“Io non so quale bambino questa sera
Aprirà ferite e immagini
Aprirà le porte chiuse e una frontiera
In questa terra di uomini
Terra di uomini”
Cantava così nel 1989 Paola Turci nel pezzo “Bambini” e poco sembra essere cambiato da allora, se solo in Asia meridionale le Nazioni Unite hanno stimato, in occasione della Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone del mese scorso, che ogni anno vengano trafficate 150mila persone, di cui la maggior parte donne (il 44%) e bambine (21%). Il lavoro forzato, lo sfruttamento sessuale e i matrimoni precoci sono le principali ragioni che portano a questo crimine, come insegna anche l’esperienza di molte realtà ecclesiali che in Asia si occupano della prevenzione della prostituzione e del traffico di esseri umani. Un esempio è la Trust of Nano Nagle School (Tnns), un progetto educativo che va dall’asilo nido alle superiori nato a Goa per accoglie bambini provenienti da famiglie migranti o povere. Per P. Ritesh Rosario, direttore della Tnns, “la visione di questa scuola è quella di fornire un'istruzione gratuita in lingua inglese ai ragazzi di strada, ai figli di migranti e a quelli che hanno abbandonato la scuola, per prevenire il lavoro minorile, gli abusi sui minori e sostenere i diritti dell’infanzia”. L’istituto che sorge nella provincia di Majella accoglie bambini, ma soprattutto bambine, delle baraccopoli nelle aree di Margaon e Navelim, a sud di Goa, e non solo offre un’istruzione accademica, ma anche la colazione e il pranzo, oltre a numerosi corsi per acquisire competenze tecniche, domestiche, informatiche, di sviluppo della personalità, utili ad evitare di cadere nella rete di sfruttamento di questo “mondo di uomini”.
Secondo le stime più recenti delle nazioni Unite, le reti di tratta nella sola India coinvolgono almeno 8 milioni di persone, la maggior parte delle quali sono lavoratori e lavoratrici minorenni in schiavitù che non hanno seguito un percorso scolastico. Le ragazze che hanno frequentato la scuola spesso non cadono nella tratta di esseri umani e testimoniano l'importanza del valore dell'istruzione per impedire che le minori siano rapite o adescate. Un'eventualità drammaticamente quotidiana in tante aree dell'Asia, come nel vicino Bangladesh, dove i rapimenti come quello di due bambine Rumila Mardi, di 14 anni, e sua sorella minore Maria Mardi, di 4 anni scomparse lo scorso dicembre, sono all’ordine del giorno e spesso la denuncia della scomparsa cade nel vuoto o addirittura non viene registrata, come ha dichiarato in questo caso Aroti Murmu la mamma di Rumila e Maria. “Non abbiamo nessun nemico. Siamo anche in buoni rapporti con i nostri vicini, e non capiamo perché le nostre figlie siano scomparse”, ha detto Aroti. Solo grazie all'intervento p. Belisario Ciro Montoya, sacerdote colombiano associato al Pime, sono potute iniziare le indagini: “Ho incontrato questa famiglia, e ho convinto la polizia a cercare queste ragazze scomparse”, ha raccontato p. Bellisario alla rivista del Pime AsiaNews.
Secondo un recente rapporto dell'Unicef, ogni mese circa 400 donne e minori sono vittime di tratta in Bangladesh. Ma questo non è l’unico drammatico allarme che mina il benessere dei giovani in Bangladesh dove è allarmante il numero crescente di suicidi fra i giovanissimi: lo scorso anno in 532 - fra istituti secondari e università - si sono tolti la vita in tutto il Paese. Di questi 446 frequentavano le scuole medie e superiori, mentre i restanti 86 risultavano iscritti all’università. Una media di 44 casi di suicidio al mese. Questi sono alcuni dei numeri forniti dagli attivisti dell’ong Anchal Foundation, che riportano tra le cause dei suicidi le aspettative non soddisfatte delle famiglie, conflitti interni, depressione, problemi mentali o economici, ma anche minacce, abusi sessuali, materiale pornografivo postato sui social, ricatti, molestie, tentativi di rapimento e stupri. Secondo l'ong è fondamentale “insegnare a ragazzi e ragazze ad accettare il fallimento o il successo come parte della vita, senza perdere la fiducia in caso di insuccesso” e nel contempo la politica “dovrebbe combattere le minacce criminali e i problemi sociali legati al percorso educativo e di crescita dei minori”. In molti casi i suicidi si possono prevenire “e tutti noi possiamo contribuire con il nostro aiuto, come membri della società, genitori, amici, colleghi o vicini”.
Sempre secondo la Anchal Foundation il fenomeno dei giovani in età scolastica che si tolgono la vita ha subito un’impennata inaspettata lo scorso anno. Rispetto ai 42 casi del 2020 e 101 del 2021, i 532 dello scorso anno su una popolazione studentesca complessiva di 27 milioni è allarmante. Forte è la connotazione di genere di questi gesti estremi: le donne rappresentano il 63,9% dei suicidi e i maschi solo il 36,1%. In riferimento ai mesi, il conteggio parla di 34 morti a gennaio, 39 a febbraio, 41 a marzo, 50 ad aprile (in cui si è registrato il picco), 45 a maggio, 31 a giugno, 40 a luglio, 21 ad agosto; 32 a settembre, 30 a ottobre, 49 a novembre e 34 a dicembre. Il distretto di Dhaka è quello che ha registrato il numero più alto di suicidi con il 23,7%, seguito da Chittagong col 17,2% e dalla divisione di Rajshahi col 16,8%. Mentre la politica si interroga, i giovani delle città del Bangladesh pagano il prezzo più alto di una società che dimentica le nuove generazioni...
“Ragazzini corrono sui muri neri di città
Sanno tutto dell'amore che si prende e non si dà
Sanno vendere il silenzio e il male
La loro poca libertà”
Alessandro Graziadei
Nessun commento:
Posta un commento