sabato 5 ottobre 2024

L'eolico: una risorsa da saper gestire

Le energie rinnovabili sono il futuro e tra queste l'energia prodotta dall'eolico avrà un ruolo fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, sia a livello nazionale che globaleAlcuni progetti certo potrebbero essere meno grandiosi e meno impattanti, seguire procedure di realizzazione più chiare e più sostenibili, ma è evidente che l'ambiente e il paesaggio oggi vanno salvati non tanto dalle rinnovabili, quanto piuttosto dalla crisi climatica. È con queste premesse che nelle scorse settimane l'International Union for Conservation of Nature (IUCN) ed Ecowende hanno firmato un accordo di partenariato con l'obiettivo di fornire una consulenza per la salvaguardia della natura all’impresa che realizza i parchi eolici a Hollandse Kust West nel Mare del Nord. In base all'accordo, “L'IUCN istituirà un team consultivo scientifico indipendente per fornire indicazioni a Ecowende sull'implementazione delle migliori pratiche in termini di monitoraggio della biodiversità. Il team fornirà inoltre consulenza a Ecowende per rispettare i suoi impegni sulla mitigazione dell'impatto negativo del parco e, ove possibile, stimolare l'impatto positivo sull'ecologia del Mare del Nord”. Questo team sarà composto da scienziati ed esperti con esperienza in ecologia marina nella regione del Mare del Nord che si concentreranno su uccelli migratori, pipistrelli, popolazioni ittiche del Mare del Nord, mammiferi marini e specie marine presenti sui fondali marini (le comunità bentoniche).


Una scelta coraggiosa e lungimirante perché di fatto la transizione verso l'energia verde non dovrebbe mai avvenire a spese dell'ambiente e per IUCN “Esistono ancora lacune significative nella nostra comprensione globale degli effetti dell'offshore sugli ecosistemi marini, nell'efficacia di alcune misure di mitigazione e nel perseguimento di un impatto netto positivo nei progetti eolici offshore. L'istituzione di un team consultivo indipendente aiuterà nella valutazione più ampia dell'impatto ambientale dell'offshore sull'ecologia e faciliterà la diffusione della conoscenza”. Questo accordo punta a stabilire un nuovo punto di riferimento ecologico per lo sviluppo e la gestione di parchi eolici non solo nel Mare del Nord. L'obiettivo, infatti, è consentire la costruzione di futuri parchi eolici offshore che abbiano un impatto netto positivo sulla natura, cosa molto importante, visti i grandi progetti e la necessità un'accelerazione nello sviluppo soprattutto dell'offshore e per fare in modo che la natura e il clima ne traggano vantaggio sia sopra che sotto l'acqua. Per Hermione van Zutphen, responsabile del programma di ecologia di Ecowende, “L'ampia rete di membri dell'IUCN e la sua lunga esperienza nello sviluppo di politiche di conservazione della natura e di sviluppo sostenibile ci forniranno una fonte inestimabile di conoscenze e competenze per garantire che il nostro programma di ecologia colmi le lacune di conoscenza e contribuisca positivamente agli ecosistemi marini”.


Un esempio virtuoso di collaborazione tra realtà industriali ed ecologiste che potrebbe essere utile anche al Belpaese dove in luglio a Roma si è svolto iI Summit italiano sull’offshore, organizzato dall’Associazione nazionale energia del vento (Anev) alla presenza tra gli altri del Ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Il Summit è servito per chiedere al Governo e al Parlamento di intervenire subito per far nascere una solida filiera industriale nazionale dell'eolico offshore che ci consentirebbe di produrre in Italia le componenti necessarie alla realizzazione di impianti eolici offshore galleggianti e superare la dipendenza energetica da Paesi terzi. L’Italia, secondo alcuni studi dell’Aenv, confermati dal Global Wind Energy Council, è il terzo mercato a livello mondiale per potenziale di sviluppo dell’offshore galleggiante. Infatti, al 2040 il potenziale dell’offshore italiano è di 11 GW di potenza installata (10 GW è quello stimato da Terna). L’Italia ha già sviluppato una propria capacità industriale per quanto riguarda l'eolico a terra e potrebbe fare altrettanto con l’offshore, ma ad oggi, questa resta solo un'ipotesi. Secondo le stime del tink tank Ambrosetti l’offshore galleggiante in Italia può valere 27 mila nuovi posti di lavoro al 2050, ma di ad oggi lungo gli oltre 7mila km di coste nazionali c’è un solo impianto offshore galleggiante anche perché il nuovo Decreto Aree Idonee (dello scorso luglio) permette alle Regioni di limitare fortemente gli spazi dove poter veder sorgere le pale e manca ancora un Piano nazionale di gestione dello spazio marittimo, assenza che ha posto in infrazione europea l'Italia.


Senza abdicare a criteri di tutela del ambientale, conservazione e biodiversità secondo Simone Togni, presidente di AnevL’offshore è la tecnologia che ci permetterà di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, 40 e 50. Per fare ciò bisogna incoraggiare le aziende italiane che vorrebbero investire in questo settore definendo un quadro normativo e regolatorio chiaro. Inoltre è indispensabile oltre che urgente, la creazione di una filiera industriale nazionale solida, pronta a consentire le forniture necessarie alla realizzazione di impianti eolici off-shore in tempi rapidi”. L’Anev per questo continuerà a promuovere l’offshore affinché si riescano a raggiungere entro il 2040 gli 11 GW di potenza installata in modo efficiente e utile, senza dimenticare però che esistono anche alcuni interessanti progetti, decisamente meno impattanti, legati al “micro eolico”. Un esempio è la tecnologia sviluppata tra gli altri da ENLIL. Opportunamente collocata lungo le vie trafficate come autostrade, linee di metro e altre linee di trasporto urbano ed extraurbano, la turbina ad assetto verticale ENLIL ruota ogni qual volta un mezzo di trasporto vi passa accanto grazie al movimento dell'aria generato dalle vetture, alimentando così la produzione di energia pulita. Un po' come un moderno mulino a vento, questa micro turbina eolica (raramente supera i due metri di altezza) è in grado di catturare lo spostamento d'aria causato dall'avanzamento delle autovetture e produrre la rotazione dell'asse, trasformando poi il movimento in energia elettrica che può essere utilizzata direttamente o stoccata in batterie. Una soluzione che potrebbe ben coniugare paesaggio, ambiente e transizione energetica!


Alessandro Graziadei

 

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