento sociale e lo sviluppo delle comunità e da sempre sono convinta che supportare i giovani, che sono il futuro, sia doveroso. A maggior ragione in questo contesto. A distanza di un mese dal loro arrivo si respira una apparente normalità". Aspettando di tornare presto in una Ucraina pacificata adesso Valeri 16 anni studia pseudo DAD (frequenta il Liceo Sportivo in Ucraina) e si allena con gli Allievi 400 e 400hs. Diana, la più dotata atleticamente, si allena la mattina ed è molto concentrata nella preparazione su 100 e 200, è ad un passo dal minimo per l’ammissione ai Mondiali di categoria. Due ragazzine (13/14), la mattina fanno DAD ed al pomeriggio sono in campo ad allenarsi con i loro coetanei... Per tutto il gruppo un allenamento alla normalità, in attesa di tagliare, speriamo presto, il traguardo della pace in Ucraina!


Alessandro Graziadei


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