sabato 11 febbraio 2023

Come combattere le pratiche di pesca illegale?

 

A fine 2022, in occasione della General Fisheries Commission for the Mediterranean (GFCM/CGPM), Med Sea Alliance (MSA), una coalizione composta 15 ong ambientaliste, ha pubblicato il nuovo MSA on-line ATLAS che mostra le oltre 350 aree del Mediterraneo permanentemente chiuse alla pesca a strascico, mappate da MedReAct utilizzando dati, algoritmi e modelli sviluppati dal Global Fishing Watch. L’analisi ha rivelato vere e presunte infrazioni grazie ai dati del Sistema di Identificazione Automatica (AIS) utilizzato per la sicurezza in mare per tutti i pescherecci battenti bandiera di uno Stato dell’Unione europea di lunghezza superiore a 15 metri, incrociati con il Registro della Flotta dell’Unione europea. Basandosi anche su dati riportati dai media e dalle autorità di controllo nazionali di Italia, Francia, Spagna, Turchia, Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco, l’Atlante ha dedotto il comportamento dei pescherecci potenzialmente dediti alla pesca a strascico all’interno delle zone vietate e censito circa 170 casi di infrazioni confermate tra gennaio 2018 e dicembre 2020 in Italia, Turchia, Francia, Algeria e Marocco. Nel periodo gennaio 2020 – dicembre 2021, l’Atlante ha invece documentato presunte attività di pesca a strascico in 35 aree protette del Mediterraneo, da parte di 305 pescherecci, per un totale di 9.518 giorni di pesca illegale presunta.  È la prima volta che è stato possibile mappare le infrazioni presunte e confermate su tale scala, in tutti le aree permanentemente chiuse alla pesca a strascico nel Mar Mediterraneo. 


Quando un peschereccio è stato registrato come apparentemente in attività di pesca dall’algoritmo di rilevamento del Global Fishing Watch all’interno di aree chiuse alla pesca a strascico, è stata registrata una presunta infrazione. Questo algoritmo rappresenta il miglior sforzo matematico per identificare “l’attività di pesca apparente”. Di conseguenza, è possibile che alcune attività di pesca non vengano identificate come tali da Global Fishing Watch; viceversa, Global Fishing Watch può mostrare un’attività di pesca apparente quando in realtà la pesca non è in corso. Il risultato è un'analisi parziale, ma attendibile e preoccupante, visto che per La Med Sea Alliance “Oggi il 75% degli stock ittici del Mediterraneo è soggetto a sovra-sfruttamento. Combattere le pratiche di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (pesca INN), nel Mediterraneo non è solo essenziale per recuperare gli stock ittici, ma anche per proteggere la sua biodiversità unica e le piccole comunità che da generazioni dipendono dalle sue risorse marine. Le aree marine protette, le zone di restrizione della pesca, le zone di tutela biologica e i siti Natura 2000, sono un prerequisito per il recupero e la protezione del Mar Mediterraneo. L’evidenza di casi presunti o confermati di pesca a strascico nelle aree protette suggerisce che la pesca INN ne sta minando la sostenibilità, in un momento in cui altri fattori di stress come la pesca eccessiva, il cambiamento climatico e l’inquinamento stanno già avendo un impatto sulle popolazioni ittiche”.


Per Aniol Esteban di Med Sea Alliance, si tratta di uno studio importantissimo per mappare e contrastare “La pesca illegale nelle aree protette, che mina le misure di gestione nazionale e regionale degli stock ittici, minaccia i mezzi di sostentamento dei pescatori che seguono le regole e danneggia gli sforzi di conservazione dell’ambiente marino”. Secondo Tony Long, CEO di Global Fishing Watch, “L’analisi presentata nell’Atlante sulle presunte infrazioni rappresenta la punta dell’iceberg, poiché si basa solo sui dati AIS che non tutti i pescherecci utilizzano in modo costante. Anche se non è possibile tracciare le imbarcazioni che deliberatamente spengono il loro AIS quando entrano in una zona chiusa, o che magari non lo usano mai, l’Atlante e l’indagine a esso associata mettono in luce che il problema esiste ed è serio”. Per questo le organizzazioni della Med Sea Alliance chiedono ai governi di “Proteggere efficacemente le aree chiuse dalla pesca a strascico attraverso la piena applicazione delle norme e una maggiore trasparenza. Nei casi in cui le analisi dell’Atlante indicano possibili violazioni, le autorità dovrebbero indagare e applicare sanzioni dissuasive qualora la violazione fosse confermata”.  L’Italia è stato l’unico Paese europeo ad aver fornito dati chiari dati. Una buona notizia che rivela però una criticità: “Tra gennaio 2018 e giugno 2021 ha registrato 85 infrazioni sanzionate, di cui 80 nelle zone di restrizione alla pesca istituite dalla CGPM e 5 nelle Aree marine protette”. Per quanto riguarda invece le infrazioni presunte in 178 aree italiane chiuse alla pesca a strascico, l’analisi dell’Atlas evidenzia “Possibili attività di pesca illegale in 14 aree protette da parte di 114 pescherecci dal 2020 al 2021”.


In concomitanza con il lancio dell’MSA on-line ATLAS, MedReAct ha pubblicato anche l’inchiesta “ZTB: le tigri di carta” che denuncia quello che succede nelle Zone di Tutela Biologica (ZTB) delle isole Tremiti e delle Barbare,  che ha confermato che i pescherecci a strascico entrano indisturbati in aree che dovrebbero essere chiuse. La normativa italiana, per promuovere il recupero di stock sovrasfruttati, prevede la possibilità di vietare l’attività di pesca in aree, denominate Zone di Tutela Biologica (ZTB), importanti per la riproduzione o l’accrescimento di specie ittiche commerciali. Nel corso degli ultimi decenni, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (MIPAAF) ha istituito almeno 26 ZTB, dove l’attività della pesca a strascico è del tutto vietata o consentita solo in alcuni mesi dell’anno. Come evidenzia Domitilla Senni di MedReAct, “La nostra indagine sulla ZTB delle Isole Tremiti e delle Barbare rivela come queste aree siano protette solo su carta anche per l’assenza di controlli, come denunciato dai piccoli pescatori che subiscono le incursioni illegali della pesca a strascico. Chiediamo al nuovo governo italiano di garantire che i divieti di pesca a strascico siano pienamente applicati per sostenere il recupero degli stock ittici e la tutela degli habitat sensibili”. Per lo staff di MedReAct  “Questa indagine conferma il panorama di grave inadempienza rispetto ai divieti di pesca delle ZTB italiane, le cui misure di tutela sono state troppo spesso lasciate solo su carta”. Una sfida lanciata per il 2023 al nuovo Ministro delle politiche per il Mare, ministero nato purtroppo già zoppo!


Alessandro Graziadei

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